Cinquanta vecchi franchi per un sogno di Fulvio Cinti
Cinquanta vecchi franchi per un sogno Cinquanta vecchi franchi per un sogno L'arbitro estrae dalla lasca una moneta e la mostra ai capitani delle due squadre. E' un vecchio pezzo francese da cinquanta franchi, emesso nel 1952. Tutfintorno la vita s'è fermata. Ammutoliti sono i tifosi sugli spalti; i due allenatori, Cuscela e Molina, si tengono abbracciati strettamente con il capo reclinato l'uno sulla spaliti dell'altro; stremati dalla fatica i giocatori si sono abbandonati sull'erba del campo. Né sembra li riguardi ciò che sta avvenendo al centro dello stadio. Le leggi dello sport a volte sono crudeli, e questa di allidare ai capricci di una moneta le sorti di una squadra, frustrandone sforzi e sacrifici, è proprio spietata. Il pezzo da cinquanta franchi, largo e bramito, rotea nell'aria e ricade di piatto sull'erba. Testa o croce? Dal cerchio che si stringe attorno all'arbitro balza in alto, a braccia levate, una maglia bianca. La moneta ha sceltp Pro Vercelli. All'urlo di gioia di Rossi I, il capitano (i Rossi in squadra sono due e neppure parenti), fa eco, come un boato, l'urlo dei diecimila vercellesi. Una vecchia moneta non italiana ha realizzato un antico sogno, un sogno che da dieci anni la gente di Vercelli aggiornava di stagione in stagione. La giacca blu di Cuscela continua a confondersi nell'abbraccio a quella grigia di Molina. Si parlano affettuosamente come fratelli che si ritrovino dopo lungo distacco. «Non è giusto!», urla tra lacrime di gioia Cuscela. « Lo sapevo », mormora lacrimando rassegnato Molina. Nella loro reazione di uomini, si sono scambiate le parli. Chi condanna il sistema e proprio colui che ne ha tratto maggior vantaggio. Ma chi conosce Cuscela non si sorprende. Cuscela fu duro e onesto terzino del Torino negli anni cinquanta; oggi è umile (ma bravo) e onesto allenatore di provincia, che riconosce i meriti degli avversari, confessa che la sua squadra in questo campionato non mirava alla promozione e questo traguardo ha cominciato a considerarlo allorché i risultati l'hanno portata più in alto del previsto. « Se fosse possibile, in C dovremmo andarci en¬ trambi, noi e quelli della Biellese ». Queste cose egli le ripete con sincera convinzione a tutti, mentre intorno giocatori e dirigenti si baciano, si scambiano complimenti e il sindaco di Vercelli annuncia solennemente: « Grazie, caro Cuscela, a nome della città, che vi farà grande festa. E l'anno prossimo faremo una grande squadra. Prometto ». La politica non perde occasione per sten dere la sua paternalistica mano sullo sport. Forse medesime scene avrebbero dato vita quelli di Biella se i cinquanta vecchi franchi del signor Lanzetti, disinvolto arbitro della lunga partila, si fossero coricati sull'erba in modo diverso. Ora dinanzi alla porta ove i giocatori si rivestono stancamente, c'è rimasto soltanto Molina, anch'egli umile ed onesto allenatore di provincia. A Biella, stanotte, non si faranno le ore piccole nei bar e per le strade. Le due partite di spareggio tra Pro Vercelli e Biellese, giocate in un clima di accesa rivalità, nonché di sospetto poiché tra le varie voci di questa storia s'è insinuata anche quella di un illecito sportivo (poi smentito dai fatti), hanno creato interesse attorno a questo tipo di calcio dove i giocatori hanno un'età media di 27-28 anni, oioè concludono dignitosamente una carriera non molto fortunata in una squadra di serie D, i guadagni sono modesti (Tonelli, l'abile centravanti della Pro Vercelli, dicono sia il più pagato, qualcosa come cinque milioni l'anno) e altrettanto non elevati sono gli incassi. Soltanto Vercelli quest'anno chiude con un bilancio non proprio negativo, avendo avuto circa cinquemila spettatori in media per partita, e quali dimensioni possa avere la stagione prossima il suo tifo, lo spareggio del Comunale lo ha preannunciato. Orizzonti nuovi si aprono dinanzi al calcio di antico prestigio della Pro Vercelli. Da dieci anni la società che fu dei grandi del calcio eroico cercava di risalire un gradino; ora che c'è riuscita può darsi che più ambiziose aspirazioni nascano nei suoi tifosi. E tutto per cinquanta vecchi franchi francesi. Fulvio Cinti
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