Quando il protagonista del film è l'acciaio o il motore a scoppio di Stefano Reggiani

Quando il protagonista del film è l'acciaio o il motore a scoppio Il Festival del documentario industriale a Bergamo Quando il protagonista del film è l'acciaio o il motore a scoppio (Dal nostro inviato speciale) Bergamo, 17 giugno. Quali sono i personaggi del film industriale? Ecco un giovane meccanico pieno di fantasie ma insieme appassionato studioso dì problemi tecnici: concilia questi con quelle nella sua giornata di lavoro, sognando avventure e belle ragazze mentre scruta l'interno delicato delle macchine. Le divagazioni lo portano a conoscere i segreti del mestiere. Il film La scintilla che m'accende, racconta garbatamente come in questo modo si giunga a saper tutto sul motore a scoppio. La pellicola, diretta da Giacomo Battiato per la Cine-Fiat, ha aperto la terza giornata di proiezioni al Festival del film industriale, dopo due giorni ugualmente fitti di prodigi tecnici. Anche oggi, concluso il documentario didattico sul motore, gli spettatori bergamaschi hanno assistito a un programma ricco di laminatoi, condotte d'acqua e pipeline. Accanto agli uomini, sono questi prodotti dell'ingegno costruttivo i naturali protagonisti del film industriale, attori e macchine si alternano in giusto dosaggio. Dice lo speaker del documentario La lunga via del petrolio: « Quando l'uomo sembra sparire, lo ritroviamo nella stanza del comando a dirigere il lavoro di impianti giganteschi ». C'è qui a Bergamo un pubblico profano che ha preso gusto a questi film senza complicazioni e senza interessi di cassetta, applaude o disapprova con ponderazione, affiancando spontaneamente il lavoro della giuria che è presieduta da Blasetti. Il regista è impegnato alla severità; ha trovato in concorso anche valorosi colleghi del cinema « commerciale ». Valentino Orsini (l'autore dei Dannati della terra con i fratelli Taviani) ha firmato un cortometraggio della Dalmine e uno del Banco di Roma. E' la prima volta, sembra, che un istituto dì credito si fa pubblicità col cinema illustrando al pubblico le innovazioni dei suoi servizi bancari. Dice Blasetti: « Il film industriale potrebbe benissimo entrare nel giro delle sale pubbliche, l'importante è che sia fatto bene, in grado d'interessare gli spettatori e fornirgli informazioni utili». Non v'è dubbio che il documentario industriale affronta spesso problemi d'interesse civile: ieri è stato presentato a Bergamo Economia del futuro, di Guido Guerrasio che pone il problema delle vie d'acqua, scarsamente sentito in Italia. Un altro film. Un anello per Torino, ha illustrato la necessità della tangenziale esterna torinese (e per estensione, l'opportunità di alleggerire i nuclei urbani dal traffico esterno). Un'accusa comune ai film industriali li vuole eccellenti dal punto di vista tecnico e illustrativo, ma reticenti sul piano umano. Quest'anno gli organizzatori del Festival hanno voluto chiamare una voce di contrasto, un interlocutore per immagini, la televisione. Si proiettano al Festival, in una sezione speciale, i telefilm documentari sul mondo del lavoro. Alessandro Cane, nel film sperimentale La stretta, presenta un operaio quasi vinto dalla routine in dialogo con la sua coscienza; ne L'incidente Luigi Perelli parla di un infortunio sid lavoro in un'acciaieria del Sud; in Traffico urbano Enrico Nobis illustra i problemi del sovraffollamento automobilistico delle grandi città. Sono opere già viste in tv, qui sono usate come controcanto per un confronto di opinione. Domani il Festival si conclude con una tavola rotonda sulle videocassette. Ne parleranno un sociologo, il prof. Gilberto Pinacci Mannelli e il dott. Marcello Ciccoli, consigliere delegato dell'Olivetti Systed. Stefano Reggiani

Persone citate: Alessandro Cane, Blasetti, Giacomo Battiato, Gilberto Pinacci Mannelli, Guido Guerrasio, Luigi Perelli, Marcello Ciccoli, Taviani, Valentino Orsini

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Torino