Gemelli fatti a macchina di Arrigo Levi

Gemelli fatti a macchina IL "BOOM,, BIOLOGICO DOPO LA CORSA SPAZIALE Gemelli fatti a macchina Sarà possibile, prima del 2000, tirare « milioni di copie di un uomo » o fondere due creature in una - Ma gli specialisti, da Bronowski a Cappellini e Siniscalco, sono contrari ad ogni intervento genetico nell'evoluzione della specie umana - Essi invitano alla cautela persino nei tentativi di eliminare le malattie ereditarie: è rischioso infrangere gli equilibri naturali , (Dal nostro inviato speciale) La .lolla (California), luglio. Si può migliorare il patrimonio genetico della specie umana? Si possono eliminare le malattie ereditarie? I progressi della biologia moderna hanno dato attualità a questi problemi, anche se di « eugenica » si parla da quasi cent'anni. Parola e concetto furono inventati da Sìr Francis Galton, antropologo e cugino di Darwin; secondo lui si doveva sovrapporre alla selezione naturale della specie umana quella artificiale, come era stato fatto per animali e piante. Il primo Stato che accolse fino in fondo questo messaggio fu la Germania di Hitler, e l'eugenica nazista giustificò l'eliminazione delle «razze inferiori », promosse futili sperimentazioni per purificare vieppiù i biondi ariani. Da quel disastro, l'eugenica non si è mai del tutto ripresa; ma la scienza offre oggi nuovi mezzi, sia per selezionare le qualità genetiche buone («eugenica positiva»), sia per riconoscere in tempo ed eliminare quelle cattive («eugenica negativa»). Le malattie genetiche più o meno gravi sono assai numerose, quantunque in genere assai rare; se ne sono già elencate circa 1800, e se ne scoprono ancora di nuove. E' dunque grande la tentazione per i biologi, armati della loro nuova scienza, d'intervenire nel processo genetico naturale al fine di correggerlo. Anche Jacob Bronowski, matematico inglese, biologo, scrittore e « senior fellow » dell'Istituto Salk di Biologia, ricevendomi nella sua bella casa di La Jolla, di fronte all'oceano, ammette che « nelle condizioni odierne, non c'è dubbio che l'eugenica negativa possa essere molto utile ». Tuttavia Bronowski, come molti altri scienziati, argomenta poderosamente contro chi propone larghi interventi per guidare lo sviluppo della specie. Ad un famoso dibattito della « Ciba Foundation », una decina d'anni fa, egli aveva già controbattuto le tesi eugenistiche proposte dagli americani Muller e Lederberg e da Sir Julian Huxley (fratello dell'autore di Brave New World, Aldous, e nipote di Thomas Huxley, amico e divulgatore di Darwin). Pretesa ingiusta « Dissi allora — mi spiega Bronowski — che trovavo assai poco attraente l'idea d'impedire in modo autoritario a certe persone di avere figli. Anzi, per essere sinceri, dissi proprio a Huxley che era ingiusto ch'egli volesse impedire ad altri di procreare, ora che, vecchio, non ne era più capace ». H. J. Muller proponeva che si facesse dell'eugenica « positiva» creando banche di seme maschile a cui avreb- bero dovuto contribuire i migliori esemplari della specie. I geni di questi paragoni di virtù umane, fisiche e morali, sarebbero stati disseminati fra la popolazione col metodo della fecondazione artificiale. Così sarebbero potuti nascere figli di Einstein o di Lenin magari cent'anni dopo la morte del genio donatore, visto che il seme surgelato si conserva senza limiti di tempo. La tesi di Huxley era che, senza questi interventi migliorativi, la specie umana sarebbe decaduta. In quegli anni, molti studi (poi dimostrati largamente erronei) sembravano provare che il patrimonio genetico fosse destinato a peggiorare, per un presunto fenomeno di «fertilità differenziale» a vantaggio dei gruppi sociali meno « intelligenti » e meno sani. Lederberg diceva: « L'attuale popolazione del mondo non è abbastanza intelligente da impedire a se stessa di saltare in aria, e bisogna fare qualcosa perché abbia in futuro qualche possibilità in più di evitare questo fato». « In realtà — mi dice Bronowski — non c'è alcuna prova d'una decadenza del patrimonio genetico della specie. Anzi, oggi possiamo provare che non c'è decaden- za. Il quoziente medio d'intelligenza è aumentato, cosi come sono aumentati il peso e la statura media degli uomini, mentre sarebbero dovuti diminuire, insieme con l'intelligenza, e per gli stessi motivi, se avesse avuto ragione Huxley ». Naturalmente i fattori principali di questo miglioramento non sono genetici, ma ambientali: maggior benessere, dieta migliore, un'educazione più diffusa. Comunque, è la prova che il fattore genetico non pesa molto. E poi, in base a quali criteri si dovrebbero scegliere certi tipi di uomini, e scartarne altri? Quello che oggi è ritenuto buono può non esserlo domani. «Le racconterò un apologo — continua Bronowski. — Due milioni di anni fa c'era una famiglia di scimpanzè da cui nacque uno scimpanzino con le gambe storte che correva più piano degli altri. I vecchi scimpanzè del branco, che credevano nell'eugenica, decisero di sopprimerlo. Per fortuna lo scimpanzino dalle gambe storte aveva anche un'altra stranezza, e cioè era più intelligente degli altri. Così si accorse del pericolo, scappò e riuscì a sopravvivere. Oggi, dopo due milioni di anni, i discendenti dei suoi fratelli corrono ancora nella foresta; i suoi discendenti vanno invece in automobile. Come possiamo sapere le qualità della specie che saranno utili domani? Gli animali troppo specializzati, dagli elefanti alle gazzelle, sono finiti in un vicolo cieco ». « Quanto sappiamo dell'evoluzione — mi aveva detto a New York Edward Tatum — ci insegna ch'essa è basata sull'adattabilità e plasticità genetica, perché consente di sopravvivere in ambienti che cambiano di continuo. Qualsiasi cosa si faccia che riduca la plasticità e diversità del materiale genetico, anche per fini positivi, sarebbe un fatto negativo ». Come un incubo La scienza fornisce dunque argomenti validi contro le fantasie eugeniche; ma fornisce anche potenzialmente, a chi coltiva questi sogni, strumenti nuovi che vanno ben oltre la « banca del seme » di Muller. Il premio Nobel James Watson ha avvertito di recente, con linguaggio apocalittico, del pericolo che, entro 20 o 50 anni, o forse entro cinque, divenga possibile produrre uomini « clonati », innestando il nucleo di una qualsiasi cellula somatica di un individuo al posto del nucleo di un uovo fecondato. In teoria sarebbe così possibile produrre un numero illimitato di « copie » perfette di un particolare uomo, giacché ciascuna dei miliardi di cellule che compongono il no¬ stro corpo Ita un nucleo recante l'intero nostro patrimonio genetico: attivato, esso produrrebbe un individuo completo, un nostro gemello in tutto identico (simili esperimenti sono già stati fatti negli anfibi, con successo). Si potrebbero così ottenere tanti Picasso, tanti Einstein; o magari tanti Hitler. Prove sui topi In alcuni laboratori si sperimenta poi la fusione non sessuale dì cellule germinali d'individui diversi. Si sono così prodotti «topi allofenici », e qualcuno sogna che in tal modo, attraverso una combinazione artificiale e non sessuata di esseri umani, si possano produrre persone eccezionali. « Il rischio — mi ha detto il genetista torinese Ruggero Ceppellini, che ho incontrato a Washington — è che, ibridando Einstein e Owens, salti fuori un uomo con le gambe di Einstein e il cervello di Owens, invece del contrario ». In natura è stato riconosciuto per la prima volta, proprio da Ceppellini, un individuo allofenico, frutto della fusione, nei primissimi stadi dopo la fecondazione, di due gemelli diversi (erano un maschio e una femmina); ed è purtroppo un essere imperfetto, non certo un superuomo. Se l'eugenica « positiva » ha insomma l'aria di un'oziosa utopia, con sfumature da incubo, sull'eugenica « negativa» il discorso è invece più aperto. Non è forse umano e giusto istituire consultori prematrimoniali per far conoscere ai potenziali genitori, che siano ambedue portatori inconsci degli stessi geni recessivi maligni, il rischio particolarmente elevato di mettere al mondo figli malati? Ogni uomo è portatore, senza saperlo, di una mezza dozzina di tali geni; l'essenziale è non avere figli da chi porta gli stessi geni. Secondo alcuni, l'intera popolazione dovrebbe essere controllata subito dopo la nascita, o in età scolastica. Il premio Nobel Linus Patittng propone che s'istituiscano poi piccoli tatuaggi da incidere sulla fronte, indicanti il gene recessivo pericoloso di cui l'individuo è portatore; una persona dell'altro sesso recante lo stesso gene — e lo stesso tatuaggio — riconoscerebbe subito il segno, e i due eviterebbero, giudiziosamente, di unirsi. Senza giungere a proposte così estreme, sia Bronowski che Tatum ed altri riconoscono una potenziale utilità dell'eugenica « negativa ». Ma Bronowski dice: « Tutto ciò che è lecito fare è istituire un semplice servizio di consulenza. La gente deve però rimanere li¬ bera di avere i figli che vuole; nessun potere terreno dovrebbe imporre l'aborto o la sterilizzazione obbligatori ». Anche contro l'eugenica « negativa » vi sono tuttavia obbiezioni. Per esempio, i recessivi tatuati dì cui sopra, evitandosi, sposerebbero felicemente persone normali, e avrebbero figli normali. Ma i loro geni pericolosi continuerebbero così a circolare, invece di eliminarsi reciprocamente, come oggi avviene quando due « recessivi » mettono al mondo un figlio condannato a morte precoce. Il risultato, solo apparentemente paradossale, d'un simile programma, sarebbe di fare crescere anziché diminuire, nella popolazione, i geni pericolosi; e dopo alquante generazioni l'incrocio di « recessivi » diventerebbe inevitabile. Altra obbiezione: la percentuale di geni letali o subletali, nella specie umana, rimane sempre allo stesso livello, malgrado la loro continua eliminazione attraverso la morte precoce dei portatori « omozigoti ». Come mai? In parte perché continuano a sorgere spontaneamente mutazioni sfavorevoli; ma in parte perché l'« eterozigote » portatore di un gene recessivo di questo tipo ha, forse, dei vantaggi biologici compensativi a noi sconosciuti (o meglio, si sa già che alcune anomalie di questo tipo garantiscono, per esempio, maggior resistenza alla malaria). Problema aperto E' possibile, dice il genetista italiano Marcello Siniscalco, « che l'esistenza di malattie genetiche gravi sia un prezzo che la specie è tenuta a pagare per la sua sopravvivenza ». Allo stato attuale delle co¬ se, il problema dell'eugenica «negativa» è ancora aperto. Ha probabilmente ragione Siniscalco quando afferma che, invece d'investire immense risorse per cercar di eliminare completamente malattie genetiche peraltro rarissime, sarebbe bene sforzarsi anzitutto d'impedire che vada « sprecato » del materiale genetico ottimo: come avviene quando una madre durante la gestazione, o un neonato nei primissimi periodi di vita, soffrono per un'insufficiente nutrizione, danneggiando irreversibilmente il potenziale cerebrale del nuovo individuo. Con l'intelligenza Mi sembra comunque sicuro che la consulenza genetica prematrimoniale e postnatale, obbligatoria o volontaria, si diffonderà sempre più: anche in Italia si discute in Parlamento un simile progetto. Si svilupperà anche Z'«eufenica», ossia quel ramo della medicina che vuol consentire una vita normale alle persone che soffrono di malattie genetiche. Certo, i progressi scientifici renderanno sempre più forte la tentazione di guidare geneticamente l'evoluzione della specie umana. « Però non si dovrà mai dimenticare — mi dice ancora Bronowski — che ciò che ha fatto progredire l'uomo è stata la cultura e non la selezione genetica. L'uomo è U solo animale che abbia conquistato il mondo sfruttando un processo non darwiniano, ma lamarckiano. Non è il caso di cercar di fare con l'eugenica quello che l'uomo ha sempre fatto con l'educazione e l'intelligenza ». . . i Arrigo Levi (I precedenti articoli dell'inchiesta sono apparsi il 27 e il 30 giugno, il 4 e il 7 luglio) La lolla (California). II biologo e matematico inglese Jacob Bronowski, specialista di ricerche genetiche

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