Otto fermi per il sequestro Spadafora Trovata metà del riscatto: 25 milioni

Otto fermi per il sequestro Spadafora Trovata metà del riscatto: 25 milioni L'operazione condotta nel Siracusano tra Noto e Avola Otto fermi per il sequestro Spadafora Trovata metà del riscatto: 25 milioni Gli indiziali sono stati condotti nella caserma dei carabinieri - Convocato un sacerdote che avrebbe fatto da tramite fra i banditi e la famiglia del rapito: sarà messo a confronto con i fermati (Nostro servìzio particolare) Siracusa, 3 giugno. Durante un'operazione tra Avola e Noto, nel Siracusano, i carabinieri hanno ter inalo otto persone sulle quali gravano pesanti indizi per il rapimento del marchese palermitano Mariano Spadafora. Sarebbe stata anche sequestrata un'auto, una « Lancia Fulvia », che i banditi avrebbero usato per gli spostamenti dell'ostaggio. I nomi degli otto fermati non sono stati ancora resi noti, in attesa che terminino gli interrogatori, presso la caserma dei carabinieri di Noto, da parte del sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa, dott. Favi. Gli inquirenti hanno convocato padre Alfio Inserra, parroco della chiesa delle Stimmate di Siracusa, il quale avrebbe fatto da tramite tra la famiglia Spadafora e i banditi per il rilascio del giovane: il riscatto pagato si aggirerebbe sui cinquanta milioni di lire. I fermati saranno messi a confronto con padre Inserra e Mariano Sparii'[ora. Nelle loro lasche sarebbero stati trovati circa venticinque milioni, la metà della somma pagata come taglia per il giovane nobiluomo. Il marchese Mariano Spadafora fu rapito la sera del 13 maggio, verso le 21. Sulla sua « Alfa 1750 », poco prima, aveva lasciato i'ospedale di Nolo, dove si era recato a visitare un'amica, rimasta lenta giorni prima in un incidente stradale. Sull'auto si era nascosto uno dei rapito- I ri. il quale ad un certo pun- i to gli aveva puntato la pi-1 stola alla nuca, ordinandogli di abbandonare la strada che conduce alla villa paterna di Marzamemi. Qui il principe possiede un complesso agricolo, con serre e con colture idroponiche per la produzio-1ne di primizie ortofrutticole. |Il marchese fermò l'auto |ili contrada Chiappa; fu fatto scendere e stordito con il calcio d'una pistola. Condotto in un'abitazione di campagna, i banditi lo tennero prigioniero per quindici giorni. A Marzamemi, alcuni dipendenti lo attesero invano. A tarda notte, avvertirono i genitori della scomparsa del giovane. Il padre tentò di tenere nascosto il rapimento per non intralciare le trattative con i fuorilegge. Non denunciò il sequestro e le indagini degli inquirenti riguardarono un « giovane scomparso di casa ». Sembra, tuttavia, che i rapitori di Mariano Spadafora non siano dei «professionisti», infatti alcuni loro errori hanno facilitato le indagini. Una ricostruzione delle trattative tra la famiglia Spadafora e i banditi ha rivelato su quali indizi gli inquirenti si sono basati per le indagini. Lunedi 17 maggio, a quattro giorni di distanza dal sequestro, il duca Michele, fratello maggiore di Mariano, ricevette una telefonata nella sua villa di Marzamemi. Uno sconosciuto gli consigliò di recarsi il giorno successivo al chilometro 10, sulla provinciale di San Paolo di Noto, Ira le ore 8 e le ore 10 del mattino, e eli fermarsi nei pressi di una raffineria di alcool. In quel luogo avrebbe trovato un biglietto scritto di pugno dallo stesso Mariano, presso una pietra miliare. La comunicazione telefonica venne intercettata dagli investigatori, che ebbero i primi elementi concreti per iniziare le indagini. Nel luogo che gli era stato indicato, il duca Michele trovò un foglietto in una busta bianca, sul quale era scritto solititi- io: « Supposta di glicerina ». Era una frase nota al duca, dal momento che il fratello Mariano veniva chiamato con questo scherzoso appellativo dai suoi familiari. Il 20 maggio avvenne il secondo contatto con i rapitori e, su suggerimento degli inquirenti, il principe Gutier icz, padre di Mariano, si recò eia Palermo a Siracusa pel¬ seguire le indagini. Quando i rapitori si misero in conlatto con lui, chiese che gli venisse spedita una fotografia del figlio, ritagliata da uno qualunque dei tanti giornali che in quei giorni 1 avevano pubblicata. Nella piana di Catania, in una località che non è stata resa noia, il principe potè ritirare la fotografia nella mattinata di sabato. Due giorni dopo giunse la richiesta di denaro: 50 milioni. s. I. p