Seicento dipendenti della "Bemberg,, hanno evitato la cassa integrazione

Seicento dipendenti della "Bemberg,, hanno evitato la cassa integrazione Annunci di crisi nella seconda azienda novarese Seicento dipendenti della "Bemberg,, hanno evitato la cassa integrazione Un'assemblea di operai e sindacalisti aveva minacciato uno sciopero se la direzione non avesse desistito dal provvedimento - Irrigidimento sulla vertenza per il premio di produzione (Nostro servizio particolare) Gozzano, 25 giugno. Minacce di agitazioni e annunci di crisi alla Bemberg di Gozzano, che, con i suoi duemila dipendenti, è la seconda azienda della provincia di Novara dopo la Rhodiatoce. Le dichiarazioni dei sindacati si incrociano con quelle della Direzione dello stabilimento, che, in vista dell'assembla generale delle maestranze, tenutasi oggi pomeriggio, aveva fatto circolare in fabbrica un volantino illustrante la situazione aziendale. L'iniziativa dell'azienda è stata aspramente criticata dai sindacalisti e dai vari operai che hanno preso la parola nel corso della movimentata riunione, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di settore delle tre grandi Confederazioni: Bacchetta della Cisl, Ricca della Cgil e Guidi della Uil. L'assemblea si è chiusa con l'impegno di attuare uno sciopero se la Direzione non avesse receduto dal suo proposito di mettere in cassa integrazione gli operai del reparto torcitura. Da lunedì, infatti, circa seicento dipendenti sarebbero dovuti entrare in integrazione: ma questa sera stessa la Direzione dello stabilimento ha accettato la richiesta dell'assemblea, per cui lo sciopero per il momento non si farà. La vertenza, tuttavia, è più complessa, riguardando anche il premio di produzione, su cui le due parti sembrano irrigidite nelle rispettive posizioni. Per il rinnovo del premio di produzione vi era stato un incontro lunedi scorso a Novara, con l'intervento del consigliere delegato della Bemberg, ing. Giancarlo Zoia. I sindacati avevano chiesto aumenti da 44 a 55 lire all'ora, in modo da portare l'indennità sulle 60 lire orarie. Ma la disponibilità della ditta si era rivelata notevolmente inferiore. La Direzione si era poi dichiarata in ogni caso disposta a trattare solo dopo il 26 luglio, quando avrebbe avuto elementi più precisi per valutare la situazione dell'Azienda. Intanto, era stata annunciata anche la messa in Cassa integrazione dei seicento operai del Reparto Tessile, e il prowedimento era stato giudicato dai sindacati come una azione di rappresaglia da parte dei datori di lavoro. « In torcitura — spiegano i sindacalisti — si lavora in media 44 ore la settimana, 4 ore, cioè, in più del normale: è assurdo fare gli straordinari e poi mettere gli operai per una settimana in Cassa integrazione. Tanto vale, ullora, ridurre l'orario di lavoro a quaranta ore per settimana ed evitare cosi l'annunciata interruzione ».- A questo punto le trattative tra sindacati e Direzione si erano arenate ed era stato proclamato lo stato d'agitazione. I problemi del premio di produzione e della Cassa integrazione sono stati quindi dibattuti nell'assemblea di oggi, presenti circa un migliaio di dipendenti. L'assemblea ha deciso di mantenere la richiesta del premio di produzione nella misura già stabilita. Alla fine si è espressa contro uno sciopero per un sollecito conseguimento del premio; a grande maggioranza ha chiesto invece il ritiro del provvedimento di integrazione per la torcitura, minacciando uno sciopero immediato di protesta se entro la serata la Direzione non avesse accolto la richesta. La Direzione qualche ora più tardi ha comunicato la sua decisione positiva. All'assemblea si è parlato anche della situazione dell'azienda, che è stata descritta a tinte fosche da alcuni impiegati della sede di Milano, uno dei quali ha parlato con insistenza di miliardi di passivo. Più serena la valutazione del direttore tecnico dello stabilimento, dott. Giacomo Cerutti: « L'azienda risente indirettamente della crisi generale del settore tessile — ha detto Cerutti —, in particolare per quanto riguarda la produzione del nailon. Ma ha soprattutto problemi praticamente unici per quanto si riferisce al filo cu- pro-ammoniacale prodotto in matasse. Lo stabilimento dì Gozazno e un'altra fabbrica in Giappone sono rimasti soli nel mondo a praticare questo processo: gli altri stabilimenti furono tutti costretti a chiudere con il progressivo aumento dei costi di produzione. Ultimi a cessare l'attività furono quello tedesco e quello americano, che ha chiuso i battenti all'inizio di quest'anno ». « Da parte nostra — ci ha detto un sindacalista —, noi siamo consapevoli del momento difficile che lo stabilimento sta attraversando: ma il guaio è che l'Azienda ha perso molta credibilità per troppi di noi. E' questa la prima volta che l'operaio viene informato della situazione. Prima, quando le cose andavano bene, non era mai stato chiamato a partecipare alla vita dell'Azienda ». f. a. Novara. L'assemblea dei dipendenti della Bemberg, svoltasi ieri a Gozzano (Giovetti)

Persone citate: Cerutti, Giacomo Cerutti, Giancarlo Zoia, Giovetti, Guidi, Ricca

Luoghi citati: Giappone, Gozzano, Milano, Novara