L'enigmatico Erasmo di Carlo Carena

L'enigmatico Erasmo Un uomo indipendente fra curie e corti L'enigmatico Erasmo Roland il. Bainton: « Erasmo della Cristianità». Ed. Sansoni, pag. 337, L. 6000. Il quinto centenario erasmiano — ma non si seppe neanche bene quando lo si dovesse celebrare: di Erasmo si dubita se sia nato nel 1466 snmmdQo nel 1469, e così la Svizzera, dove morì, lo celebrò nel 1966, e l'Olanda, dove nacque, nel 1969 — ha lasciato, come sempre avviene in questi casi, il suo strascico d'iniziative e di pubblicazioni a tutti i livelli. Giunge ora anche da noi la bella biografia di Roland Bainton, pubblicata da Sansoni con un corredo interessantissimo di illustrazioni: località, autografi, edizioni, ritratti di questo fantastico personaggio, da quelli no tissimi di Metsys e di Durer o e o à n i \ a curiose autocaricature con un enorme naso e con la ce lebre berretta ridotta a cuf fia di vecchia bisbetica. La biografia del Bainton si I misura naturalmente con l'altra, classica, dello Huizinga, per non dire delle molte minori in cui cattolici e protestanti hanno cercato di tirare ciascuno dalla propria parte un uomo che dell'ambiguità sembra aver fatto la divisa della propria vita, una delle tante, ma non l'ultima e forse quella che riassume tutte le altre. Il Times Litterury Supplement notava di recente, a proposito di un Erasmus di Faludy, che a parlare di lui si cammina continuamente su un terreno minato, col rischio di dare per certo ciò che è soltanto congetturale. Nato a Rotterdam da un prete e dalla figlia di un medico — così stanno probabilmente i fatti crudi, su cui poi Erasmo imbastì un racconto romantico, — studente dalla carriera tortuosa e frate agostiniano, prete di cui s'ignora se dicesse mai messa, lasciò ben presto il chiostro e da allora viaggiò per tutta Europa in varie funzioni e per vari motivi. Ma l'aspetto che di questa figura poliedrica e in parte contraddittoria il Bainton mette in particolare evidenza, è quello dello studioso biblico e del polemista sacro. Preminenza religiosa Il titolo completo del volume è Erasmo della Cristianità; e i temi non sono tanto quelli dell'umanista, dell'autore aspro e dotto del Ciceronianus, del possessore impareggiabile delle lingue e delle letterature classiche, risolto in sordina, quanto quello dell'editore del Nuovo Testamento e dell'attore o spettatore di una grande crisi religiosa. Anche ciò che Erasmo prendeva dal mondo classico, giudica il Bainton, passava attraverso il filtro cristiano, e « sebbene impersonasse l'uomo colto, i suoi interessi principali e la sua vocazione primaria erano religiosi ». Su questo giudizio globale è impostato tutto il libro, I scritto appunto da un emi- nente studioso della Rifor- j ma. Esso risponde perfetta- mente a quel preciso momen- to, alle posizioni erasmiane di cerniera tra i latinisti del Quattrocento e i grecisti del secondo Cinquecento; all'evoluzione in atto nell'uomo col- to, dal tipo del letterato urna- nista a quello della Controriforma. I difetti e le virtù Ma è chiaro che le grandi sorgenti del suo pensiero liberale erano classiche, più che patristiche: appunto per quell'elemento vitale che configurò tutto il suo essere e gli diede un posto singolare nel suo secolo, e poi nei successivi. Voglio dire il suo altissimo senso laico dell'uomo, con l'esigenza in lui primaria della libertà. A tale matrice si possono ridurre tutte le sue forse poche, ma grandi virtù, e con essa si Possono spiegare i suoi mol- I ti difetti: le esitazioni, le 1 sfumature accorte, forse anche vili, ma accanto al senso della dignità della ragione, all'esigenza di essere indipendente spinta fino all'insofferenza, al disgusto per ogni eccesso, per tutti i fanatismi. Ciò lo separò irrimediabilmente da Lutero, anche se « fu Erasmo a deporre l'uovo, che poi Lutero covò ». Non i poteva perdonargli l'introduzione di un rigido determinismo, né ai suoi seguaci di non aver prodotto un miglioramento nella vita, soprattutto con la tolleranza. Temeva di cadere da un dogma al- l'altro, lui che mirava se mai pan ' a mediare, ad aderire solo a una verità meditata e creduta. Né voleva essere coinvolto nei contrasti politici più o meno sottintesi in quello scontro dottrinario, lui che parlava della « mia Francia », della «nostra Germania», che sentiva l'Inghilterra come casa sua e ricordava d'aver rifiutato la cittadinanza di Zurigo perché si riconosceva « cittadino del mondo ». La navigazione di un uomo libero e indipendente, di un homo prò se in quel secolo di corti e di curie, non doveva essere facile, senza una astuta cautela era quasi impossibile. E non c'era intorno null'altro a cui ispirarsi all'infuori della cultura, con un balzo ail'indietro nel tempo, verso l'esperienza di pensieio e di letterature autonome offerta dagli antichi, ed esitando a ogni passo per non mettere il piede in fallo. Per questo la figura di Erasmo sopporta agevolmente accentuazioni di questo segno, come di segno contrario. E per questo si fa disprezzare ed amare. Carlo Carena

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, Rotterdam, Svizzera, Zurigo