Cento lettere su Milena di Luciano Curino

Cento lettere su MilenaUna tragedia che ha sconvolto l'opinione pubblica Cento lettere su Milena Scrivono madri che hanno pietà per la ragazza genovese e paura per i loro figli - La maggioranza chiede che sia ripristinata la pena di morte - Una richiesta che nasce dall'orrore - Altri lettori protestano contro l'eccessiva clemenza per i reati più abbietti e le frequenti amnistie « Scusate il mio sfogo, non so se mi pubblicherete, ma conferma lo sdegno di tante madri e di tutte (per fortuna ancora molte) le persone oneste », termina una delle lettere — più di un centinaio — che ci sono giunte per il « caso Sutter ». Quasi tutte chiedono il ripristino della pena di morte. Ne avevamo ricevute altrettante, e dello .stesso tono, quando un orologiaio fu ammazzato da rapinatori nella sua bottega di corso Agnelli. Non ci è giunta una sola lettera che invocasse la pena di morte in seguito alla strage del Primo Maggio in piazza Vittorio. Questo fa pensare. La gente buona dice: «In piazza Vittorio si è trattato di un regolamento di conti » e non si identifica con le vittime. Gli ammazzati di piazza Vittorio avevano scelto un mestiere conoscendone i rischi. La gente comune ha letto la notizia del massacro, si è impressionata, ma ha commentato: «A me non capiterà mai ». La gente buona, invece, commenta: « Anch'io potrei essere ammazzato come l'orefice Baudino se tentassi di difendere i miei beni ». E oggi ci sono genitori che ci scrivono: « Abbiamo una figlia dell'età di Milena e abbiamo paura ». Ecco una delle tante lettere: « ... con quale ansia e timore dobbiamo trascorrere il tempo in cui i nostri tigli sono fuori casa per studio o per giocare? Noi genitori in mille modi cerchiamo di procurare a questi ragazzi una certa base di serietà e di rettitudine, ma appena essi sono fuori casa corrono continuamente rischi di ogni genere: dall'offerta gratuita della droga, all'ignobile rapimento con assassinio. Insomma, le autorità si decidano: puniscano c continuino a punire severamente, sopprimano se è necessario. Diano un drastico avvertimento ed esempio, affinché quelle persone tarate ed inumane possano alfine avere paura e desistere dai loro tristi piani». Questa lettera è firmata, ma la lettrice chiede di « tacere il mio nome, in quanto ho un figlio ed ho paura di vendette ». Lettere di paura e altre di pietà per la giovanissima Milena. Lettere che chiedono la testa dell'assassino (Bozano? Forse, ma nessuno può affermarlo, nemmeno il questore di Genova, prima che si abbiano prove schiaccianti; né si può linciarlo, ma bisogna aspettare la sentenza). Molte lettere non ci trovano d'accordo. Parecchie sono le ragioni che hanno portato all'abolizione della pena di morte. Non ci trova d'accordo questa lettera di un medico di Quittengo. Egli indirizza una «lettera aperta» al ministro di Grazia e Giustizia. « Signor Ministro, l'orribile delitto di Genova ha fatto traboccare l'indignazione mia e credo anche quella della maggioranza del popolo italiano. Io sono mite, amo il mio prossimo e- ho dedicato tutta la mia vita a lenire le sue sofferenze. Ebbene, io Le chiedo formalmente di ripristinare la pena di morte. Se Lei avesse dei dubbi, Le chiedo di indire un referendum sull'opportunità di questa grave decisione. Non mi risponda negativamente, adducendo il motivo che la "civiltà" lo vieta e che la pena di morte è cosa da Medio Evo. Per inciso, permetta una domanda: è Lei convinto che l'era in cui viviamo è veramente (eccettuato il progresso tecnologico) più morale e più civile del Medio Evo? Io non lo credo. Naturalmente, la condanna a morte non dovrebbe mai essere inflitta a un criminale sul quale gravino solamente indizi, anche se notevoli Ma quando il delitto I dè flagrante o le prove assolti tornente inoppugnabili, il ra pinatore che uccide, l'individuo che stupra una bimba, il rapitore e il seviziatore di un bambino non meritano di vivere! E la pena deve essere pubblica e pronta ». Opinioni come questa vanno discusse, semmai, non accettate ciecamente. Se leggiamo volentieri queste lettere è solo per un motivo: perché rivelano che di fronte a un delitto bestiale la gente, e soprattutto la gente buona, non resta indifferente, od è soltanto curiosa, ma reagisce con pietà e sdegno, e con una preoccupazione del bene e della sicurezza comuni, e veramente « nessun uomo è un'isola senza approdo ». Leggiamo queste lettere, anche quelle più discutibili, e in tutte troviamo un punto positivo: più che dall'esecrazione per l'assassino, nascono dalla pietà per le vittime. Qualcuno scrive: « ...non sarebbe ora di finirla con questi bastardi? Non sarebbe ora che gli si tagliasse la testa? Essere umani con questa gen pgvcaimqs"cccppdvovstnmt«idgcsldste significa solo aumentarli I pdi numero e farli diventare \ isempre più audaci e feroci, \ agaarrivando al punto di insultare i giudici ». Ma i più scrivono mossi dalla pietà per la vittima e dalla solidarietà verso i genitori. E nella piena traboccante i' 1 ' 11 ' 1 i 1 i . 1 1 -1 1.11 'i-1.11.1 ; 1 ; 1111 ' i m dei sentimenti si invoca \a\pena di morte. («Non si ven-\ ga a dire che è inutile e ilici- ! vile. In Russia è applicata con larghezza ed è un freno alla delinquenza. In America il rapimento dei bimbi è diminuito, quasi scomparso, quando la pena di morte è stata istituita in seguito al " caso Lindberg ". Si scrive che la delinquenza in America è in aumento nonostante che in quel paese vi sia la pena di morte, ma nessuno può dirci quali sarebbero i dati della criminalità se non vi fossero la sedia elettrica o la camera a gas »ì. Ma oltre alla pietà per la vittima e la paura verso se stessi, le molte lettere ricevute hanno un altro comune denominatore. Quasi tutte lamentano la clemenza di molte sentenze e le amnistie « delle quali l'Italia detiene il primato », e adesso si chiede anche l'abolizione dell'ergastolo perché sarebbe anticostituzionale. « E tutto questo mentre il bandito Cavailero fa l'arrogante in assise d'appello e dice che se ha lu¬ sciato morti dietro di sé. do politilo è stato soltanto un i incìdente. E c'è pubblico in aula che lo applaude ». \ Una lettera firmata « un j gruppo di galantuomini a alle 1autorità: « Vi ringraziamo per quanto avete fatto in questi \ultimi dieci anni: siamo coni- mossi per le amnistie prò-1 \mulgatc e che promulgherei \ te: siamo certi che l'ergasto- ! lo verrà abolito: che i benefi- ci di legge verranno rietino scinti anche ai recidivi in sede di secondo reato... ». E' la lettera meno sarcastica e meno dura, delle moltissime che abbiamo ricevuto, sul tema dell'amnistia. Abbiamo sulla scrivania un mucchio di proteste e d'appelli. Alcuni su carta intestata di professionisti; altre lettere anonime o che ci chiedono di non pubblicare la firma « per paura »: altre ancora piene di errori, di gente che scrive si e no una lettera all'anno e si vede che usa poco la penna. Sfoghi. Amarezza, dolore, pietà e furore, esecrazione e viamo parecchie di queste lettere. Ma altre meritano riflessione. Sono a disposizione dell'autorità, se vorranno dargli un'occhiata. Ci portano adesso una « petizione » con 18H firme di capi famiglia « affinché lo Stato ripristini la pena di morte per i delinquenti che rapinano e uccidono senza pietà. Caso ultimo, la tredicenne Mi — . paura, uisappro- i lena Sutter di Genova ». Sono eccessi che soltanto la pietà \ per una ragazzina e per i suoi j genitori, la paura per i pro 1 pri figli e per la propria sicu rezza, la protesta per le fre \ quenti amnistie: soltanto que sti motivi giustificano, 1 Luciano Curino

Persone citate: Baudino, Bozano, Lindberg, Sutter

Luoghi citati: America, Genova, Italia, Milena, Quittengo, Russia