L'assenteismo entra nel mondo rurale

L'assenteismo entra nel mondo rurale Un convegno della Federazione regionale del Consiglio comuni europei L'assenteismo entra nel mondo rurale II contadino, fino ad oggi, s'è dimostrato passivo di fronte ai problemi e alle decisioni che lo riguardano (Dal nostro inviato speciale) Gasale Monferr., 19 giugno. Assenteismo, parola di moda, è entrata anche nel mondo dei campi. Diverso da quello dell'operaio che non va in fàbbrica, ma che prende parte attivamente alla vita sindacale, politica, sociale, l'assenteismo contadino significa « non partecipazione », passività di fronte ai problemi, alle decisioni che lo riguardano, anche indirettamente. Come ha osservato il dott. Giorgio Pallavicini, dell'Osservatorio dì Economia Agraria per il Piemonte, al convegno organizzato a Casa le dalla Federazione regionale piemontese del Consiglio dei comuni d'Europa, «la storia recente dell'agricoltura regionale, per limitarci al Piemonte, ha dimostrato in molte occasioni l'assenza del mondo agricolo: basta ricordare la politica di cooperazione vitivinicola, o quella svolta dai consorzi agrari; le pressioni per un aumento indiscriminato della meccanizzazione senza un preventivo riassetto aziendale; l'incoraggiamento alla piccola proprietà contadina non accompagnato da una politica di infrastrutture civili e sociali». A questa emarginazione rurale ha certamente contribuito l'atteggiamento quasi colonia¬ listico della città verso la campagna. Risultato di tutto ciò sono alcune strozzature, che impediscono all'agricoltura di svilupparsi come gli altri settori economici. Strozzature sono le strutture fondiarie, con aziende agricole disperse e polverizzate; la carenza di capitali; la modesta preparazione tecnica e imprenditoriale dei contadini; l'esodo selettivo (se ne vanno i giovani, restano i vecchi). Rimedi? Più che altro, speranze. L'istituzione dell'ente Regione, e il relativo,passaggio delle competenze in materia agricola dallo Stato ai nuovi organismi, aprirà tutto un ventaglio di nuove possibilità operative, da attuare con nuovi strumenti, e secondo l'auspicata prospettiva, unitaria e non settoriale, del processo di sviluppo. I nuovi strumenti saranno due: l'ente regionale di sviluppo agricolo e il piano di zona. Il primo dovrà dare informazioni agli imprenditori agricoli, assumere in proprio quelle iniziative che i privati non sono in grado di prendere, gestire l'assistenza tecnico-economica e sociale per le aziende, promuovere gli incentivi per realizzare gli obiettivi del piano. Il piano, a sua volta, sarà lo strumento per tradurre le linee di sviluppo, proposte a livello di programmazione nazionale e regionale, in indicazioni operative. Con l'intervento della Regione in agricoltura, avverte il Pallavicini, non si esaurisce, ma anzi aumenta, l'importanza degli altri enti locali, che devono assicurare la «partecipazione popolare». Questa diverrà indispensabile perché, a un certo punto, a si porrà il problema di una scelta tra un'agricoltura efficiente, "industriale", nel senso culturale e sociologico della parola, e un'agricoltura intesa come settore produttivo armonicamente collegato agli altri settori produttivi e al tempo stesso alternativa culturale, almeno parziale, al modello alienante, proposto dal mondo industriale; alternativa in cui l'uomo, con coscienza del ruolo suo proprio e del suo lavoro, esplica le sue capacità produttive secondo uno schema in cui individuo, gruppo familiare, gruppo sociale, fattori produttivi (e particolarmente quelli naturali come acqua, terra, piante, animali) svolgono la loro funzione in un sistema di interrelazioni non mistificate». Qui si ritorna all'assenteismo e all'emarginazione contadina, perché fino ad oggi, come afferma Giorgio Pallavicini, questo tipo di scelta è stata fatta sempre in assenza del mondo rurale. La partecipazione contadina, quando lavorerà in pieno la Regione, può esplicarsi attraverso due canali: i sindacati e gli enti locali, in particolare U Comune. Non è un mistero, e Pallavicini ce lo conferma, che le organizzazioni sindacali contadine, legate a vecchi schemi di potere delegato, burocratizzate, spesso largamente compromesse con le forze politiche e con i gruppi di potere che monopolizzano la politica agraria, non hanno vissuto le travagliate, ma stimolanti esperienze dei sindacati operai e sono venute perdendo sempre più il contatto con la base contadina. Per quanto, oggi, le forme più giovani di queste organizzazioni stiano lottando per realizzare nuove strutture sindacali. Anche i Comuni vanno ristrutturati. Al convegno internazionale è intervenuto anche il dott. Giovanni Rosa, della direzione generale agricoltura della Cee, con una relazione sul «bilancio e le prospettive della politica agrìcola comunitaria», di cui parleremo in un'altra occasione. Ai congressisti ha porto il saluto della città di Casale il sindaco avv. Motta. Quindi, ha avuto inizio la discussione. Livio Burato tRtnfcrttls tra gli altri, l'Ente nazionale Risi di Vercelli, il Centro Internazionale del Riso di Trino Vercellese, l'Istituto professionale di Stato per l'Agricoltura di Rosignano Monferrato e oltre trenta espositori, tra cooperative comunali, orticole, cantine sociali, distillerie, produttori vinicoli e caseari. I settori rappresentati alla mostra sono i seguenti: Vini (con cinque cantine sociali e dodici aziende agricole); grappe (una cooperativa e due distillerie); risi; sementi; ortaggi (due cooperative e un consorzio); formaggi (tra cui il Consorzio produttori latte di Casale); miele.

Persone citate: Giorgio Pallavicini, Giovanni Rosa, Livio Burato, Motta, Pallavicini

Luoghi citati: Casale, Europa, Piemonte, Rosignano Monferrato, Vercelli