Al ministro delle Poste di Arturo Barone

Al ministro delle Poste I nostri soldi Al ministro delle Poste 11 disservizio delle poslc italiane sembra la vivente dimostrazione dello scettico proverbio « C'è sempre un peggio ». Ormai, la geme ha smesso di protestare contro gli scioperi prolungati che ogni anno provocano intasamenti e ritardi di settimane nella distribuzione della posta ordinaria, e persino di raccomandate ed espressi. Ne la sentiamo più lamentarsi perché, senza neppure l'alibi di uno sciopero, una lettera fra grandi centri impiega normalmente due giorni, invece di uno come accadeva vent'anni fa in epoca « tecnologicamente meno avanzata ». Ancora- non esisteva, infatti, il « servizio acreo notturno », che accentra ogni notte nell'aeroporto della capitale la posta imbucata ne! tardo pomeriggio nei capoluoghi di provincia periferici e poi la ridistribuisce — sempre per aereo — ai capoluoghi di destinazione nella parte opposta della penisola. Né ancora avevamo il cap (o codice di avviamento postale) di cui gli esperti ministeriali continuano a dire meraviglie. Il « telex » Siamo giunti al punto di dover protestare perché neppure le « telecomunicazioni », pagate profumatamente proprio in considerazione dell'urgenza, funzionano come dovrebbero. Il nostro giornale ne ha fatto amara esperienza, ancora una volta, proprio nei giorni scorsi. Una comunicazione «telex», trasmessa il 3 giugno alle ore 23, è stata consegnata al destinatario il giorno successivo alle ore 17: ci sono volute insomma 18 oie per far giungere da Torino a Roma le poche parole di un ordine di servizio particolarmente importante per la regolare attività del giornale. Una nota telegrafica di protesta (inviata all'ufficio competente alle ore 17 del 5 giugno) ha avuto come risposta una generica promessa d'indagini, seguita due giorni più tardi dalla non meno generica assicurazione: « La direzione risponderà per iscritto ». Da allora « La Stampa » non ha più saputo nulla. Nel frattempo, un altro ordine di servizio — ad altro redattore — ha fatto una fine analoga: spedito sempre per « telex » alle ore 16 del 9 giugno, risulta pervenuto a Roma alle ore 17,30 dello stesso giorno, ma recapitato solo alle ore 8 del giorno successivo. Non ce bisogno di essere particolarmente addentro ai problemi di un quotidiano degli « Anni Setlanta » per capfre che ritardi del genere sono assolutamente intollerabili: essi - possono comportare la perdita di un appuntamento già predisposto o di un aereo per destinazione lontana, in ogni caso il rinvio l'orzato di un servizio che i quotidiani concorrenti potranno invece avere per tempo. Il pessimo funzionamento dei servizi postali ha già provocalo forti aumenti di costi per tutte le aziende che hanno bi- I sogno di far arrivare a destinazione — entro una data certa j — la loro corrispondenza. Nel- J le grandi città, le agenzie di recapito espresso sono ormai uri cen.inaio (con circa 2000 addetti) ; di recente, hanno addirittura costituito un'apposita organizzazione di categoria per la difesa dei comuni interessi. I « corrieri » Esistono inoltre, per i servizi da città a città, numerosissimi « corrieri » i quali assicurano il trasporto e la consegna a domicilio, nello stesso giorno o al più tardi nelle prime ore di quello successivo, di plichi e di pacchi urgenti. Vi fanno ricorso, in misura sempre crescente, le aziende di credito (avvisi di cambiali in scadenza, comunicazioni alla clientela, ecc.), le grandi imprese industriali e finanziarie, le società di vendila per corrispondenza, le case editrici. Sebbene non si conosca il giro d'affari complessivo delle aziende postali « private ». si ha ragione di ritenere che ammonii a parecchie decine di miliardi. Quanto più diminuisce il giallo di -. affidabilità » delle poste ufficiali, tanto più prosperano i concorrenti, autorizzati o no. Stando così le cose, ben si comprende la cattiva accoglienza riservala — la scorsa settimana — alla notizia, pubblicata dall'»' Espresso », che le tariffe postali sarebbero state aumentate « all'indomani delle elezioni amministrative del 15 ìiiugno ". La notizia è stata subito smentita dal ministero delle Poste con evidente irritazione, non tanto per la notizia in se stessa, quanto per il malizioso accenno al periodo, im¬ mcumdiprbonomrotineamalcacodaraindlafegivd« mfupndcdgmandscposszrlatdtstsntduI i mediatamente posteletloralc, in cui avrebbe avuto luogo. Il 16 settembre scorso, commentando in questa rubrica il discorso pronunciato a Bari dal presidente del consiglio Colombo, davamo per probabili — a non lontana scadenza — aumenti tariffari, sia per le ferrovie sia per le poste. Avvertivamo però che ogni decisione di aumento di tali « prezzi amministrati » 'era subordinata alla condizione di non provocare ulteriori inasprimenti dei costi aziendali. Purtroppo, l'andamento dei prezzi non e ancora così rallentato da rischiare inasprimenti di tariffe capaci di provocare allri « scatti » della scala mobile (dopo i due di febbraio e gli altri due di maggio). Soprattutto sgradevole, osservavamo, appariva la proposta di aumentare le tariffe postali: « L7» po' perché l'ultimo aumento risale all'agosto 1967. e fu particolarmente oneroso; un po' perché le nostre tariffe sono, già oggi, fra le più elevate d'Europa; un po', infine, perché il servizio, già molto scadente, tende di continuo a peggiorare ». L'esperienza di questa primavera, col lungo caos dovuto allo sciopero di metà marzo, non può certo attenuare il giudizio negativo del settembre scorso; potrebbe solo modificarlo in peggio. E resta valida, più che mai, anche la seguente obiezione: « Oltre tutto, il grosso pubblico non riesce a persuadersi perché l'amministrazione postale debba incoraggiare — con tariffe fallimentari — la spedizione di troppi foglietti, pubblicitari e no. che il più delle volte finiscono immediatamente nel cestino della carta straccia. Prima di qualsiasi altro " ritocco " delle tariffe, ci si aspetta che l'amministrazione competente prenda concrete misure contro l'inflazione della " posta " inutile ». Arturo Barone

Luoghi citati: Bari, Europa, Roma, Torino