Previsti dei clamorosi arresti in Sicilia tra i "boss,, mafiosi dopo le elezioni

Previsti dei clamorosi arresti in Sicilia tra i "boss,, mafiosi dopo le elezioni Previsti dei clamorosi arresti in Sicilia tra i "boss,, mafiosi dopo le elezioni Crescente disagio nei centri di provincia per le rivelazioni sul caso Liggio - Molti però sostengono che si cammina su « uri. terreno minato non facilmente percorribile » - La perizia balistica avrebbe scagionato Salvatore Ferrante per la strage avvenuta in via dei Cipressi - Ancora nessuna notizia del marchese rapito dal corrispondente Palermo, lunedi mattina. Scomparsi gli assassini del procuratore capo Pietro Scaglione e del suo autista Antonino Lo Russo; introvabile, almeno finora, il marchese Mariano Spadafora rapito dai banditi la sera del giorno 13; crescente emozione per la pubblicazione di alcuni atti, per lo più già noti, delle relazioni svolte dalla commissione parlamentare antimafia; infine dura, sferzante e minacciosa requisitoria del p. m. Aldo Rizzo, sabato a Palermo, nel processo intentato dall'ex sindaco Vito Ciancimino, de. contro il capo della polizia Angelo Vicari per diffamazione aggravata a mezzo della slampa. Tracce e sospetti Per la mafia in Sicilia è un momento difficile. Se l'estate, con il caldo soffocante che getta sull'isola, passerà senza lasciare segni, forse la mafia potrà tirare un sospiro di sollievo, ma se di qui a qualche tempo, poniamo dopo le elezioni del 13 giugno, avverrà qualcosa di grosso, ad esempio alcuni clamorosi arresti, per la mafia sarà un disastro. « L'indagine su un omicidio 3 fondamentale nei primi cinque giorni », soleva dire il procuratore Scaglione. Ebbene, dal grigio mattino del duplice delitto di via dei Cipres- si. giorni ne sono orinai passati diciotto e nelle mani degli investigatori non sono, a quanto sembra, che brandelli di tracce, sospetti e basta. Secondo indiscrezioni, la perizia balistica (il cui esito non è stato reso noto ufficialmente, ma che pure deve essere conosciuto dagli inquirenti ormai da svariati giorni! sulla Smith Si Wesson di Salvatore Ferrante avrebbe dato esito negativo. Ciò. se vero, conferma che il ventinovenne palermitano (emigrato a Nichelino) non sparò in via dei Cipressi insieme con altri quattro killers della mafia e j che pertanto le indagini sono destinate a concludersi con un buco nell'acqua. L'assassinio di Milena Sutter ha richiamato a Genova sia il procuratore capo Francesco Coco, sia il consigliere istruttore Lucio Grisolia sui c"l(lli incombe anche il gravo- so compito dell'inchiesta a Palermo. Domani qui potrà essere di nuovo al lavoro il dr. Grisolia. ma non Coco che è preso fino al collo dalla valutazione degli indizi sul conto di Lorenzo Bozano. « Continuiamo ad aspettare e sperare. Che altro fareste voi al nostro posto? », ha risposto ieri per telefono ai cronisti la principessa Vanda Spadafora, madre del marchese sequestralo in provincia di Siracusa dieci giorni fa. Trentatré anni, corridore automobilista, terzogenito dei principi Gutierez e Vanda Spadafora, Marianello. come lo chiamano i suoi molti amici, è ancora nelle mani dei banditi che. stando ad a/cu- | ne fonti, non si sa però quanto degne di fede, avrebbero chiesto un riscatto da due u trecento milioni. Proprietario terriero tra ì maggiori della Sicilia, tuttavia il principe non disporrebbe di una somma liquida così alta e starebbe cercando di reperirla. Ma rimangono ancora molte incertezze su questo ennesimo rapimento in Sicilia. Infatti non si è certi che sia opera della mafia, che peraltro il principe ha sempre osteggiato, mentre nelle ultime ore, specie da ieri ad oggi, non si sa però in virtù di quali indizi, gli inquirenti si sarebbero convinti che a rapire il nobile siano stati banditi di Siracusa o di Catania. Denunce in vista Un altro capitolo è da riservare alle reazioni in Sici- dsdsmdvmmrfsnrfiClsrA?f P*L?Uell.?,-C lìffU^Z'6.: e l l e - e è so noto dalla commissione antimafia sul caso Liggio, sui mercati all'ingrosso del capoluogo, sull'azione nell'isola della magistratura, i cui quadri per il 95"» sono formati da giudici locali. Non tanto a Palermo o Catania o Messina, città piene di muri di gomma contro i quali tutto rimbalza, ma soprattutto nei centri di provincia è possibile registrare un crescente disagio per le conseguenze, principalmente di carattere politico, che potranno derivare dalle denunce della commissione antimafia. Sono in molti comunque a ritenere che si è ancora nel vago, che il terreno da percorrere è minato e che quindi non sarà facilmente percorribile. E' questa un'opinione piuttosto diffusa, condivisa a vari livelli politici e che trova una eco nei vari comizi pre-elettorali che vedono impegnati in Sicilia i principali leaders italiani. Che qualcosa però sia ormai in movimento, che il meccanismo sia pronto a scattare, lo si è capito ieri mattina nell'aula della terza sezione penale del tribunale di Palermo dove, assenti sia Vito Ciancimino sia il capo della polizia Angelo Vicari, si è tenuta la quinta udienza del processo che vede quest'ultimo imputato di diffamazione aggravata a mezzo della stampa. Vicari. ìn novembre, conversando con i giornalisti mentre si trovava a Palermo nella sede della prefettura, pronunciò tra l'altro una frase che ovviamente fece scalpore: « Da libero cittadino — disse — condivido le riserve espresse dall'antimafia sulla elezione di Vito Ciancimino a sindaco di Palermo ». Dura requisitoria Il giorno seguente il discusso esponente de lo querelò. Ebbene, sabato il p.m. Aldo Rizzo ha chiesto l'assoluzione di Vicari perché il fatto non costituisce reato. « Egli — ha sostenuto il pubblico accusatore che fu uno dei quattordici sostituti del procuratore Scaglione — semmai si rese colpevole di eccesso colposo nel diritto di critica ». Ma più di questo, è stato rilevante un altro fatto: il vero e proprio « j'accuse » che il dr. Rizzo ha rivolto « a taluni esponenti politici che invece di preoccuparsi dei dilaganti fenomeni dell'inarrestabile miseria, si sono occupati soltanto della loro ricchezza ». Trentasei anni, figlio di un ufficiale giudiziario e da circa tre anni sostituto procuratore di Palermo, Rizzo è tolo dei dirigenti dell'associa- zione magistrati. Sabato ha svolto una requisitoria come mai a Palermo se ne erano ascoltate: ha denunciato i legami ira mafia e politica. E' fin troppo chiaro come tutti questi episodi sono collegabili l'uno con l'altro. La stretta alla mafia ha avuto come primo segno l'invio a Linosa di alcuni fra i più temuti capi, primo fra tutti Angelo La Barbera. Adesso si attendono altri spostamenti e sono una quarantina i boss della mafia che quanto prima verranno trasferiti sotto scorta armata dai luoghi dove si trovano attualmente, al soggiorno obbligato in altri più appartati, in pressoché tota le isolamento. Antonio Ravidà