Le facce del barocco

Le facce del barocco Cosa c'era sotto la sua immensa vitalità Le facce del barocco Svolta creativa nei secoli della Controriforma e delle grandi monarchie . Andersen: « Il barocco e il rococò », Ed. Rizzoli, pag. 252, L. 4200. Non è un caso se lo stesso A. Riegl, che nel 1901 riscatò l'arte del tardo Impero dal pregiudizio implicito nel'attributo « decadente », abbia poi dedicato la sua atenzione al barocco, in un voume uscito postumo nel 907. Si trattava, in entrambi i casi, del recupero di un'epoca considerata solo come degenerazione d'uno stie ritenuto esemplare, il « classico ». Era la prima volta che il barocco veniva esaminato in sé, a prescindere dalle categorie rinascimentai; data, dunque, dai primi del secolo la rivalutazione di quello stile che critici francesi rigorosamente classicisti chiamarono col nome portoghese della perla scaramazza, che è un prodotto irregolare, scadente; nome che ha conservato il significato di bizzarro, ricercato, greve. Rococò, invece, nome frivolo e giocoso, viene da rocaille, la finta roccia con la quale si creavano finte grotte per pastorelle e ninfe, in ambienti squisitamente leziosi; fa pensare a minuetti, ventagli e porcellane più che a quell'architettura ardita e ariosa, che rappresenta l'ultimo stile originale dell'Europa. Sicura validità La critica odierna, sia che si basi su valutazioni storiciste sia che consideri i fattori puramente formali, a prescindere da elementi estranei all'arte, ha ormai riconosciuto nell'uno e nell'altro stile un linguaggio espressivo valido e autonomo, che risulta dal naturale sviluppo di tendenze già implicite neperiodi precedenti. Il barocco esprime in modo intenso e drammatico ciò che l'arte classica del Rinascimento lasciava intendere nella sua serena compostezza: esso rappresenta la tendenza a infrangere schemi e regole per abbandonarsi a un'esuberante libertà inventiva, provocando nello spettatore emozione e sorpresa più che tacito consenso. Quanto alle condizioni politiche e sociali in cui fiorirono barocco e rococò; con buona pace dei formalisti, esse sono importanti per spiegare il fenomeno, tanto più, come osserva l'autore del presente volume affiancando fotografie di opere contemporanee nei diversi paesi, perché esso si presenta con caratteri spiccatamente divergenti da luogo a luogo. Messaggio trionfale I secoli XVII e XVIII furono quelli della Controriforma e delle grandi monarchie. La Chiesa voleva comunicare un messaggio trionfale e universale; in polemica con i sostenitori della povertà evangelica, rivendicò il diritto di fare splendida la casa del Signore; contro la teoria della grazia e della predestinazione, richiamò dall'oblio i santi e le loro opere, il che dette luogo a un'agiografia figurata, ricca di particolari spesso atroci (penso ai Murino di Siviglia, ai Ribera del Prado, alla scultura lignea di Valladolid); per affermare la potenzialità della grazia in cliiunque, il Caravaggio e i fiamminghi dettero un volto e panni plebei ai personaggi della storia sacra; il bisogno di convogliare pellegrini da santuario a santuario, e di ospitarli promosse uno sviluppo urbanistico che permane nel taglio di molte città; imponenti palazzi vescovili e conventi sorsero in prospettive scenografiche, come se ne vedono a Santiago, a Melk, a Wuerzburg. Le monarchie, a loro volta, gareggiarono nel fasto delle residenze: architetti famosi, specie italiani, furono chiamati a Parigi, a Vienna, a Praga, a Leningrado, per costruire ediflzi al tempo stesso solenni e cerimoniosi, a riprova della potenza dei rispettivi sovrani. I prodromi di questa immensa vitalità creativa, sia ideologici sia formali, si trovano già nei manieristi e in Michelangelo: nella Sistina, l'illusionismo architettonico che avrebbe spalancato i cieli vertiginosi delle volte romane, le violente torsioni di profeti e sibille, che preludono alle spirali vorticose, ai panneggi gonfi di vento, agli scorci temerari. Se si confrontano le composizioni chiuse e simmetriche delle pale rinascimentali a queste figure, scaraventate su soffitti a trompe l'oeil, si valuta l'intensità di quella contestazione. II volume di L. Andersen, tradotto con precisione da conoscitore da F. Saba Sardi, offre un quadro completo della produzione artistica europea nei secoli XVII e XVIII, in tutte le sue manifestazioni: un'opera breve, ma intelligente e precisa, dalla quale si deduce l'imponenza del fenomeno artistico e la varietà delle sue manifestazioni. Un particolare accento è posto sulle peculiarità d'ogni nazione: alla prorompente vitalità germanica si contrappone la freddezza razionalista francese, la compassata eleganza inglese, e, in Italia, - il senso della misura tipicamente latino, pur essendo l'Italia il paese d'origine di molte idee poi elaborate altrove. Un ricchissimo materiale fotografico, indici, tavole sinottiche e carte geografiche completano questa antologia, che offre un pregevole contributo alla conoscenza dell'arte, su un piano di alta divulgazione. Lidia Storoni

Persone citate: Andersen, L. Andersen, Lidia Storoni

Luoghi citati: Europa, Italia, Leningrado, Parigi, Praga, Ribera, Santiago, Siviglia, Vienna