Per 4 ore il prof. Bocci, per due Cioccutto respingono le accuse davanti al giudice

Per 4 ore il prof. Bocci, per due Cioccutto respingono le accuse davanti al giudice Prosegue senza sosta l'istruttoria sulle cliniche Per 4 ore il prof. Bocci, per due Cioccutto respingono le accuse davanti al giudice Bocci (Istituto di patologia ostetrica) doveva rendere conto di 120 milioni, di cui 30 di esclusiva competenza ospedaliera, su cui l'Università non ha trattenuto la percentuale - Il prof. Ciòcatto (anestesiologia e rianimazione) di 98 milioni versati in 5 anni dal S. Giovanni all'Istituto - « Mi sono comportato, nel rigido rispetto della convenzione, da primario ospedaliero » Il giudice istruttore dott. Pettenatl ha interrogato ieri mattina per quattro ore il professor Adriano Bocci, direttore dell'Istituto di patologia ostetrica dell'Università, accusato come gli altri suol illustri colleghi.di peculato per « appropriazione ». Cioè di non aver versato all'Università, perché se ne trattenesse la percentuale spettante, 120 milioni 340 mila lire. Due ore era durato, la sera prima, l'interrogatorio del prof. Enrico Ciocatto, direttore dell'Istituto di anestesiologia e di rianimazione dell'Università a cui viene mossa la stessa accusa per un totale di 98 milioni e mezzo. Ambedue I clinici sono difesi dall'avv. Cesare Zaccone; 11 professor Ciocatto si vale anche dell'opera di un altro legale, l'avv. Paolo Emilio Ferreri. Adriano Bocci, 46 anni, una carriera percorsa a prezzo di dura fatica. E' entrato nell'ufficio di via Tasso alle 9, visibilmente emozionato. Quando è uscito alle 13,30 (mezz'ora era stata assorbita dalla stesura del verbale) sembrava uno studente dopo un esame difficile. Ci ha detto: « Ho cercato di fare del mio meglio per dimostrare al magistrato la mia buona fede e per chiarire i punti controversi. Ho contestato tutte le accuse; spero di essere riuscito a spiegarmi ». I 120 milioni e rotti di cui parla 11 mandato di comparizione sono così divisi: 75 milioni da degenti paganti in proprio; 30 milioni versati dai degenti del « repanino » paganti in proprio: 15 milioni incassati direttamente da pazienti per prestazioni ambulatoriali; 340 mila lire (e non 340 milioni come risultava da una prima, erronea informazione) corrispondenti alla somma spettante all'Università, dopo detratto il 30 per cento dell'ospedale S. Anna, per prestazioni ambulatoriali di paganti in proprio. Il totale della somma contestata al prof. Bocci si ridurrebbe In realtà a 90 milioni dato che nell'attuale controversia il « repartino » è stato attribuito al cattedratico, probabilmente in considerazione del fatto che da tempo ormai avrebbe dovuto essere « clinicizzato ». Ma la convenzione relativa, tra Università e ospedale ostetrico, non è mai stata firmata e il repartino è rimasto di esclusiva pertinenza del Sant'Anna — che lo ha recentemente assorbito in una sua divisione — come qualsiasi altro reparto ospedaliero. Sugli introiti del K repartino n (a cui del resto il clinico aveva sin dall'inizio rinunciato per scritto) l'Università non potrebbe comunque vantare alcun diritto. Circa il resto è da notare un altro particolare: dai documenti dell'Ateneo risulta che il prof. Bocci ha pagato di tasca propria il personale avventizio dell'Istituto per un totale di circa 19 milioni e mezzo. .. -. i Il nome del prof. Ciocatto ha risonanza internazionale, soprattutto negli Stati Uniti dov'è nato, si è formato e ricopre alte cariche onorifiche nel settore dell'anesteslologia. Il cattedratico ha rinunciato a presentare memoriali e ha risposto con molta calma all'interrogatorio a cui era presente oltre al giudice dott. Pettenati, l'avv. Bruno dell'avvocatura di Stato. Ci ha dichiarato: « In vita mia non mi era mai successo di trovarmi in una situazione del genere. MI hanno confortato la serenità e la cortesia del giudice al quale ho detto che mi sono comportato in ogni mio atto, nel rigoroso rispetto della convenzione del '50, come un primario ospedaliero a tutti gli effetti ». Il prof. Ciocatto era chiamato a rispondere in merito alla somma di 98 milioni a mezzo, di cui 96 pagati da pensionanti, un milione e mezzo per prestazioni ambulatoriali a favore di paganti in proprio, un milione per prestazioni ambulatoriali a mutuati: tutte somme versate all'Istituto, tra il '65 e il '70, dal S. Giovanni che le aveva già depurate della ritenuta del 30 per cento ad esso spettante. Secondo la magistratura le somme stesse avrebbero dovuto essere defalcate di un'ulteriore percentuale di legge (10 per cento) di competenza universitaria e soltanto in seguito essere versate all'Istituto per la suddivisione. Com'è noto, secondo il sistema 1 di marca americana instaurato dal prof. Ciocatto nel suo istituto (u chiunque lavori a qualsiasi titolo e con qualsiasi veste deve essere pagato ») gli introiti provenienti dall'ospedale sono stati ripartiti, per comune intesa, tra tutto il personale della clinica. Gli assistenti proponevano essi stessi la quota spettante al direttore. La linea di difesa del due clinici interrogati ieri, come quella di coloro che li hanno preceduti; a quanto si è potuto apprendere | si è basata sul particolare rapporto esistente tra cllniche e ospedale. Rapporto regolamentato da un preciso contratto, la convenzione del '50, a cui l'Università, che ha dato in gestione le cliniche agli ospedali, resta estranea. Equiparando le cliniche a reparti ospedalieri e i clinici ai primari per quanto concerne la loro attività assistenziale, la convenzione esclude di per sé l'applicazione dell'articolo 132 della legge universitaria secondo il quale gli introiti degli istituti devono essere versati alle casse dell'Università che provvede in seguito ad operare la distribuzione, attribuendo al clinici e ai loro collaboratori un'alta percentuale degli incassi. Il prof. Bocci (a sinistra) e il prof. Ciocatto nel suo studio

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