Nixon affronta ora i problemi Vietnam, Formosa, seggio Onu

Nixon affronta ora i problemi Vietnam, Formosa, seggio Onu Entro Panno la missione a Pechino Nixon affronta ora i problemi Vietnam, Formosa, seggio Onu Sui punti essenziali, già discussi da Kissinger e Cìu En-lai nell'incontro segreto, resterebbero grandi divergenze - Negli S.U. affiorano alcuni dissensi - Preoccupazione per gli alleati asiatici, la 7" Flotta dovrà lasciare Taiwan? - Il Presidente inizia oggi una serie di colloqui con i membri del Congresso, il Segretario di Stato riceve gli ambasciatori stranieri, previsti contatti con gli amici europei (Dal nostro corrispondente) New York, 17 luglio. La Casa Bianca conferma che Nixon andrà a Pechino o alla fine di quest'anno o all'inizio del prossimo, e lascia intendere che successivamente Ciu En-lai visiterà Washington, forse dopo le elezioni presidenziali. « La data del nostro viaggio — ha dichiarato un funzionario — verrà precisata a settembre ». Il motivo è duplice: occorrono alcune settimane per i « preparativi tecnici », e Nixon attende l'esito del dibattito sull'ingresso della Cina all'Oliti, all'assemblea generale, dopo le vacanze estive. Nelle sue venti ore di colloquio a Pechino, Kissinger non ha invitato formalmente Ciu En-lai negli Stati Uniti: Nixon desidera farlo di persona nel suo incontro, quando avrà visto anche Mao Tse-tung. A San Clemente, in California, il Presidente, Kissinger, il segretario di Stato Rogers, il ministro della difesa, Laird, e altri membri del Gabinetto proseguono le consultazioni in vista del viaggio, definito dalla stessa Casa Bianca « il più importante della seconda metà del secolo ». Domani, ritorneranno a Washington. Nixon e Kissinger hanno in programma una serie di incontri coi leaders del Congresso; tra i repubblicani sta sorgendo qualche dubbio, e si dice che il vicepresidente Agnew, ostile alla Cina, non si presenterà più alle elezioni. Rogers, che ha annullato una visita a Londra lunedì, riceverà gli ambasciatori stranieri. Si prevedono anche nelle prossime settimane colloqui con capi di Stato, di governo e ministri, soprattutto dei Paesi che hanno relazioni diplomatiche con la Cina, o più esposti alla sua influenza per ragioni geopolitiche. Retroscena Come nota stamane il New York Times, il mondo è a una svolta decisiva. Con'immensa cura, la Casa Bianca altera la sua strategia. « Passiamo dal concetto di contenimento della Cina a quello di collaborazione » — scrive la Washington Post — dal concetto degli affari internazionali come prerogativa dei pochi a quello di responsabilità comune » La prima visita di un presidente americano oltre la « cortina di bambù » è foriera di un ordine nuovo. L'Asia dovrebbe assumere una a e e i e , l . : fisionomia diversa, la potenza dell'Urss e degli Stati Uniti ridursi, sebbene, come ha osservato lo stesso Kissinger « nessun singolo evento possa avere effetti miracolosi ». L'ex professore di Harvard, eminenza grigia della Casa Bianca, eroe, a 48 anni, di questa specie di New Deal, sta gettando acqua sul fuoco dei facili entusiasmi. Egli ammonisce che il cammino sarà lungo e diffìcile, e andrà percorso con cautela. E' lecito ricostruire a questo punto i retroscena. L'antefatto sta alla fine della rivoluzione culturale in Cina, con l'affermazione di Ciu Enlai quale « moderatore » nazionale, e nella concomitanza di idee negli Stati Uniti dei tre responsabili della politica estera, Nixon, Kissinger, Rogers. Documenti pubblicati dal Dipartimento di Stato nel '69, e studiati dal professor Alien Whiting, dimostrano che Mao Tse-tung e Ciu En-lai pensavano già a una collaborazione con l'America nel 1945, nei limiti naturalmente della competizione tra comunismo e -capitalismo. Secondo l'ambasciatore Charles Bohlen, Ciu En-lai ha inoltre sempre nutrito una simpatia persona le per gli americani, e una profonda diffidenza per i so vietici. Bohlen ricorda un banchetto al Cremlino, nel '54: Ciu En-lai continuava a brindare in inglese, Kruscev sbottò: « Quando imparerete il russo? ». e il pre mier rispose: « Quando voi imparerete il cinese ». La « troika » Nixon, Rissinoci1 e Rogers — cosi la chiamano scherzosamente a Washington — guardava alla Cina prima ancora del suo avvento al potere. Nixon perché riteneva impossibile, la pace senza una sua par tecipazione, Kissinger perché convinto che l'equilibrio mondiale sia dinamico e non sta tico, Rogers perché fiducio so che avrebbe facilitato una soluzione nel Vietnam; e tutti e tre perché consapevoli della sua frattura con l'Urss Un articolo di Foreign Affairs del '67 e alcuni discorsi della campagna presidenziale del '68 testimoniano questo desiderio di « apertura » Pechino. Così i primi mesi del nuovo governo: nel gennaio del '69, Kissinger inco minciò a sondare i Paesi co munisti europei sui cinesi, il luglio successivo furono abolite le restrizioni sui viaggi e sugli acquisti in Cina dei turisti americani, Rogers tenne un discorso « possibilista » prima di recarsi a Formosa, e ad agosto Nixon, con un'altra decisione storica, visitò la Romania, l'amica di Pechino. Il 1970 portò i primi, incerti segni del disgelo. A gennaio vennero ripresi i colloqui di Varsavia tra l'ambasciatore cinese e americano, interrotti da due anni. Dopo la crisi cambogiana, che minacciò tutti questi sforzi, ci fu il primo intervento personale di Ceausescu presso Mao Tse-tung e Ciu En-lai. Anche i francesi, che stavano interessandosi all'allacciamento delle relazioni diplomatiche tra la Cina e l'Italia, e i canadesi, prossimi agli scambi di ambasciatori, caldeggiarono una distensione. A dicembre, Mao Tse-tung, in un'intervista allo scrittore Charles Snow, disse che Nixon sarebbe stato benvenuto in Cina. Il febbraio di quest'anno, nel messaggio sullo stato del mondo, la Casa Bianca usava per la prima volta il termine « Repubblica Popolare Cinese » e rinunciava ad opporsi al suo ingresso all'Onu. Insieme col « disimpegno » nel Vietnam, sempre più rapido e palese, ciò convinceva la Cina dei propositi degli Usa. La Casa Bianca ha rivelato che la possibilità dell'in¬ vcpllNdtqcqcnmlsdpvpT vio d'un diplomatico a Pechino si concretò ad aprile: proprio durante la visita della squadra di ping pong, all'inizio dell'tt era del sorriso », Nixon espresse il desiderio di andarvi. Che era accaduto? A quanto s'è ricostruito, questo: Ceausescu, dopo alcuni mesi di lavorio dietro le quinte, il Quai d'Orsay (secondo la Washington Post, nella persona di Henri Froment Meurice, direttore per le questioni asiatiche, lo stesso che si fece latore alla fine di giugno delle proposte di pace di Hanoi) e Ottawa avevano ottenuto un responso positivo alle loro pressioni. Il gran momento era giunto. Tra aprile e giugno, la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato si tennero in comunicazione costante con Pechino tramite le ambasciate del Canada, della Francia e della Romania. A giugno si decise tutto. Due giorni Dal primo al 9, Ceausescu si trattenne in Cina. Il 10, Nixon annunciò la fine del blocco dei commerci, durato 21 anni. Una settimana dopo venne a Washington il ministro degli Esteri canadese Mitchell Sharp. Alla fine di giugno, come ho detto, giunse anche Meurice, in segreto. Per ammissione della Casa Bianca, a quel punto l'incontro di Kissinger con Ciu Enlai era ormai certo. L'espe diente migliore, per mantenere il rigido riserbo, fu di inserirlo nella tournée asiatica già programmata. « Kìssìtz ger parti » ha dichiarato un alto funzionario « con un voluminoso libro di appunti, compilato in parte direttamente dal presidente Nixon». E ha aggiunto: «Quando non si è in contatto con un paese per 25 anni, tecnica¬ mente è molto difficile accertare i reciproci umori, con chi parlare, come... Fortunatamente, da indicazioni generali di buona volontà siamo riusciti a passare a proposte concrete ». La romanzesca « incursione » a Pechino avvenne col suo aereo militare da Islamabad, in Pakistan, dopo l'annuncio di un « malessere ». L'apparecchio atterrò alle 12 del giorno 9 nella capitale cinese e ne riparti 49 ore più tardi. Kissinger parlò con Ciu En-lai prima nell'ufficio del Premier, poi al Palazzo del Popolo, dove vengono intrattenute di solito le delegazioni straniere. Ciu En-lai era accompagnato da quattro aiutanti, Kissinger da tre. Il consigliere politico di Nixon, che ama scherzare sulle sue origini ebree tedesche, ha confidato che il suo ospite parlava un po' cinese e un po' inglese « e io solo inglese, scegliendo i verbi con cura». Kissinger fu impressionato dalla schiettezza e dalla volontà di discutere degli interlocutori, e rientrò negli Stati Uniti convinto dell'utilità di un « vertice » per i due paesi e il mondo intero. Il New York Times lo ha chiamato oggi « l'inscrutabile occidentale» per la sua impresa. Su che si sono accentrati i colloqui Ciu En-lai - Kissinger, e che ripercussioni avranno? Conviene esaminare i vari argomenti. Rapporti bilaterali CinaUsa: la Casa Bianca « non prevede ristabilimento delle relazioni diplomatiche prima della visita del presidente Nixon » ha detto un funzionario, ma questo è, chiaraEnnio Caretto (Continua a pagina 2 in settima colonna) HiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiMniiMmiiiiiHiiiiiiiiiiiiiniiii