Spiagge quasi deserte in Liguria il turismo nella Riviera è in crisi

Spiagge quasi deserte in Liguria il turismo nella Riviera è in crisi Anche il maltempo ha congiurato ieri contro la "stagione,, Spiagge quasi deserte in Liguria il turismo nella Riviera è in crisi Il sole si è visto a tratti, il mare era in burrasca - Tra il 1965 e il 1970 le presenze degli stranieri negli alberghi sono calate del 17 per cento - Negli ultimi anni sono stati costruiti 130-140 mila vani con il «massimo di irrazionalità e di spreco delle risorse ambientali» (Dal nostro corrispondente) Genova, 10 giugno. E' giugno, ma sulla Riviera ligure si va ancora vestiti di lana: per un giorno di sole c'è una settimana di pioggia 0 di cielo coperto; il termometro, dopo avere segnato punte da record (27 gradi) ai primi di maggio, staziona attorno ai venti: il mare, mosso dallo scirocco, è spesso agitato. Oggi, giorno di festa, le spiagge erano quasi deserte: il sole si è visto a tratti, il mare era in burrasca. Sulle strade il trafficò è stato intenso, ma, spiega la polizia stradale, « si tratta di movimento locale. Sulle autostrade che portano alla Riviera l'afflusso delle auto è stato tutt'altro che eccezionale ». Paura del maltempo, timore per lo sciopero degli alberghi? Si tratta di motivi occasionali, che possono avere il loro peso: specialmente il primo, perché la astensione dal lavoro dei dìpendenti alberghieri, che colpisce i grossi complessi con centinaia di stanze, non ha invece gravi ripercussioni sui piccoli alberghi a conduzione familiare, che tono la maggioranza. Il turismo ligure è in crisi? A questo « allarmante interrogativo » risponde affermativamente l'Ilres (Istituto ligure di ricerche economiche e sociali) indicando varie spiegazioni. A confermarlo, secondo l'ultimo bollettino dell'Istituto, stanno « le deludenti risultanze del 1970 » e le « ancor meno brillanti previsioni per l'estate 1971 ». La crisi, d'altra parte, la si capta, proprio in questi giorni, in qualsiasi località della Riviera ligure. Dicono, ad esempio, ad Alassio: « C'è molto movimento in giro. Ma qualcosa non va più come una volta. Tutti si lamentano ». Lamentarsi « sulla base di frusti luoghi comuni » e. scaricare le responsabilità — osservano i ricercatori dell'Ilres — è un modo tipico di affrontare i problemi del turismo ligure: la colpa; si dice 1 sempre, è delle tasse, dei co¬ sti del personale. Le cause, invece, sono ben altre. Partiamo dalle cifre. In cinque anni, fra il '65 e il '70, le preseme dei turisti stranieri negli alberghi della regione sono calate quasi del 17 per cento. Secondo le statistiche c'è stato un forte compenso con l'aumento dei « clienti nazionali »: le loro presenze nello stesso periodo sono salite del 25 per cento circa. Ma gli ospiti di alberghi, pensioni e locande sono aumentati solo del nove per cento; del quindici sono salite le presenze negli « esercizi extra-alberghieri », cioè presso affittacamere o in appartamenti di proprietà degli stessi turisti. Gli alberghi hanno registrato una perdita netta. Sì arriva così al « nodo di fondo », che è «a livello urbanistico-territoriale »; « Speculazione edilizia e carenza di attrezzature collettive sono le determinanti del processo involutivo ». Negli ultimi cinque anni, sulla Riviera ligure sono stati costruiti 130-140 mila vani, con « il massimo di irrazionalità e di spreco delle risorse ambientali ». Sono errori che si scontano e le cifre ne danno conferma: la provincia che ha visto il più prepotente assalto della speculazione edilizia è proprio quella di Genova (si pensi a Rapallo, Chiavari, Lavagna) ed è anche quella dove più forte è stato l'aumento delle « presenze extra alberghiere » di turisti italiani, più debole quello delle presenze in alberghi. Costruendo la « seconda casa » per gli ospiti delle regioni del Nord, si è sottratto spazio, in una zona dove quésto è limitato in senso assoluto e relativo « ad usi alternativi più validi » come « altre attività produttive più redditizie, attrezzature collettive, soddisfacimento di esigenze fondamentali della popolazione residente ». I motivi non si arrestano qui: « La Liguria non è stata finora in grado di elaborare una propria strategia » capa¬ ce di fronteggiare e affrontare «vincoli obiettivi» e «grossi problemi di tipo strutturale». Tra i primi ci sono « la densità della popolazione residente nelU. fascia urbanizzata (oltre 1100 abitanti per chilometro quadrato) e l'esistenza di altre attività produttive concorrenti nell'utilizzo delle risorse »; ira i secondi: « L'inquinamento delle acque marine, il rifornimento idrico, la organizzazione territoriale ». Il nostro turismo ha un carattere « artigianale » e « dissipatorio ».- La pulizia delle acque marine si affronta con « palliativi », le attività promozionali « sono carenti e mancano di fantasia ». Per superare la crisi occorrono « profonde razionalizzazioni e ristrutturazioni », distribuire meglio, lungo l'arco di tutto l'anno, le presenze, armonizzare le attività turistiche con le esigenze della popolazione residente. Gli elementi positivi non mancano: la Liguria può offrire « servizi qualificati disponibili o non ancora disponibili nelle zone di nuova valorizzazione turistica: da quelli commerciali a quelli culturali-ricreativi a quelli sportivi ». m. b.

Luoghi citati: Alassio, Chiavari, Genova, Lavagna, Liguria, Rapallo