Tre Porsche al Nuerburgring di Michele Fenu

Tre Porsche al Nuerburgring Per la terza volta il campionato mondiale alla Casa tedesca Tre Porsche al Nuerburgring L'unica Ferrari, dopo avere dominato fino a metà corsa, costretta al ritiro - A Ickx il giro più veloce: 178 di media - Un guasto ha fermato anche l'Alfa di Stommelen-Galli, dando via libera alle vetture di Stoccarda Vince Elford, seguito da Rodriguez e Marko - Quarto De Adamich - Pauroso incidente a Vaccarella (quinto) dal nostro inviato Adenau, lunedi mattina. La Porsche come l'araba fenice. La credevamo spacciata, ed invece eccola risorgere dalle ceneri e tornare di prepotenza alla ribalta. Ieri ha trionfato nella « 1000 km del Nuerburgring con Elford, Rodriguez e Marko, portando tre 908.3 ai primi tre posti, ed ha conquistato per la terza volta consecutiva il campionato mondiale marche, di cui la competizione tedesca costituiva l'8" episodio. Nell'ambito di questa gara di casa, si tratta del quinto successo Porsche. La Ferrari, dopo un inizio sfolgorante, ha perso la sua 312-P affidata ad Ickx e Regazzoni per un guasto al motore, e per un analogo motivo ha ceduto le armi l'Alfa 33.3 di Stommelen-Galli, la più veloce del trio di prototipi 3000 schierati dalla Casa milanese.L'Alfa Romeo è giunta al 4" e 5" posto con De AdamichPescarolo e Vaccarella-Hezemans, ma — questa volta — il risultato non soddisfa. Dopo la Targa Florio, ci eravamo abituati troppo bene, forse. «Noi — ha detto il direttore sportivo della Porsche, Rico Steinemann — abbiamo avuto fortuna. Al via, non pensavo che avremmo finito per vincere. Consideravo troppo forti la Ferrari di Ickx e l'Alfa di Stommelen. Ma se loro hanno rotto, non è colpa nostra. Abbiamo impostato la gara sul ritmo, cercando di sfruttare al massimo le possibilità delle nostre macchine. Hanno resistito: è andata bene ». Nella « 1000 km » i tecnici di Stoccarda sovraintendevano alle due scuderie Gulf e Martini. Quello che contava era vincere; se poi il successo fosse toccato al team di Wyer o alla squadra di Dechent, be', il particolare sarebbe stato secondario. In effetti, si sono imposti due uo- mini Martini, cioè l'inglese Vie Elford e il francese Ge- rard Larrousse, entrambi no- ti anche per le loro doti di piloti da rally. Per Elford e Larrousse è la seconda vitto-ria stagionale (l'altra fu otte- nuta il 20 marzo nella « 12 ore » di Sebring). L'averla raggiunta davanti a Rodriguez-Siffert (un equipaggio estemporaneo, vedremo poi il perché) ha procurato molta soddisfazione nel clan Martini, che ultimamente si è un po' sentito come il parente povero nei confronti della Gulf. E per poco, nel finale, Marko — con la seconda 908.3 Martini — non ha raggiunto un suonatissimo Rodriguez. E veniamo alla Ferrari e all'Alfa Romeo. La 312-P tre litri di Maranello, almeno finché è rimasta in gara, ha dominato come ha voluto. La Ferrari è una vettura vera mente d'avanguardia. Le sue prestazioni erano nettamente superiori a quelle delle 3000 tedesche e milanesi, sia in tema di accelerazioni ed elasticità del motore, che di tenuta di strada. Ickx, nel quinto giro, con i serbatoi semipieni (60 litri) ha migliorato il record ufficiale del circuito in 7'40"8, media oraria km 178,4 appartenente a Rodriguez (7'50"4, media 174,800. 1970). Il belga è balzato in testa al via, aumentando il vantaggio su Stommelen, Elford, Siffert e Rodriguez, ad ogni passaggio, fino ad avere un margine di 40 secondi. Al sesto passaggio, per il clan Ferrari primo campanello d'allarme. Ickx è rientrato al box, dicendo a Forghieri e Schetty: « La temperatura dell'acqua si è alzata di colI po ». I tecnici notavano vi- ( stose tracce di una perdita a e di liquido, tanto che il belga aveva la tuta bagnata sulla schiena. Rimbocco e rifornimento, via: un passaggio e Ickx si è di nuovo fermato. Sono stati tolti i cerotti alle prese d'aria del radiatore olio, si è eseguito un altro rimbocco, e Jacky è ripartito. In quel momento — ottavo giro — Stommelen ha sostituito con la sua Alfa la Ferrari, dimostrando di saper fare meglio delle Porsche 908.3. Eliminato Siffert dalla rottura del telaio della sua macchina, piombata con troppo impeto nella discesa dal pittoresco nome di « salto della volpe », Stommelen ha preceduto per cinque passaggi ogni rivale, finché Ickx ha completato la rimonta, ed è tornato ad insediarsi al comando. Ironia del caso: due giri dopo. Galli, che aveva rilevato Stommelen, è giunto lento lento al box Alfa. Diagnosi, purtroppo, rapida: motore. Anche alla Ferrari si è effettuato il cambio di pilota. E' salito Regazzoni ( quindicesimo giro), ma lo svizzero è riuscito a proseguire — sempre in testa — soltanto fino al ventunesimo. La 312-P emetteva dagli scarichi un triste fumo azzurrognolo; per Clay il rosso spider la corsa era finita. « Si è bloccato un cilindro — ha esclamato Forghieri —; la macchina ha percorso almeno 14 giri ad olio. Penso che all'origine di tutto ci sia qualche inconveniente alla guarnizione della testata ». Le perdite di acqua in sostanza, sarebbero un ef fetto, e non una causa. Ri mane nel bilancio Ferrari la soddisfazione del passaggio più veloce e di aver, finalmente, compiuto un'esperienza, anche se negativa. Pazienza. « Questa volta, almeno — hanno detto gli uomini di Maranello —, non portiamo a casa i cocci dopo un incidente ». Sparita la Ferrari, uscita di scena l'Alfa di Stommelen, l'armata Porsche ha avuto via libera, anche perché le due Alfa ancora in gara non hanno avuto la forza di opporsi. La « 33.3 » di Hezemans-Vaccarella, nel primo giro di corsa, si è insaccata al fondo di un dosso, riportando danni al telaio, agli ammortizzatori ed alla scatola di guida, tanto che lo sterzo si è indurito in modo preoccupante. Vaccarella, che ha sostituito Hezemans dopo undici passaggi, ha corso un'avventura da cardiopalma. Ha detto il vincitore della Targa Florio: « Un ammortizzatore non ha funzionato, la ruota si è incuneata nella carrozzeria e la vettura è partita in testa-coda mentre andavo sui 250 km orari ». Per fortuna, non è accaduto niente; ma — naturalmente — Vaccarella ed Hezemans hanno proseguito ad un ritmo meno sostenuto. In compenso, era lecito attendersi qualcosa di più da De Adamich e Pescarolo; ma l'italiano, che ha visto salire il suo svantaggio rispetto ad Elford da due a quattro minuti in una ventina di giri, ha affermato di aver voluto portare lo spider sino alla fine. Nessun palpito, nessuna emozione, quindi, nella seconda parte della gara. Cinquecento km tranquilli, a parte un vivace show fra Siffert, Rodriguez e il direttore sportivo della Gulf, David York. L'appiedato Siffert ha sostituito il meno veloce Oliver come compagno di Rodriguez, diminuendo il distacco da Elford. Nell'ultimo turno di guida, York ha voluto far proseguire Rodriguez, malgrado il messicano fosse stanco. Siffert voleva salire al volante della « 908.3 », mentre Pedro non ne voleva scendere. Fatto sta che è scoppiata una quasi baruffa e Siffert è rimasto al box. Scommettiamo che il prossimo anno cambierà squadra? Michele Fenu

Luoghi citati: Elford, Maranello, Stoccarda