L'attività biochimica del cervello di Angelo Viziano

L'attività biochimica del cervello Il "punto,, sulle scoperte attuali dopo lunghi anni di studi 1 —1 R 1 ir.: L'attività biochimica del cervello Un convegno di psichiatri e farmacologi a Milano - Modelli sperimentali per le interpretazioni delle psicosi - Il ruolo delle catecolamine nel comportamento umano - L'azione dei tranquillanti e degli antidepressivi - Cura del "Parkinson" In questi ultimi anni lo studiò del dinamismo biochimico del cervello ha già accumulato una brillante serie di acquisizioni che accreditano rapporti, prima semplicemente sospettati, tra taluni processi biochimici cerebrali e svariati comportamenti individuali. Si è accresciuta con ciò la speranza di pervenire presto alla chiarificazione della genesi tuttora oscura di talune psicosi, con conseguenti risvolti terapeutici, mediante studi congiunti tra farmacologi (neuropsicofatrmacologi) e clinici psichiatri. Una svolta poderosa. Fa pensare quanto ambiziosi e fragili fossero nel loro tempo i tentativi di reperire attraverso la pura ricerca anatomico-istologica, la sola allora disponibile, persino la rivelazione del segreto del genio. Si ricorreva all'osservazione microscopica delle più fini strutture dell'architettura del cervello ed all'esame comparativo di miriadi di fettine di tale organo di uomini appena scomparsi di grande talento e di altri comuni o mentalmente tarati. Qualche risultato fu suggestivo, mai però con uno spiraglio di luce sui meccanismi e le deviazioni del pensiero. Ricerche successive con altri mezzi non risultarono pertinenti allo scopo. La nuova scienza cerebro¬ chimica ha, invece, individuato sostanze che, interferendo morbosamente proprio sul normale chimismo cerebrale, possono indurre sconvolgimenti psichici di fattura specifica. Scienza nuova sì, per i mezzi di cui oggi dispone, ma con radici lontane; di quando Kraepelin, puntando sulle primitive esperienze di psicosi provocate da varie droghe, impostò, senza tuttavia risolverlo pienamente, proprio il problema della specificità o meno del quadro psichico artificialmente indotto da una determinata sostanza. C'era forse già allora da arguire che certe psicosi spontanee possano derivare da sostanze generate nell'organismo stesso. Comunque è del tempo attuale e significativa la scoperta che la somministrazione di un derivato (dietilamide) dell'acido lisergico, l'ormai tristamente noto Lsd, agendo sul cervello può produrre transitoriamente il quadro della disgregazione (dissociazione) della personalità, caratteristico della schizofrenia. Successivamente la scoperta della serotonina ha rilevato la grande importanza che talune sostanze comunemente presenti nell'organismo esercitano a livello cerebrale in funzione. di « mediatori chimici », causando però squilibri di comportamento quan- do sono in eccesso o in difetto. Da diversi anni tali mediatori sono oggetto di approfondite valutazioni. Nei riguardi della serotonina ora mediante farmaci capaci di interferire con essa si tende a correggere deviazioni dei comportamento eventualmente riferibili a sue variazioni morbose. Anche l'acetilcolina ha un ruolo nei comportamento animale: ha riflessi nella interpretazione e nel trattamento di alcune situazioni comportamentali umane: Inoltre recentemente è stato ipotizzato un ruolo delle catecolamine sempre nei riguardi del comportamento. A tale proposito i professori G.L. Gessa; G.C. Pepeu e P.F. Spano riferiranno al « Corso di aggiornamento in neuropsicofarmacologia ». che inizia domani a Milano. E' un « incontro » cui partecipano circa trecento tra psichiatri e farmacologi, promosso e diretto dal prof. Rodolfo Paoletti, esperto di chiara fama internazionale. Tre illustri relatori stranieri — E. Costa, di Washington; GM. Everett, di Chicago; F. E. Bloorn, di Washington — chiariranno specialmente i meccanismi di azione degli psicofarmaci a livello cellulare ed il problema della loro tossicità. Tornando ai problemi dell'interpretazione delle psicosi spontanee sempre maggiore importanza assume lo studio dei « modelli » sperimentali comparativi. Così tra i nostri ricercatori V. Andreoli ha ottenuto recentemente notevoli risultati da psicosi provocate da anfetamine per l'interpretazione della schizofrenia. Analoghe ricerche ha fatto L. Vanzelli sull'aggressività. Nell'ambito del congresso farmacologi e psichiatri discuteranno insieme pure l'azione dei tranquillanti e degli antidepressivi, sì da poter fornire direttive anche d'ordine pratico sul loro impiego. Sovente lo psichiatra deve stabilire terapie a base di più farmaci psicotropi. Deve allora risolvere il problema della loro possibile interazione; poiché — lo sappiano quanti con incosciente faciloneria ingurgitano più pillole di diversa fattura — l'effetto dei farmaci non si integra per semplice sommazione, ma in modo complesso e per mezzo di interazioni che possono potenziare l'azione di una sostanza o attribuire effetti che la somministrazione di un farmaco singolo generalmente non ha. Questo aspetto della sommazione e della interazione in¬ ttsatpmn teressa sia l'effetto terapeutico desiderato del farmaco, sia quello della sua tossicità. Attraverso l'uso di una appropriata terapia combinata è possibile, ad esempio, potenziare l'azione di un farmaco e ottenerne l'effetto clinico a dosi cui generalmente non si hanno danni tossici. L'aggiornamento di questo tema (cui dedicammo uno speciale articolo al suo nascere) è motivo di una par¬ ticolare tavola rotonda del convegno di Milano. Anche la terapia del Parkinson avrà la sua disamina. Il problema di tale cura, rivoluzionata dalla introduzione della L-Dopa, non è ancora concluso sul piano farmacologico. Una sostanza che avrà forse rilievo è l'acido gamma - idrossibutirrico, di cui si discuteranno i primi risultati clinici. Angelo Viziano

Persone citate: Everett, Kraepelin, L. Vanzelli, Parkinson, Rodolfo Paoletti

Luoghi citati: Chicago, Milano, Washington