In appello i mafiosi che uccisero il commissario Tandoi in Sicilia

In appello i mafiosi che uccisero il commissario Tandoi in Sicilia Il processo comincerà domani alle Assise di Lecce In appello i mafiosi che uccisero il commissario Tandoi in Sicilia 11 capo della Mobile di Agrigento tu assassinato in piazza mentre tornava a casa con la moglie - Nella sparatoria morì anche un giovane (Nostro servizio particolare) Lecce, 12 giugno. Comincerà lunedì, davanti alla corte d'assise d'appello, i' processo di secondo grado contro 21 persone ritenute responsabili della morte di Cataldo Tandoi, commissario capo della squadra mobile di Agrigento. Un diario del commissario permise di scoprire i responsabili del delitto mafioso, gli stessi che il funzionario aveva, sempre protetto. La sera del 30 marzo 1960, in piazza della Vittoria ad Agrigento, il dott. Tandoi, mentre tornava a casa insieme con la moglie, Leila Motta, fu ucciso con quattro colpi di pistola calibro 9. Un quinto proiettile colpi lo studente Antonio Damanti, di 17 anni, di Porto Empedocle, il quale stava passando casualmente con alcuni amici. Il giovane morì poco dopo. In un primo momento furono sospettati ed arrestati Leila Motta e il direttore del locale ospedale psichiatrico prof. Mario La Loggia. I due furono poi scagionati da ogni sospetto. Nei primi mesi del 1963, il sostituto procuratore generale di Palermo, dott. Fici, rinviò a giudizio 22 siciliani sospettati di far parte della mafia di Raffadali (Agrigento) e ritenuti responsabili delle morti del doti. Tandoi, del giovane Damanti e di al¬ tre quattro persone, di associazione per delinquere e di altri reati. Il processo — svoltosi per «legittima suspicione» davanti alla corte d'assise di Lecce — cominciò il 2 novembre 1967 e si concluse, dopo aa udienze, il 23 luglio dell'anno successivo con otto condanne all'ergastolo, altre pene detentive per complessivi 175 anni e quattro assoluzioni con formula dubitativa. Contro la sentenza presentarono appello tutti gli imputati ed il pubblico ministero per 14 di essi. Al processo di secondo grado saranno assen-" ti Giuseppe Lattuca (condannato all'ergastolo e morto in carcere), Giovanni Scifo e Vincenzo Alongi, il primo latitante e l'altro evaso alcuni mesi fa da un campo di lavoro in Sardegna. Saranno invece presenti gli ergastolani Luigi e Santo Librici, mandanti dell'omicidio Tandoi e responsabili della morte di Damanti; Giuseppe Terrazzino e Giuseppe Casa, i quali, insieme con Giuseppe Lattuca, Vincenzo Di Carlo e Giuseppe Galvano ordinarono l'uccisione di Antonino Tuttolomondo e Antonino Galvano; Antonino Bartolomeo, imputato della morte di Celiando Milia e Antonino Galvano. Le uccisioni di Tuttolomontlo, Galvano, Milia e Bonsi- gnore furono provocate dalla lotta fra i gruppi mafiosi del triangolo Agrìgento-RaffadaliFavara, cominciata venti anni fa con l'uccisione del Milia (impiegato del consorzio agrario di Raffadali, capomafia ed avversario dell'avv. Salvatore Cuffaro e di Antonino Galvano) e proseguita dopo la morte del Cuffaro e di Galvano. Il dott. Tandoi fu invece assassinato da quegli stessi mafiosi che egli aveva per tanti anni protetto. Come si rileva infatti dalla sentenza di primo grado, il commissa- j rio capo della squadra mobile di Agrigento indagò su tutti i delitti della mafia agrigentina, ma- pur avendo identificato i responsabili, riferì sempre alla magistratura solo una parte del risultato delle sue indagini, scrivendo il resto in un diario. r. s.