I vaccini per bocca

I vaccini per bocca Complessi problemi della immunologia I vaccini per bocca Riconosciuta, dalle più recenti osservazioni, la validità d'una terapia che sembrava superata - Dai successi dell'antipolio di Sabin alla scoperta delle immunoglobuline (Iga) secretorie - L'ipotesi della «immunità locale» convalidata dagli studi di Heremans (1964) e Tornasi (1968) - Esperimenti anticolera Nel 1891 Paolo Ehrlich, questo genio della Medicina che quasi tutto aveva previsto delle attuali dottrine immunologiche, pur nella limitatezza dei mezzi allora disponibili per la ricerca, e che aveva gettato le basi della moderna chemioterapia, aveva por la prima volta dimostrato la possibilità di irninimizzare per via orale dei topini nei confronti di successive somministrazioni tossiche di ricina (una tossiaibumina). Da aMora oltre 2200 pubblicazioni seientinche sd sono avute sul problema delle possibili vaccinazioni per via orale contro le malattie infettive, e tra gli autori che di tale problema si sono occupati fa spicco per priorità e per la tenacia con cui ha affrontato l'argomento il Besredka, di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita, e in onore del quale si è tenuto recentemente un convegno internazionale a Milano. In realtà la vaccinazione orale, proposta e propugnata pariicolarrmente nei confronti della febbre tifoide (tifo e paratifi) non ha riscosso che scarso favore e la maggior parte dei brattati di malattie infettive ne accenna solo di sfuggita, come una curiosità che non merita molta attenzione perché soarsamente efficace e « superata ». Questo « ostraoismo » è fondamentalmente in rapporto alla conoscenza che «antigeni» proteici (quali batteri o virus uccisi o loro derivati ed estratti) somministrati per via orale possono sì percoonrecre tutto il tratto intestinale, ma non venire assorbiti dalla mucosa enterica come tali (tutte le proteine sono scisse nell'intestino ad aminoacidi, i loro costituenti elementari, prima di essere assorbite, e perdono quindi di carattere di «estraneità» all'organismo) e conseguentemente non possono arrivare a stimolare la formazione di « anticorpi» a livello delle cellule a ciò deputate (le cellule « limmuno-competenti ») che si trovano nei tessuti linfatici (itofoghiandole, milza, ecc.); per cui quando desideriamo indurre una « immunità artificiale» da vaccino, che riproduca quella naturale che si ottiene con il superamento della malattia, dobbiamo per forza somministrare il vaccino per via « parenterale », ossia sottocutanea, o intramuscolare, o inti^ermica o per scarificazione. Ed infatti tali san le vie adottate comunemente per le vaccinazioni antidifterica, antitetanica, antipertossica, antitubercolare, antivaiolosa. Due fatti importanti sono però venuti a ridare recentemente nuovo vigore ai sostenitori delle vaccinazioni orali (limitatamente ad alcune malattie): la dimostrazione della perfetta efficacia della vaccinazione orale antipoliomielitica con il vaccino vivente attenuato di Sabin, e la sco perta delle cosiddette immunoglobudine (Iga) secretorie. Gli studi sulla protezione indotta dalla vaccinazione antipoliomielitica orale hanno dimostrato che tale protezione può essere indipendente dal tasso di anticorpi presenti nel siero di sangue del soggetto vaccinato, ma è correlata alla presenza di anticorpi presenti nell'intestino, e ritrovabili nelle feci (detti appunto perciò « coproanticorpi»), capaci di neutralizzare nuovi arrivi di virus e di impedire quindi l'attecchimento. Le ricerche di Heremans del 1964 e soprattutto quelle di Tornasi del 1968 hanno dimostrato che, delle varie classi di immunoglobuline anticorporali esistenti, in varia proporzione, nel siero di sangue (e denominate Igg, Igm, Iga, Igd, Ige), le Iga o immunoglobuline A, presenti nel siero in piccole quantità, sono invece nettamente prevalenti nelle secrezioni tessutali (nel latte, nella saliva, nelle secrezioni intestinali, ecc.); che esse si formano localmente nella mucosa (da plasmacellule che si trovano nella tonaca propria della mucosa), hanno una struttura più complessa della Iga del siero, essendo dei « dimeri » costituiti da due « sottounità » più un « pezzo di trasporto » che viene agganciato durante il loro passaggio, la loro « secrezione » attraverso l'epitelio intestinale. Viene così a prendere corpo, su basi nuove, chimiche e cellulari, la concezione della « immunità locale » precedentemente espressa nel vago di una pura ipotesi. E ricerche recenti dimostrano che molecole proteiche grosse possono in realtà attraversare l'epitelio intestinale ed arrivare così a contatto con le plasmacellule della tonaca stessa inducendo la formazione di anticorpi. Ne è derivato un nuovo impulso alla ricerca di vaccini ortedisepeVce| KlacofoMlelivavd« p0Nès« orali, soprattutto, ovviamente, per la difesa immunitaria di quelle malattie i cui germi seguono questa via nella loro penetrazione nell'organismo. Vale la pena di citare le ricerche di Raettig (del Robert | Koch-Institut di Berlino) sulla vaccinazione del topino contro la infezione « simiitifosa » da Salmonella Typhi Murium, ma soprattutto quelle del pediatra (pure di Berlino) Ocklitz sui tentativi di vaccinazione dei neonati per via orale contro le infezioni da escherichia coli (i ceppi « enteritogeni » pericolosi che portano le sigle Olii B4 ed 055 B5, dei quali spesso si leg¬ gono gravi epidemie appunto in neonati ed immaturi). Ed infine gli studi sulla vaccinazione contro il colera per questa via, particolarmente importanti oggi sia per il dilagare di quest'ultima malattia in vaste regioni dell'Asia e dell'Africa, sia per le recenti acquisizioni le quali dimostrano che il vibrione colerigeno non penetra nella mucosa intestinale, nè vi aderisce, ma agisce solo moltiplicandosi a miliardi nella cavità intestinale e provocando la terribile diarrea (di 50-100 scariche al giorno) per mezzo di una « esotossina », per cui solo la immunità locale sarebbe capace di neutralizzarlo ed eliminarlo. E' necessaria probabilmente ancora una lunga sperimentazione allo scopo di trovare, per queste vaccinazioni, la giusta dose e la giusta modalità di somministrazione del vaccino (sembra necessaria per il vaccino anti-cold la somministrazione per 10 giorni consecutivi) onde ottenere una protezione ottimale (che peraltro è ancora lontana dal 1000'n); ma è una sperimentazione che oggi ci si presenta ricca di promesse. prof. Paolo Tolentino Ordinarlo di malattie Infettive nell'Università di Genova

Persone citate: Paolo Ehrlich, Paolo Tolentino, Sabin, Tornasi

Luoghi citati: Africa, Asia, Berlino, Genova, Milano