Carri di pesche distrutti dai coltivatori in Emilia
Carri di pesche distrutti dai coltivatori in Emilia Centomila quintali finiranno nell'immondizia Carri di pesche distrutti dai coltivatori in Emilia La produzione, come l'anno scorso, è eccessiva: 600 mila quintali La qualità non è eccellente - Come vengono risarciti i frutticoitori (Nostro servizio particolare) Ferrara, 10 luglio. Anche se dopo una decina neppure di giorni commercialmente felici le pesche sono cadute in « crisi leggera » e vengono in parte portate alla distruzione, non è che la situazione nel Ferrarese stia presentando aspetti di gravità improvvisa. Che dovesse essere ripresa puntualmente la distruzione delle pesche era nelle generali previsioni. La produzione, più o meno, sarà quella dello scorso anno: nell'arco della stagione il raccolto dovrebbe risultare di circa 600 mila quintali, e di questi, come avvenne appunto nel 1970, 100 mila quintali finiranno sicuramente con l'essere tolti dalla circolazione, secondo le norme comunitarie. Se mai, si può nutrire il dubbio che il tetto dei 100 mila quintali possa essere superato, in quanto la lunga siccità non ha permesso ai frutti di raggiungere una buona pezzatura, per poter essere avviati sul mercato internazionale in forma massiccia. I tecnici del settore, comunque, stanno gettando acqua sul fuoco in questo particolare momento di disagio e di polemiche, che regolarmente scaturiscono dall'opinione pubblica quando i giornali riportano notizie, documentate da fotografie, sulla distruzione della frutta. Per la verità, insieme con i tecnici, gli stessi frutticoitori non imprecano al mo¬ mento di difficoltà. Si deve tener conto, infatti, che essi vengono indennizzati con prezzi che vanno dalle 27 alle 71 lire, un prezzo che compensa senz'altro il costo di produzione. Va aggiunto che per la dichiarazione di « crisi leggera » presso i centri di raccolta vengono accettate soltanto le pesche di seconda qualità e di piccola pezzatura, mentre vengono respinte quelle « grandinate », per le quali i frutticoitori vengono indennizzati sotto altre forme. Visto il cattivo inizio della stagione frutticola (fra l'altro, nel Ferrarese è in atto uno sciopero che interessa proprio il lavoro di raccolta dei prodotti giunti a maturazione), c'è da temere che la crisi diventerà seria per le pere precoci, anch'esse non troppo grosse di pezzatura per la siccità, ormai prossime a venir raccolte. Già nel 1970 avvenne un fatto simile per le pere, il che non è valso, tuttavia, a convincere i produttori a sradicare vasti impianti ormai non più produttivi per le varietà superate e non più commerciabili sulle piazze estere (il discorso vale specialmente per le Gujot, ma anche per le William precoci, non esistendo a Ferrara impiantì industriali per la trasformazione del prodotto). Tornando alle pesche, in questi primi cinque giorni di distruzione si può calcolare che siano stati convogliati ai centri circa 20 mila quintali di prodotto. I carichi vengono esaminati da una apposita Commissione ministeriale, classificati e poi scaricati su appositi campi, presi appositamente in affitto e quindi rullati. Una prassi ormai comune, alla quale non si è abituata soltanto la massaia ferrarese, che nei mercati trova ancora a prezzo piuttosto alto le pesche di prima qualità. m. g.
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