Il magistrato domattina interrogherà Diego Vandelli nel carcere di Savona

Il magistrato domattina interrogherà Diego Vandelli nel carcere di Savona Chiesto il trasferimento da Roma dello "svizzero Il magistrato domattina interrogherà Diego Vandelli nel carcere di Savona Il giudice istruttore vuole tenere isolato il capo della banda che rapì Gadolla dagli altri complici - Spera così di ottenere importanti rivelazioni sull'attività del « gruppo » genovese (Dal nostro corrispondente) Genova, 15 luglio. S«ibato mattina il giudice istruttore Francesco Paolo Castellano interrogherà Diego Vandelli nelle carceri di Savona. Il magistrato genovese che si è sempre occupato del caso Gadolla-Rossi ha chiesto, infatti, alla Procura della Repubblica di Roma dove lo « svizzero » è stato arrestato ieri, una « traduzione straordinaria » ed ha già disposto che il « capo ». della banda che rapi Gadolla venga rinchiuso nelle carceri savonesi e non tradotto a Marassi dove si trova Renato Rinaldi e dove esiste una «radio-carcere» efficientissima. Il magistrato genovese vuo-1 tle interrogare il cervello del- rla banda su molti argomenti nche vanno dal rapimento di «Sergio Gadolla agli attentati | rportati a termine dal « grup po ». agli inserimenti sul primo canale tv, all'attività di disturbo a pubbliche manifestazioni, fino alle rapine. A Giuseppe Battaglia è stata già contestata la partecipazione alla rapina dell'I 1 marzo scorso alla « Cassa di risparmio di Genova e Imperia » di Cornigliano e di essere il basista della rapina all'Jacp culminata nell'uccisione del fattorino Alessandro Floris da parte di Mario Rossi. Il giudice istruttore stdtccst tenderà ad accertare se altre I rapine o reati del genere sono state portate a termine dal «gruppo» creato a Ponte Car rega I una zona della Val Bi- sagno) da Rossi, Rinaldi e c. Diego Vandelli, ormai è noto, si era legato al « gruppo » di idee rivoluzionarie soltanto per far soldi: questo è confermato dal fatto che è riuscito a frullare pure i suoi compagni al momento dellaIspartizione del denaro: ha detto di aver gettato in un tombino cento milioni e quando, dei rimanenti cento, sono state fatte le divisioni si è tenuto più degli altri «perché — disse — ho rischiato di più». Quindi, lui badava soltanto ai soldi e la fede politica dei compagni gli ser-viva soltanto come copertura. Ora, una volta preso, potrebbe raccontare tutto. Da Vandelli ci si può aspettare di tutto. La sua personalità è, a dir poco, sconcertante. Si può anche rilevare da alcune lettere che lo « svizzero » ha scritto alla signora Rosa Gadolla circa un mese dopo il rilascio di Sergio. All'inizio di una delle lettere, Vandelli dice: « Mi chiamo svizzero, [a questo nome però va inteso come mercenario. Alcuni rubano ed uccidono in nome del popolo, della Patria e di Dio. ed allora si sentono superiori, io no ». Più avanti il giovane scrive: « Ho con- trailo con lei un grosso rie- bito morale che mi pesa. L'ìio obbligata ad una partita a poker con la vita di suo tiglio come posta. Ma non solo, mi sono anche tenuto tut-ti gli assi, lucendoli pure vedere. E non ne sono fiero. Quegli assi mi avrebbero da- partita vinta per quanto male giocarli ». comunque lo potessi e J-i. « OOnO Un bandito » Lo « svizzero », in un'altra lettera, racconta a Rosa Ga- dolla come avvenne la vicen-da vista dal suo angolo, cioè dalla parte dei rapitori. Quan- do parla degli appuntamenti mancati ( furono due ) per ilpagamento del riscatto dice: « Se la vicenda l'avesse ideata un regista si sarebbe squalificato: inserire anche un'alluvione! Grottesco a tal punto che considerai persa la partila ». « Si. Sono un bandito — conclude la lettera lo « svizzero » — e non posso e non voglio ergermi a giudice. Inevitabilmente cado nel De Amicis, ed è assurdo perché sono un criminale ». Diego Vandelli da giovanissimo aveva ucciso un barista. Si era poi occupato come propagandista di una casa editrice e quindi di una società tedesca di utensili: fa- ceva frequenti viaggi a Co- Ionia. Aveva pochi amici. Vi veva con una donna, Milena Visini, sorella di suo cognato, divisa dal marito. Nella prima quindicina di novembre, cioè poco dopo il rapimento di Sergio Gadolla, si trasferirono a Roma. Proprio da Roma, infatti, arrivò 1 all'avvocato Pendini di Geno- ' va' una comunicazione dai proprio corrispondente romano avv. De Martino, per assumere la difesa dello « svizzero ». Guerrìglia in città La polizia savonese, comunque, non conosceva Diego Vandelli. Quando Renato Rinaldi ha fatto il suo nome, tutti sono caduti dalle nu vole: presso gli uffici della i questura e presso lo scheda- rio della squadra politica, di lui non esisteva traccia. Ma allora quando la sua vita ha avuto una svolta? Probabilmente quando, forse per caso, ha incontrato Renato Rinaldi con il quale era stato i in carcere assieme a Ferrara I \ \ nel primo dopoguerra (proprio per l'omicidio del barista). Forse Vandelli ha saputo da Rinaldi dell'esistenza del « gruppuscolo » che voleva organizzare la guerriglia in città, ed ha deciso di servir I sene. La sua intelligenza sti i periore a quella degli altri I gli ha reso il compito facile, ' A poco a poco, ha insinuato nella mente di Rossi, Rinaldi j e. c- ndea cne p,er fare lf evoluzione ci vogliono i so 1dl' Poi raggiunto-questo obiet . tlvo' ha proposto come pro ; S™!81Ì.ffL?FSIBJ*Sl (~1 ; Rossi) furono le rapine ma Vandelli non le voleva. Prospettò il rapimento: non tutti erano d'accordo. La proposta fu messa ai voti e approvata. La sera del 5 ottobre tre uomini mascherati erano davanti a casa Gadolla con passamontagna e ma- nette' m. b.

Luoghi citati: Ferrara, Genova, Imperia, Roma, Savona