Ragazza a Genova prigioniera di sei giovani per trenta giorni

Ragazza a Genova prigioniera di sei giovani per trenta giorni Grave denuncia di una bella ventunenne Ragazza a Genova prigioniera di sei giovani per trenta giorni I responsabili già identificati e denunciali a piede libero per sequestro di persona e violenza carnale - Hanno abusato ripetutamente della ragazza - I giovani negano di averla costretta a restare con loro (Dal nostro corrispondente) Genova, 21 giugno. Una ragazza di 21 anni, Natalina Gitto, nativa di Milazzo ma residente a Genova, è rimasta per un mese prigioniera di sei uomini che hanno abusato di lei e l'hanno picchiata quando tentava di ribellarsi. I sei sono stati identificati e denunciati, a piede libero per trascorsa flagranza, per i reati di sequestro di persona a scopo di libidine, violenza carnale, violenze. I responsabili sono Francesco Pensè, 26 anni, da Alghero abitante a Genova in via delle Gavette 39/10, disoccupato; Paolo Campo, di 45, da Caltabellotta (Agrigento), Sebastiano Murgia, di 26, da Cagliari, abitante in Salita San Bernardino 7/3, operaio; Angelo Usai, di 26 da Arbus (Cagliari), abitante in Salita San Leonardo 13/3; Giovanni Meloni, di 24, da Domusnovas (Cagliari), abitante ùi Vico Vegetti, 23 r e Graziano Farris, di 31, da Cagliari abitante in via Milano 58, disoccupato. Quest'ultimo è stato denunciato anche per tentativo di truffa ai danni della stessa Gitto. Natalina Gitto, una bella ragazza, alta, bruna, formosa, lavorava come cameriera presso una famiglia di Albaro dove si fermava a dormire anche la sera. Per questo la scomparsa della ragazza non è stata denunciata dalla famiglia, (Natalina abita con la sorella e il cognato, Giovanni Milanese, in salita Granarolo 28) durante tutto il mese di assenza. L'episodio è venuto a conoscenza dei carabinieri soltanto quando Natalina è riuscita a fuggire ed ha sporto denuncia. La storia è cominciata la sera del 1" maggio: Natalina era libera dal lavoro e era andata a ballare in un locale di Sampierdarena alla periferia occidentale della città. Nel locale la ragazza ha incontrato un suo amico che conosceva con il soprannome di « Gianni il capellone » (poi identificato in Giovanni Meloni) in compagnia di altri giovani. La ragazza è stata invitata a sedere al loro tavolo ed ha accettato. Natalina Gitto è rimasta con gli amici tutta la sera: ha ballato, ha scherzato e riso. Passata la mezzanotte, all'ora di tornare a casa, i giovani hanno invitato la ragazza in una pizzeria della stessa Sampierda- I I rena. Tutti hanno mangiato e bevuto abbondantemente. « Quando ho espresso il desiderio di andarmene — ha detto la ragazza ai carabinieri — i giovani si sono offerti di accompagnarmi a casa in auto: ho accettato. Invece di dirigersi verso Salita Granarolo, dove abito, mi hanno portato in un appartamento di Vico Vegetti e qui hanno abusato di me e mi hanno picchiata ». Il locale di Vico Veggetti dove la ragazza è rimasta oltre un mese, è un ex negozio con un piccolo retro, ora adibito ad abitazione. «Durante il giorno — prosegue il racconto della ragazza — mi hanno tenuta sempre prigioniera: soltanto qualche volta, alla sera, mi lianno fatto uscire insieme con loro per mangiare, ma non mi hanno mai permesso di parlare con altri, né dì tornare a casa ». Soltanto il 31 maggio la ragazza è riuscita a fuggire. E' tornata a casa ed ha raccontato tutto; poi è andata dai carabinieri. Nel frattempo, Graziano Farris aveva anche tentato di imposses¬ sarsi della (liquidazione che sarebbe spettata alla ragazza quando si fosse licenziata dalla famiglia dove era a servizio. Un giorno il giovane telefonò alla signora e disse: « Natalina si è licenziata, non verrà più a lavorare. La prego di spedire la liquidazione in Vico Veggetti 23 ». Fortunatamente, però, Natalina è riuscita a fuggire prima che la liquidazione venisse spedita. Dopo aver ascoltato il racconto della ragazza i carabinieri della compagnia di San Martino hanno iniziato indagini e, a poco a poco, sono riusciti ad identificare tutti i giovani ed a metterli a confronto con Natalina che li ha riconosciuti ed ha confermato le accuse. I sei, però, hanno negato di averla costretta a restare con loro. Hanno detto che Natalina è rimasta nell'appartamento di Vico Veggetti di sua spontanea volontà. Ora la ragazza, che porta sul corpo numerosi lividi provocati dalle botte ricevute, è stata mandata fuori Genova presso alcuni parenti, m. b.