Improvvisa Nella notte operazione contro la 31 arrestati in tutta mafia Italia

Improvvisa Nella notte operazione contro la 31 arrestati in tutta mafia Italia Polizia e carabinieri hanno agito in poche ore nel Paese Improvvisa Nella notte operazione contro la 31 arrestati in tutta mafia Italia L'operazione è stata diretta dal capoluogo siciliano - 15 arresti a Palermo, 9 a Milano, 3 a Roma; gli altri a Livorno, Catania e Agrigento - I mafiosi caricati su treni per Palermo: saranno rinchiusi alPUcciardone (Dal nostro corrispondente) Palermo, 14 luglio. Trentun presunti mafiosi sono stati arrestali nel corso della notte, in varie regioni della penisola, nel corso di una vasta operazione condotta d'intesa tra polizia c carabinieri. Molti dei mafiosi erano in soggiorno obbligato, altri erano in libertà; essi vengono accusati di associazione per delinquere: nei loro confronti la procura della Repubblica di Palermo ha emesso gli ordini di cattura che ne hanno permesso l'arresto. I sospetti maliosi sono in viaggio verso Palermo, ammanettati e sotto scorta armata di carabinieri e polizia. L'azione, che s'inquadra nell'opera repressiva e preventiva dell'attività mafiosa, ha visto impegnati centinaia di funzionari, ufficiali e agenti di pubblica sicurezza e di ufficiali e militari dell'arma dei carabinieri. « Il recente e particolarmente grave episodio criminoso di cui è stato oggetto il commerciante Vincenzo Guercio — dice un comunicato della questura — lui condotto gli organi investigativi a trovare piena conferma della vitalità e dell'attualità di una vasta organizzazione delinquenziale a sfondo mafioso operante a Palermo ed in altre province d'Italia. E' stata tratta la convinzione che il delitto stesso, attuato con spregiudicata tracotanza, è simile, per modalità di esecuzione, ad altri gravissimi delitti recentemente verificatisi nel capoluogo siciliano; presenta la sintomatologia e le caratteristiche di un unico contesto operativo, cui si può fare risalire lo stato di disagio e di allarme da qualche tempo avvertito dall'opinione pubblica palermitana ». « Con tale convincimento — prosegue la nota — e utilizzando gli elementi raccolti durante molti mesi di paziente e meticoloso lavoro d'indagine, gli organi inquirenti, durante la notte scorsa, hanno attuato un'azione concordala, svolta contemporaneamente in vari punti del territorio nazionale, per assicurare e consegnare alla giustizia gli associati per delinquere». La nota concludendo precisa che « l'operazione è in fuse di sviluppo ». Gli arrestati dovrebbero giungere domani a Palermo. Verso le dieci del mattino in treno da Milano arriverebbe il (( contingente » dei catturati nel capoluogo lombardo; torse i « romani » saranno a Palermo ancora prima. Il direttore del carcere dell'Ucciardone, Puliatti, ha già predisposto i servizi interni per accogliere gli arrestati che verranno molto probabilmente rinchiusi in celle di sicurezza e tenuti separali tra loro e dagli altri reclusi. Questi sono i nomi dei fermati: Pietro e Girolamo Teresi, Giusto Picone (assolto dalla corte d'assise di Catanzaro per insufficienza di prove), Andrea Vitale di Castellammare del Golfo, Filippo Giacalone, Nicolò D'Anna di Cinisi, Benedetto Citarda (recentemente assolto nel processo che lo ha visto imputalo per uno scheletro trovato nel pozzo di un suo terreno), Natale Di Maio, Giuseppe Burgio, Salvatore Gambino, Giuseppe Li Volsi, Diego Marino, Giuseppe Calderone di Catania, Filippo Pecione e Tommaso Natale. Sembra, inoltre, che l'operazione di rastrellamento debba estendersi ad altre province siciliane e probabilmente ad altre città del resto | d'Italia. Il rastrellamento è' stato oggi compiuto, oltre che a Palermo, Roma, Milano e Napoli, anche a Livorno, Catania e Sciacca (presso Agrigento). Uno dei nomi di maggior spicco tra quelli finora resi noti è quello di Natale Rimi di Alcamo (Trapani) membro di una famiglia assai « in vista ». Ragioniere, 30 anni, sposato e con figli, Natale Rimi, lino a tre anni fa, era funzionario del municipio di Alcamo; aveva quindi ottenuto il trasferimento presso la Regione Sicilia e successivamente, nel marzo scorso, presso quella del Lazio andando a lavorare a Roma. Ad Alcamo è sempre stato considerato il « buono » della famiglia, al contrario del padre Vincenzo e del fratello Filippo, che il 18 marzo 1968 iurono condannati all'ergastolo dai giudici della corte d'assise di appello di Perugia nel processo per il duplice omicidio di Salvatore Lupo Leale e di Giovanni Giangreco. Padre e figlio, quattro anni prima, il 22 novembre 1964, furono condannati a cinque anni di reclusione per associazione per delinquere, stavolta dalla corte di assise di Catanzaro. Dei Rimi s'è tornato a parlare durante le indagini sul duplice delitto di via dei Cipressi quando a Roma, in CdinsisoFncecendchlapfigi« inrovtusiqpnraclaszdrflaClafcgBsmdcistfi Cassazione, i due magistrati di Genova che conducono la inchiesta giudiziaria, il consigliere istruttore Lucio Grisolia e il procuratore capo Francesco Coco, consultaro- tdicrlno lungamente gli atti prò- I lcessuali che riguardano Vin- I bcenzo e Filippo Rimi, dete- | cnuti nelle carceri giudiziarie di Messina. I Rimi non sono gli unici chiamati in causa. Si riparla con insistenza (e preoccupazione) dei più celebri mafiosi siciliani: Luciano Liggio, soprattutto, con il suo « clan » di seguaci che sono introvabili come lui, Calogero Bagarella, Bernardo Provenzano e Salvatore Riina, tutti di Corleone. Di essi ci si è nuovamente occupati in questi giorni in seguito alla proposta di invio al soggiorno obbligato che la questura di Palermo ha inoltrato a carico di Antonietta Bagarella, l'insegnante ventisettenne, sorella di Calogero e fidanzata di Salvatore Riina. E sullo scottante terreno delle indagini in corso sono riemepsi con furia i nomi dei fratelli e cugini Greco e della borgata palermitana di Ciaculli, tre dei quali sono latitanti da lunghi anni. Una famiglia, questa dei Greco, che ha dominato alcune borgate palermitane. I Greco, con Angelo La Barbera (e il fratello di questi Salvatore, scomparso e mai più ritrovato alla fine del 1962), Luciano Liggio, Michele Cavatajo (assassinato il 10 dicembre 1969 nella strage di viale Lazio) e un'altra folta schiera di capi mafiosi sono stati i più violen- tzmzr ti e pericolosi protagonisti dell'escalation della mafia tra il 1955 e il 1965, dieci anni con centinaia di omicidi, spa- ratorie, stragi, vessazioni sul- lo sfondo del « boom » edi- lizio di Palermo, del contrab bando di tabacco e stupefa centi, delle connivenze poli- tiche. Antonio Ravidà