L'erotismo nel western

L'erotismo nel western L'erotismo nel western Il mulo [culminile è comparso, e non poteva essere altrimenti, persino nei western, in film quali La ballata ili Cubie Hogiie di Sani Pcckinpah, a esempio, c in Rio Lobo eli Howard Hawks: in un « genere » cioè estraneo, almeno sino a ieri, all'erotismo e tutto volto all'avventura all'aria aperta, a dipingere le fasi più colorite e mitizzate della storia americana; l'elemento amoroso, nei racconti della frontiera, non era sempre o del tutto escluso ma in gran p:,r,c subordinato, e la donna, alle volte assente, non appariva mai protagonista. Predominavano gli uomini e, con gli uomini, i cavalli c la Colt. Il cavallo innalzò l'uomo del West a un piano supcriore, elevandone e allargandone la sfera d'influsso; e la scicolpi ne accrebbe la potenza in qualsiasi situazione. Il jrontiertnan, continuano gli storici, amava dire (era la sua massima) clic Dio aveva creato gli uomini grandi e piccoli, ma che il colonnello Colt li aveva resi tutti uguali. Sarebbe difficile trovare una più efficace unità di potenza di quella rappresentata da un cowboy su un buon cavallo con una rivoltella: l'uno può vincere lo spazio, l'altra il pericolo: « La scicolpi e il simbolo dell'azione rapida c pronta. Il cavallo e il suo impetuoso cavaliere formano rimi coppia inseparabile di grandissima popolarità ». Nel dilemma « donna o cavallo » ironicamente adombrato nel 1944 da Howard Hughes in II mio corpo ti riscalderà, il secondo aveva la meglio sulla prima: i due pionieri protagonisti, dovendo scegliere, preferivano l'animale alla prosperosa ragazza: il «seno » Jane Russell. E' opportuno insistere al riguardo, con Prcscott Webb, che il cavallo era ragione di vita; che il delitto maggiore consisteva nel rubarlo: appiedare il westcrner equivaleva a sottrarre la nave al marinaio o le ali agli uccelli; non esistevano circostanze attenuanti e la punizione era la morte. Il ladro di vacche veniva considerato di gran lunga meno malvagio; esse erano una semplice cosa, non un elemento essenziale; e così pure, in genere, la donna. Qualunque sia il gradino che occupa nella scala sociale, la donna nei film western è sempre degna d'amore o, almeno, di stima e di pietà, sottolinea il critico francese André Ba/.'m; la più spregiudicata « fillc de joie » può venire riabilitata dall'amore oppure dalla morte. Ma anche in questo il « genere » riafferma, in modo del tutto particolare, la « questione femminile ». la non parità giuridica ed effettiva dei sessi, la differenza tra l'uomo e la donna: soggetto il primo, l'Assoluto per dirla con Simone de Beauvoir; essere relativo, oggetto appunto la seconda. Negli ultimi anni il problc ma, ancora irrisolto — qua lora non si confonda l'cman cipazione con l'evoluzione — sembra che venga affrontato anche da alcuni western. E non certo soltanto con la comparsa in essi del nudo femminile. In un disegno pubblicitario per il lancio del Sole nella polvere ili Richard Balducci si vede un cowboy che cavalca stringendo tra le braccia una ragazza svestila. E' un altro segno dei tempi che non va visto moralisticamente, ma che non risolve il sesso quale problema e tanto meno la questione femminile. Gli spostati, che John Huston ha tratto da Arthur Miller, ripropone nel 1960 l'alternativa «donna o cavallo»; ma è la prima clic questa volta vince, senza possibilità di equivoco: il tempo delle frontiere e ormai lontano, e l'automobile c apparsa nelle praterie, come nel liliale della Ballata di Cubie llogia: La donna risulta comunque, nei film western, sempre meno passiva decorativa, essere inferiore. Fare di una donna la protagonista è possibile oggi in un western; i registi non debbono sempre ricorrere ad cs|x' dienti spesso grotteschi per di mostrare che le loro eroine possiedono le necessarie doti intellettive. In Ballata la llildy di Pcckinpah è ben diversa dalla « mondana dal cuore d'oro » così eira al vecchio JostnugecoPcnabisi pemblneginsprisiNggmraciingillamtoilgacilnvstloncscgldbcpgcsidtftarudcèai John Ford e agli altri specialisti del « genere ». Qualcosa di nuovo sembra dunque emergere da questi film e dal Piccolo grande uomo di Arthur Pcnn. In essi vengono condannati i genocidi perpetrati dai bianchi ai danni degli indiani, si cerca ili smitizzare, di ripercorrere la storia fuori delle manipolazioni, di calare il problema delle vecchie frontiere nel contesto vero, quello delle guerre coloniali; di prendere in considerazione anche la prospettiva del pellerossa. Eppure il punto di vista rimane sempre quello dei « visi pallidi », anche se Pcnn c Nelson e altri registi respingono la tesi secondo la quale gli indiani sono sempre e comunque ipocriti e falsi, miserabili selvaggi, serpenti rossicci, la razza peggiore del inondo. Bianchi cresciuti tra gli aborigeni d'America sono il « piccolo grande uomo » e la Ketty di Nelson. Analogamente a Thoreau essi si sentono pieni di gratitudine per il « popolo degli uomini », per gli indigeni; riconoscono di aver appreso molto vivendo con essi. Ma al tempo stesso il genocidio, la soluzione definitiva della questione indiana, viene attribuita più a responsabilità individuali che collettive: il Custcr di Pcnn e il colonnello Ivcrson di Nelson sono inoltre presentati come casi clinici, patologici. I soldati massacrano donne c bambini, incendiano e distruggono villaggi con l'accompagnamento della musica; ma essi sembrano dire: «Non siamo colpevoli; ubbidiamo agli ordini dei capi ». Perni, Nelson e Pcckinpah cercano dunque, in modi e proporzioni diversi, di distinguere la verità dalla leggenda c dal mito; accolgono, sia pure soltanto oggi, le parole di Orso in Piedi: che nella cultura indiana vi furono clementi positivi, una vita capace di influire in senso benefico su altre collettività: «Negando agli aborigeni d'America i loro diritti e l'eredità ancestrale, gli uomini bianchi non fanno che derubine se stessi ». Ma il processo storico, nei loro film, non è dialettico, o per lo meno non abbastanza. Qualcosa è stato fatto dopo L'amante indiami, con il quale nel 1950 Delmer Daves operava, sia pure tra tanti limiti, una rottura con il western tradizionale, spezzando una freccia a favore dei pellirosse. Ma ancor oggi rimane molto da approfondire per un autentico, articolalo film sulle frontiere. Guido Aristarco

Luoghi citati: America, Rio