Una poesia sul foulard

Una poesia sul foulard Come vivono i gruppuscoli underground Una poesia sul foulard Milano, maggio. Al di qua dell'editoria uili- ciale finisce il' sottobosco, al di là comincia l'underground. I due fenomeni hanno in co- nume solo la prima parie del nome; e, non a caso, in lingue diverse. Se il sottobo- sco viene definito l'inferno da chi ne e al di sopra, l'un- derground ha amalo chiamar- si Malebolge per propria elezione (una rivista con questo titolo ha riunito per alcuni anni gli esponenti dell'est re ma avanguardia i. Dichiara di isolarsi dalla cultura «di re- girne » non perche ne venga rifiutato, ma perché, di propria iniziativa, la rifiuta. E', sempre, al di là. La cultura ufficiale, per lui, è attardata, anacronisticamente, all'oggetto libro, formalo di parole, diviso in capitoli, col- iocabile a un certo prezzo nella vetrina. L'oggetto che lo scrittore underground in- venta è il manifestino ciclo- stilato, l'ottavo stampato in offset, l'anagramma scritto su vetro, il quadro di verbo- pittura, la scatola dalla tinaie balzano le verbosculture, il fischietto che contiene all'interno, arrotolato, un misterioso messaggio. « Una cultura underground — ci ricorda Vincenzo Accame, che di questi fenomeni è uno degli studiosi e, insieme, dei protagonisti — è nata in Italia già alla fine degli Anni 50, assai prima del gruppo '63, che raccolse i leader delle avanguardie ufficiali. In lealtà il gruppo '63 non attaccava le roccaforte della cultura, ma quelle del potere. La polemica contro i Cassola e i Bassani era dovuta al desiderio di impadronirsi delle loro posizioni. E infattiottenuto il risultato, il gruppo si è dissolto. L'avanguardia vera, invece, è rimasta »E' rimasta nell'ombra, in piccoli gruppi, ignoti alla maggior parte del pubblico1 ma ben conosciuti fra loroanche al di là delle frontiere. «L'illusione che l'editoi ria potesse prendere in con; siderazione il prodotto sperimentate è finita. L'editoria e un'industria e segue le leggi dell'industria — dice Accame —. E allora bisogna avere il coraggio di dividersi, imboccare vie diverse ». Nasce da questo atteggiamento l'amore per il « sotterraneo ». quasi per il clandestino. Scrittori che avevano già stampato le loro opere dpoesia presso importanti case editrici, come Miccini di I renze, ritornano al ciclostileSi diffondono, in poche centinaia di copie, riservate atutti gli «iniziati», rivistecome Ami elcetera di GenovaTee ne ài Firenze Ex di Roma. E, a Milano, sorge icentro «Tool» (dall'inglese strumentol, con un suo bollettino «aperiodico», che li raccoglie tutti. Lo ha promosso Ugo Carrega, un genovese che ha attraversato tut- te le avanguardie e oggi ha aperto una galleria, l'unica del genere in Europa, dove si ospitano solo poeti, Il numero civico, di via Borgonuovo. indicante una suoi lettori delle più eleganti vie di Milano, non tragga in inganno. Al ceni ro Tool la parola « underground » ha un significato non soltanto metaforico. Bisogna scendere per un luti go camminamento nel Corti; le, bussare a una porta se: minterrata, che si apro su una specie di grande «nitro. | bianco di calce. Alle pareti, i .quadri del poeta di turno, ' Emilio Isgrò, l'inventore delI la poesia «cancellata» («di\ chiaro di non essere Emilio | Isgrò » e scritto nel biglietto di invito I. Su uno scaffale, scatoloni, mucchi di dal- ' tiloscritti, ciclostilati, oggetti | in vetro, in legno, in metallo. « Lei nostra poesia è Questa I — dice Carrega —. Per mot- | io tempo i letterati hanno j creduto clic la poesia si do-ì cesse scrivere. Ma poesia vie-ne da poiein, Iure. Noi la facciamo ». Viene molto pubblico alla galleria? « No. ne viene pochissimo. Viene chi già pur-tectpa ui nostri movimenti ».E come si sostiene il centro?« Co/i le vendite. Ci sono gli limatori, di queste opere: soprullulto fra i giovani collezionisti. Certi pezzi possono essere venduti tino a cento, centocinquantamila lire. Con molla cautela, e senza Iure spese non indispensabili, riusciamo a vivere autonomi, sema dover dipendere da nessuno ii. ma avanguardia, ce anche chisalta questo passaggio, eMa. ira gli autori dell'ulti adotta la via brevissima, perraggiungere direttamente iuno per uno. A Torino, Delmo Maria Rosso si e stampato in cento copie su foglietti raccolti dentro una bustina di plastica lei proprie «poesie concie le» e I le distribuisce personalmente | alle librerie che accettano di esporle in vetrina. A volte, le imprime su sciarpe, o foulard, che egli stesso disegna. ; La poesia si trasforma in un . regalo sentimentale, potrà es: sere letta un giorno al collo j di una ragazza, nell'atrio di ! un teatro, sull'autobus, durante un ricevimento... 11 più isolato di tutti, il più lontano da qualsiasi forma di i organizzazione, è forse Augusto Biotto, 30 anni, torinese, esponente di un'avanguardia | ;|\|che non lo ha riconosciuto |ina che egli si vanta di avere i anticipato. Biotto si serve an- ; cora della parola, ma la sua costruzione poetica è sgan- ciata da qualsiasi riferimento ! all'oggettività naturalistica, e jperfino al tradizionale voca- j Solario. Soprattutto, a diffe- renza degli avanguardisti de- !1 . gli Anni 60, che hanno distillato pochissime, preziose composizioni oggi considerate già come incunaboli, Biotto ha scritto una sterminata opera, di decine di migliaia di pagine. « La mia poesia non poteva interessare all'industria culturale — dice —. A'oh foss'altro per le dimensioni. La stampo a mie spese ». L'opera completa si compone di 39 volumi, finora ne sono usciti soltanto diciotto. E gli altri? «Qualcuno uscirà un-coni, qualcuno penso che non uscirà mai. I Ire volumi centrali sono di millecinquecento litigale l'uno ». Se a qualcuno interessano, dovrà andarli a leggere manoscritti. Giorgio Calcagno ja jA jA jA jA jA jA jA jA jA jA ja jA jA jA jA jA jA jA jA jA jA ,iA jA jA jA jA jA jA ja ja ja jA ja jA jA ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja ja jA ja ja jA ja ja jA ja jA jA ja jA ja ja ja ja ja jA ja ja ja ja jA ja jA ja jA ja ja ja ja j/i ja ja ja ty « Egoismo »: una poesia concreta del ceco Hirsal

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