Farmacista e docente a giudizio per la morte di otto ricoverate

Farmacista e docente a giudizio per la morte di otto ricoverate La decisione al termine dell'istruttoria a Bergamo Farmacista e docente a giudizio per la morte di otto ricoverate I due professionisti abitano a Pavia - Il giudice li accusa di « omicidio colposo plurimo» - Nel 1965, otto ammalate morirono in manicomio dopo una iniezione - Il titolare del laboratorio dove il farmaco venne preparato si uccise , a a o a o a a. e so i o aoo, è (Dal nostro corrispondente) Bergamo, 25 giugno. Dopo quasi sei anni, l'istruttoria per la «tragedia della Cardiobaina » (otto anziane ricoverate nell'ospedale neuropsichiatrico di Bergamo morirono nel volgere di poche ore dopo essere state tutte sottoposte allo stesso tipo di iniezione), sta per concludersi. Il giudice istruttore del tribunale di Bergamo, dott. Gian Maria Galmozzi, con una sentenza di 49 pagine, ha rinviato a giudizio due persone accusate di omicidio colposo plurimo. Sono - la farmacista Elide Barbero, di 47 anni, nata a Milano, e residente a Pavia, e del docente universitario Pietro Mascherpa, di 69 anni, nato ad Alessandria, ed anch'egli domiciliato a Pavia, entrambi condirettori tecnici dei lavoratori della ditta « Aschei Dazzini », di Casteggio (Pavia), nei quali era stata preparata la «Cardiobaina», La- tragedia era avvenuta nella mattinata del 9 ottobre del 1965 nel reparto «Verga» dell'ospedale neuropsichiatrico di Bergamo, un reparto che ospitava donne anziane Quindici degenti erano state sottoposte ad iniezioni di « Cardiobaina », un cardiotonico prodotto dalla ditta « Aschei Dazzini ». Dalle 9 a mezzogiorno, otto di esse cessavano di vivere. Erano Maria Valsecchi, Teresa Bertuletti, Lucia Arrighetti. Maria Mangili, Maria Molinari, Caterina Molinari, Maddalena Borsi, Bernardina Acerbis. Le altre sette degenti, anch'esse sottoposte alla stessa terapia, accusavano gravi malesseri e disturbi, ma venivano salvate. I sospetti per la morte delle otto donne si appuntavano naturalmente sulla « Cardiobaina» e il direttore della ditta « Aschei », il dott. Roberto Dazzini, di 41 anni, restava sconvolto dall'episodio. Il ministero della Sanità ordinava una immediata ispezione nel suo laboratorio di Casteggio. Il 13 ottobre, verso mezzogiorno, mentre alcuni esperti stavano terminando un sopralluogo, il dott. Dazzini si ritirava in una stanza adibita a magazzino, caricava il suo fucile da caccia calibro 12, se 10 appoggiava al petto e si sparava un colpo. Sanguinante, barcollando, riusciva a raggiungere l'ufficio nel quale vi erano gli ispettori. Nel locale si trovava anche un fratello del Dazzini, il dott. Giorgio, che era accorso appunto da Santa Margherita Ligure per essergli vicino in quei difficili momenti. Stramazzato al suolo non appena varcata la soglia, il dott. Roberto Dazzini veniva soccorso e trasportato all'ospedale di Voghera dove cessava di vivere circa mezz'ora dopo. La « tragedia della Cardiobaina » aveva dunque fatto un'altra vittima; quando poi, 11 4 gennaio 1967, il dott. Giorgio Dazzini, durante un viaggio per affari a Firenze moriva per un collasso (non aveva che 43 anni) si parlava di una vera e propria «maledizione», di una specie di fato. Fra l'altro, tre giorni dopo il decesso delle otto anziane ricoverate del reparto « Verga », un giovane internato nello stesso ospedale neuropsichiatrico, Natale Mazzoleni, uccideva in una folle | esmcliqunudigaquduvicue nodireboe qulali sa esplosione di violenza l'infermiere Giuseppe Monzani. Nel clima di mistero e di paura, questo episodio assumeva nuove e diverse proporzioni. L'inchiesta dell'autorità giudiziaria risultava intanto lunga e complessa. Adesso, a quasi sei anni di distanza, due persone sono state rinviate a giudizio. Secondo l'accusa, la dottoressa Barbetta e il dott. Mascherpa, che erano condirettori tecnici della ditta « Aschei » dal 1949, sarebbero stati .presenti nei laboratori solo saltuariamente e non avrebbero eseguito quindi il-debito controllo sulla preparazione dei medicinali benché, in base alle leggi sanitarie, questa dovesse av¬ venire sotto la direzione di persone qualificate e munite di laurea. A quanto pare, il 6 ottobre 1963 nei laboratori di Casteggio sarebbe stato commesso un errore di dosaggio nella preparazione di un piccolo quantitativo di « Cardiobaina ». Sarebbe stata utilizzata cioè una quantità di « oubaina » dieci volte superiore a quella prevista, realizzando cosi un farmaco estremamente tossico. I due accusati, durante l'istruttoria, avevano . escluso ogni responsabilità nell'errore di dosaggio. Il processo si svolgerà davanti al tribunale di Bergamo dopo le ferie estive. u. g.