Il "giro d'Italia" di Gerry Mulligan

Il "giro d'Italia" di Gerry Mulligan Il sassofonista a Genova e Torino Il "giro d'Italia" di Gerry Mulligan (Nostro servizio particolare) Genova, 22 luglio. Venuta a mancare Ella Fitzgerald, che a Pescara quattro giorni fa, nella prima tappa della tournée europea aveva cantato come da anni non le accadeva, il secondo Festival internazionale del jazz si è concluso ieri sera. Lo ha chiuso acclamatissimo il sassofonista Gerry Mulligan che questa sera ha suonato a Torino. Nella tournée lo accompagna il trio formato dal pianista Hampton Hawes, dal contrabbassista Henry Franklin e dal batterista Mike Carvin. Lo stesso trio al qv. .e era stato dato l'incarico di aprire il programma, presentato secondo il solito, da Lea Landi. Forse per reazione alle voghe imperversanti, dopo di essere stato uno dei protagonisti di quella più in voga vent'anni fa, il « jazz californiano», Mulligan (con barba e capelli alla nazarena) ha tratto dal suo sassofono baritono frasi brevi e semplici, indirizzate a cogliere l'essenza della musica o protese al dialogo con gli altri strumenti. Il suono cosi, pur mai mancando di swing, si scioglieva nell'aria con la tranquillità necessaria a gustarne ogni componente, consentendone le contrapposizioni e le giustapposizioni. Gli spunti erano quelli, intramontabili, del blues o delle ballads antiche e modernissime, ed è il loro impiego sorretto da una tecnica e da una ispirazione rare a trovarsi, a fare di Mulligan un artista completo. Il pianista Hampton Hawes, ricomparso sulla scena internazionale dopo anni di silenzio, è apparso stilisticamente quello di sempre. Ma il segno delle molteplici esperienze trascorse si riflette nel suo modo di porgere la musica. Solo con il contrabbassista e il batterista, tende all'analisi d'ogni brano per metterne in luce gli aspetti più nascosti e drammatici. Dialogando con Mulligan Hawes invece non rifugge dalle inserzioni ricche di umori e svolge persino compiti contrappuntistici ai quali in un secondo tempo obbliga Mulligan stesso. Ammirato da tanta versatilità, il pubblico l'ha applaudito secondo i suoi meriti. Tutt'altro discorso e ricevendo ben diverse accoglienze, hanno tenuto il quintetto Hutcherson-Land e il quartetto di Giorgio Buratti. Il primo complesso ha eseguito un repertorio inquadrabile nella «tranvest music», anche se d'impronta jazzisti¬ ca e con una prolissità nociva alla tensione di cui abbisognava. Il contrabbassista e compositore Giorgio Buratti, ha tentato con parecchi anni di ritardo (per esempio su George Russell) e in forma inutilmente aggressiva il connubio tra il jazz e la musica elettronica e concreta registrate su nastro. All'impegno degli esecutori non ha corrisposto il risultato, provocando le disapprovazioni degli spettatori. a. bai.

Luoghi citati: Genova, Italia, Pescara, Torino