Accusate di diserzione

Accusate di diserzione Le donne sono assenti dalla politica attiva? Accusate di diserzione La presenza femminile alla Camera si aggira sul 3,5 O'o ed al Senato non arriva nemmeno al 3 Vo, mentre le donne rappresentano il 53 "-o circa dell'elettorato. Quali le ragioni di tale squilibrio? Ecco (in ordine alfabetico) le opinioni di Lina Aliquò (responsabile del Movimento femminile del psdi). Franca Falcucci (senatrice, delegata del Movimento femminile della de). Elena Gatti Caporaso (senatrice del psi, sottosegretario alla Pubblica Istruzione), Maria Antonietta Macciocchi (deputata del pei), Marisa Passigli (del Comitato centrale dello psiup), Tullia Romagnoli Carettoni (senatrice della Sinistra Indipendente), Rossana Rossanda (esponente de «il manifesto »), Luciana Sensini (consigliere provinciale di Roma del pli), Giuseppina Sergnesi (segretaria nazionale del Movimento femminile repubblicano). Succube? Lina Aliquò (psdi): «Le donne, nella stragrande maggioranza, sono indifferenti alla politica, e non nutrono eccessiva simpatia per coloro che invece se ne interessano. Inoltre gli uomini, pur dicendosi evoluti e democratici, rimangono irriducibilmente conservatori della loro pretesa supremazia, e non agevolano certo la vera emancipazione femminile. Troppe donne, infine, nell'esprimere il loro voto, subiscono supinamente l'influenza del parroco, del marito, del padre e perpetuano una situazione di privilegio in favore maschile ». Franca Falcucci (de): «Premesso che oggi assistiamo ad un generale allentamento del grado di partecipazione attiva alla politica, per quanto concerne specificamente quello delle donne, direi che l'impegno nella famiglia e nel lavoro è cosi rilevante da renderla diffìcile. All'interno dei partiti poi, la crescente tendenza al frazionismo diminuisce ulteriormente le loro possibilità di inserimento. Inconsce resistenze psicologiche fanno anche sì che non sempre le donne siano convinte della solidarietà per una candidatura femminile. Il sistema dei voti preferenziali con' duce ad una battaglia esasperata in cui le candidate trovano particolare difficoltà a disporre di un adeguato apparato organizzativo e pubblicitario ». Elena Gatti Caporaso (psi): « Nei periodi di slancio ideale e rinnovamento, le donne sono sempre presenti: non a caso fu durante la Resistenza che venimmo alla politica. Tuttavia questa non tardò a rivelarsi arte diffìcile e dura: per il risorgere, passato il momento rivoluzionario, di tradizioni e pregiudizi, per gli impegni domestici e professionali. Una donna che lavora fuori ed in casa, dove trova altro tempo ed energie da dedicare alla vita pubblica? Dove lascia i figli — ben custoditi — in qualsiasi momento? Mancano adeguate strutture sociali (tipo scuola a tempo pieno ed asili-nido) e, d'altra parte, l'astrattezza di cui troppo spesso fa mostra il linguaggio politico scoraggia le donne, che per natura amano i fatti concreti e non le chiacchiere ast.use. Esse se ne occuperebbero ben maggiormente, ne sono convinta, se sentissero parlare meno di correnti e più, per esempio, di prezzo dei generi alimentari ». Maria Antonietta Macciocchi (pei): «Tutte le strutture sociali sono gravemente insufficienti (per un milione e mezzo di bambini, 40 mila posti in asili-nido; per tre milioni, 600 mila posti nelle scuole materne): è la donna a supplire a tali carenze, trasformandosi essa stessa in infrastruttura. La politica diviene cosi un regno privilegiato cui accedono gli uomini, più liberi di tempo e d'energia. Inoltre, stiamo vivendo ima sorta d'isteria del sesso, di cui la femmina, di nuovo con un falso obbiettivo, è protagonista. Avendo, con la pillola, raggiunta la libertà sessuale, lei s'illude di avere, contemporaneamente, ottenuto anche il completo affrancamento politico e sociale. In realtà il tentativo è di riportarla fra le mura domestiche: in fondo, fra letto e focolare, intercorrono pochi metri. Scoraggiante per la mentalità delle donne è pure il linguaggio "da setta" dei politici, il loro bizantinismo provinciale. D'altra parte, la stcoe supcatefiul'uradadzibladdmnnmde mnueloaqrzcnaorntsmnficus"slrnlmsibsniddclinvns o i r e e n e a ) a o r i estampa femminile le tratta come "minorate psichiche", e la tv, nel cretinismo delle sue rubriche "di massa", propina miti femminili di cantanti e vedettes ridicole ». Marisa Passigli (psiup): «La tendenza delle donne a rifiutare la competizione con l'uomo ed a rinunciare alla rappresentanza eletta, nasce dai condizionamenti frapposti dalla società alla partecipazione femminile alla vita pubblica: condizioni e ' ritmi di lavoro, pregiudizi, invenzione del mito della "femminilità" da parte della società consumistica, creano disoccupazione femminile, riduzione del numero delle ragazze man mano che si procede nei gradi superiori della istruzione e supplenza delle donne alla mancanza dei servizi non forniti dalla società. Tuttavia c'è un risveglio crescente: donne e ' ragazze partecipano alle lotte sociali, consapevoli che anche 1 loro problemi, come quelli degli altri esclusi (operai, contadini, gente del Mezzogiorno), verranno risolti costruendo, giorno per giorno, una società alternativa all'attuale e travolgendo gli ostacoli posti da una struttura essenzialmente maschile ». Tullia Romagnoli Carettoni (Sin. Ind.) « Nei momenti di rottura, le donne sono sullo stesso piano degli uomini; durante la Resistenza, nessuno pensò mai di non affidarci qualche compito perché " troppo gravoso " per una creatura femminile. Poi si è ristabilito il cosiddetto " ordine ", impostato su una società di tipo maschile, e le donne sono rientrate nei ranghi tradizionali. La diminuzione del loro numero nelle assemblee elettive è sintomo di quél processo — anche se la politica non si fa solo in Parlamento! La vita pubblica femminile regge quasi soltanto sul sacrificio personale. Pure nei momenti più impegnativi, una donna non dimentica che a casa l'attendono bambini e marito: e lui crede sempre suo diritto darle un colpo di telefono per invitarla a rientrare. Le donne dunque sono presenti dove c'è slancio rivoluzionario; nei momenti di riflusso, scarseggiano ». icvffndtuslbmmtncvpddPreferenze Rossana Rossanda ("Il Manifesto"): «La vita politica attiva non si identifica, né si esaurisce, nelle assemblee rappresentative. Nelle attività sindacali, nelle lotte operaie, nel movimento studentesco, nei gruppi del dissenso ed extraparlamentari, la presenza femminile non è mai stata forte come ora. Nel primo dopoguerra — quando Parlamento ed istituzioni locali erano i soli canali di espressione politica — entrarono nei partiti le minoranze femminili provenienti dall'antifascismo: queste costituivano una percentuale bassa, perché le donne risentivano di un'educazione civile nulla. Ora che la società si è politicizzata, e le donne in essa, sono i partiti a rappresentare meccanismi sclerotizzati ed insufficienti ad esprimerne la presenza ». Luciana Sensini (pli): «Non si tratta di un fenomeno solo italiano; a determinarlo concorrono elementi positivi e negativi. Fra questi ultimi il più vistoso è la diffidenza che ancora domina la donna verso le donne, frutto del fatto che i diritti politici non furono "conquistati", ma a noi "concessi", e la stragrande maggioranza vi arrivò del tutto impreparata, uscita da un regime che aveva imposto e coltivato la figura dell'oca giuliva. Tipo che dobbiamo augurarci vada finalmente scomparendo: oggi la maggioranza delle donne vota come gli uomini. Ma la notorietà di un candidato è conseguenza di continua attività ed applicazione, e comporta al proprio lavoro una dedizione completa che una donna, specie se è madre e lavora, non può permettersi». Giuseppina Sergnesi (pri): « Le donne, per contare di più, devono entrare nelle " stanze dei bottoni " — cioè nelle segreterie dei partiti — potenti macchine elettorali che selezionano le candidature ed orientano gli elettori sulle preferenze. Il sistema proporzionale porta ad una falcidia di candidati. La lotta per le preferenze è dura. Prime a cadere, le donne: gli "apparati " politici non le sostengono. Anzi attribuiscono loro, in partenza, il ruolo di "portatrici di acqua", qualunque sia il loro vailore personale ». Ornella Rota

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