Quando un omicida maniaco ritorna in mezzo alla società di Luciano Curino

Quando un omicida maniaco ritorna in mezzo alla società Quando un omicida maniaco ritorna in mezzo alla società La cronaca del marzo '64 fu impressionante per i delitti del « mostro di Ghisalba »: Giuseppe Belloli, un ragazzo di 16 anni con tor bicli istinti, che aveva stran golato due bambini. Non era un mostro, ma un pazzo. Il suo posto era al manicomio. Prima di quei due delitti, la madre — che lo conosce- va bene e lo vedeva sempre attorno ai bimbetti ed era spaventata — lo aveva fatto visitare sperando che glielo ricoverassero. Fu visitato, non venne ricoverato e strangolò i due bimbi. Soltanto allora fu mandato in un manicomio criminale. Ne è uscito l'anno scorso. Sabato ha strangolato un altro bambino. « Gli ho stretto il collo e mi sono sentito libero », ha detto. Ritorna al manicomio, dal quale forse non uscirà più. Episodi simili si ripetono troppo spes so e sconvolgono. Quando si leggono notizie come questa: « Pazzo dimesso dall'ospedale psichiatrico uccide... », ci si chiede perché lo sventurato è stato dimesso. Oggi ci si chiede perché Giuseppe Belloli non è rimasto al manicomio criminale, ma da qualche mese era libero di insidiare bambini, di uccidere. Lo domandiamo a uri giurista e a uno psi chiatra. Risponde il prof. Giovanni Conso. docente di procedura penale all'Università di Torino: « Quando la persona i non importa se minorenne o maggiorenne — che ha commesso un fatto di particolare gravità risulta aver agito in stato di totule infermità di mente, il giudice ne deve disporre il ricovero in un manicomio per un periodo che non può essere inferiore a cinque unni. Una volta trascorso questo termine, il giudice di sorveglianza sottopone il ricoverato a un riesame della pericolosità. Se l'individuo appare ancora socialmente pericoloso, il ricovero in manicomio viene prorogalo. In caso contrario lo si rimette in libertà. Evidentemente, il Belloli deve essere stato sottoposto alla misura del ricovero per cinque anni e poi liberato, perché ritenuto non più pericoloso ». Il prof. Angelo Lusso, direttore del servizio psicomsdico della provincia di Torino, dice: « E' sempre difficile dire se un malato dì j mente, dopo qualche mese 1 0 dopo qualche anno di ri- j coyero. è ancora malato o è guarito. Parecchi di loro nel luogo di cura subiscono un adattamento, si abituano a vivere in un certo tipo di società, sono tranquilli, lavorano e bene anche, non appaiono più pericolosi. Si ritiene che siano guariti. Il guaio è che talvolta si tratta di pseudoguarigione. Fuori dall'ospedale, il "guarito'' subisce un trauma: e come soffiare su un castello di carte. Ed è facilmente preda di crisi, assalito da "raptus" ». Dice ancora il prof. Lusso: « L'individuo che si è adattato là. all'ospedale, mandato fuori — o per prova o per giudizio errato — deve essere affidato a qualcuno. Sorvegliato. Non basta la sorveglianza dei familiari, che poco o nulla sanno di psichiatria e il cui giudizio è troppo appassionato. Deve, invece, essere affidato a persona esperta, specializzata, che ne sorvegli l'adattumen lo nell'ambiente esterno e giudichi se veramente è guarito ». Di Giuseppe Belloli, il professor Lusso dice: « So dì lui soltanto quanto ho appreso dal giornale. Mi seni- bra che non ci siano dubbi: il giovane è pazzo. Proba burnente, al manicomio cri minale è rimasto sempre tranquillo e ha dato l'im pressione, più che l'impres sione, di essere guarito. Nel l'ambiente esterno, libero ed esposto, è esplosa lu sua ag gressivltà. Ed è l'aggressione di un adulto a un bambino: ' un'aggressività che va oltre i limiti ed entra nel terreno della pazzia. E ha origini; in una perversione morbosa, in una vera pedofilìa, che già denuncia una tara mentale ». Le cose stanno cosi, dunque. Apparentemente, tutto sembra regolare. Ma la realtà è brutale. C'è un terzo bambino ucciso. Luciano Curino

Persone citate: Belloli, Di Giuseppe Belloli, Giovanni Conso, Giuseppe Belloli

Luoghi citati: Ghisalba, Torino