Uccide un muratore ed è ferito da una fucilata "Giocavamo nelle bische e mi doveva dei soldi,,

Uccide un muratore ed è ferito da una fucilata "Giocavamo nelle bische e mi doveva dei soldi,, Regolamento di conti per strada in un paese nei pressi di Napoli Uccide un muratore ed è ferito da una fucilata "Giocavamo nelle bische e mi doveva dei soldi,, La vittima aveva 32 anni - L'omicida, che abitava a Modena, è stato arrestato - Un amico del muratore gli ha esploso un colpo al volto, poi è fuggito - Gli inquirenti dubitano che la causa della sparatoria sia diversa da quella data (Dal nostro corrispondente) Napoli, 11 giugno. Regolamento di conti la notte scorsa in una strada di Giugliano, comune a venti chilometri da Napoli, dove negli ultimi tempi le manifestazioni di delinquenza (con sparatorie e delitti) hanno assunto proporzioni allarmanti: un imprenditore edile, Giovanni Pirozzi, di 47 anni, residente a Modena e originario di Giugliano, ha ucciso a colpi di pistola il muratore Giuseppe Di Nardo, 32 anni. A sua volta è stato ferito al viso con una fucilata da un amico della vittima, Francesco Mancini, di 30 anni. L'assassino è stato arrestato e denunciato all'autorità giudiziaria per omicidio volontario aggravato, porto abusivo di armi e sparo in luogo abitato. Il Mancini, invece, è riuscito a fuggire. Dovrà rispondere di tentato omicidio. Non è ancora del tutto chiaro il movente dell'episodio. Secondo la versione fornita da Giovanni Pirozzi, Giuseppe Di Nardo e Francesco Mancini gli dovevano duecentomila lire, somma da lui anticipata e persa, giocando in società, in una bisca clandestina di Giugliano. Gli inquirenti non escludono che il ricorso al debito di gioco sia un espediente per mascherare la vera causa della sparatoria. Essi ritengono che ben più gravi ragioni abbiano indotto i tre ad affrontarsi con le armi in pugno, se si considera che l'imprenditore edile è venuto apposi- tamente da Modena per « saldare i conti ». Giovanni Pirozzi, trasferitosi da oltre quattro anni in Emilia, periodicamente veniva a Giugliano, dove trovava ospitalità presso alcuni suoi parenti. Durante la permanenza in paese egli frequentava la vittima ed il Mancini, ma si ignora la natura dei rapporti intercorsi tra loro. Ai carabinieri, l'orrucida ha detto: « Eravamo accaniti giocatori e ci ritrovavamo insieme intorno ad un tavolo verde, ma le puntate erano sempre fatte in società ». Secondo le sue dichiarazioni, alcuni mesi or sono avevano perso quattrocentomila lire. La somma era stata da lui anticipata ed invano aveva insistito per ottenere la metà dai compagni. Soltanto verso la fine di maggio il Di Nardo ed il Mancini lo avevano raggiunto a Modena e gli avevano pagato il debito con due assegni del valore complessivo di trecentomila lire, ricevendo il resto di centomila lire in contanti. Gli assegni, però, erano risultati a vuoto, con firma falsa. Giovanni Pirozzi, indignato del raggiro, mercoledì era giunto a Giugliano per farsi giustizia. Aveva affrontato i due compagni, ma era stato picchiato. Aveva preferito non denunciare l'episodio ai carabinieri, perché voleva « risolvere da solo la questione ». Ieri sera era in una bisca di Giugliano. Verso mezzanotte nel locale giunge Francesco Mancini, che lo invita ad uscire in strada per v riferirgli cose importanti ». L'appaltatore rifiuta e si trattiene ancora a giocare. Quando rincasa, verso le due, trova ad attenderlo Giuseppe Di Nardo e Francesco Mancini. E' accolto a fucilate. Mette anche lui mano alla pistola e spara l'intero caricatore contro Giuseppe Di Nardo che si accascia al suolo. Giovanni Pirozzi, con l'arma ormai scarica, si dà alla fuga, inseguito dal Mancini, deciso ad ucciderlo. Le detonazioni richiamano sul posto una pattuglia1 di agenti del commissariato di P.S., ma essi non riescono ad evitare il ferimento dell'appaltatore. Francesco Mancini fa in tempo a sparargli una fucilala al viso ed a dileguarsi, a. 1. I i degli imputati erano Fiorenza Torrero in Testa, di 29 anni, abitante a Torino in via Mario Leoni 6; e la suocera Caterina Busso, vedova Testa, di 57 anni, residente a Bra in via Rimembranze 111. La Torrero era accusata di aver mandato allTnps di Cuneo, il 22 aprile 1968, con la richiesta di tessera assicurativa per contributi obbligatori per la suocera, un questionario in cui dichiarava falsamente che, con la stessa, non vi erano rapporti di parentela e diceva di averla assunta in servizio dal 1" aprile '68. Entrambe erano poi accusate di tentata truffa nei confronti dell'ente per avere, con la dichiarazione, tentato di far avere alla Busso l'assicurazione sociale. Il tribunale, facendo propria la tesi del p. m. dott. Ferrerò, che sosteneva non esservi rapporto di lavoro tra nuora e suocera, quando quest'ultima accudisce ai nipoti in tenera età (quindi non c'è diritto ad assicura zione sociale) amnistiava la Torrero, e assolveva le due donne dalla tentata truffa per insufficienza di prove.