Questo è l'itinerario del presunto uccisore per gettare in mare il corpo della ragazza di Marco Benedetto

Questo è l'itinerario del presunto uccisore per gettare in mare il corpo della ragazza Ricostruito secondo il progetto disegnato da Lorenzo Bozano Questo è l'itinerario del presunto uccisore per gettare in mare il corpo della ragazza La zona è compresa fra Quarto e Quinto - Milena avrebbe dovuto accettare un passaggio sulla «spider» rossa - Dopo il delitto, il cadavere sarebbe stato portato in una villa abbandonata - Durante la notte l'assassino l'avrebbe recuperato per arrivare al mare lungo un torrentello - Un esposto del difensore del Bozano minacciato perché si è assunto il difficile compito (Da! nostro corrispondente) Genova. 24 maggio. Lorenzo Bozano. accusato di aver rapito c ucciso Milena Sutter, e sempre in crila d'isolamento. Forse il magistrato inquirente lo interrogherà domani, ma è anche possibile un nuovo rinvio. Il sostituto procuratore Nicola lYlarvulli, infatti, vuole prima completare gl'interrogatori dei testimoni e controllare alcune circostanze. Oggi il dottor Marvulli ha sentilo alcuni giovani p ha compiuto un sopralluogo nel la zona disegnata rial Bozano j sul retro dello slesso « de- \pliant » usato per mettere. nero su bianco, il suo prò-1 getto di rapimento. La zona | è quella di Quarto dei Mille: al largo di questo trailo di costa è tornalo a galla giovedì sera il corpo della tredicenne. La piantina (Bozano ha sempre detto che si tratta di uno scherzo senza importanza fatto mentre cercava ispirazione per un bozzetto pubblicitariol potrebbe rivelarsi mollo importante per chiarire il modo in cui Bozano (sempre che si tratti di lui) si e liberalo del cadavere della sua vittima. Per il momento gli inquirenti preferiscono non pronunciarsi. La villa La piantina, però, potrebbe essere un elemento utile per ricostruire in tutti i dettagli le mosse del Bozano nel pomeriggio del 6 maggio. Un testimone dice di averlo visto, fra le 16 e le 17. davanti alla scuola svizzera di via Peschiera, dove Milena frequentava la terza media. Bozano nega e dice di aver lascialo gli amici al bar di via Caprera fra le 16 e le 16.30 e di avere poi camminato su e giù per via Venti Settembre, la strada principale di Genova, visitando anche tre grandi magazzini, per poi tornare al bar verso le 10.30. comunque abituata a veder\0 davanti alla scuola. Quel ia sera (è uscita alle 17) per ]a frPt.!a P n timore di Ri rivale a casa in ritardo (l'a¬ Nessuno lo ha visto, però, in quelle Ire ore, e lo stesso Bozano ha ammesso di non avere un alibi rifiutando anzi quello che un amico gli voleva offrire. Supponiamo che Bozano abbia davvero ucciso Milena. Fino a questo momento a sostegno di questa tesi ci sono numerosi indizi. Una decina in tutto, ina nessuna prova diretta. E' certo che Milena ha accettato spontaneamente il passaggio offertole dal suo rapitore: anche se non lo conosceva, si era e o l à spettavano alle 17,30 per una lezione), ha vinto ogni diffidenza ed è salita sulla « Giulietta» spider rossa del Bozano. L'auto si è diretta verso levante e ha imboccato corso Europa. Da qui. svoltando in via Isonzo, si arriva in pochi minuti in via Orsini, della quale viale Mosto, dov'è la casa dei Sutter. è una traversa. All'incrocio, pero, Bozano ha proseguito. Per dove? Per il momento l'interrogativo è senza risposta: ma è probabile che non abbia compiuto un lungo tragitto. Si deve quindi cercare, proprio nella zona fra Quarto e Quinto (dove pressa poco è stato poi ripescato in mare il cadavere) un rifugio nel quale si sia diretto, con la ragazza. Qui ( sempre se è lui) l'ha uccisa e l'ha temiI la nascosta, aspettando poi J la notte per liberarsi del cadavere. Il nascondiglio può essere I un garage del quale Bozano j aveva le chiavi. Ma può an che essere una villa abban' rionale, di proprietà di uno degli armatori Costi, nella zona di Quarto dei Mille. Vi si arriva facilmente, per strade poco frequentate, dopo avere lasciato (un chilometro oltre via Isonzo) corso Europa. (La villa tra l'altro dista, in linea d'aria, poche j centinaia di metri da quella del padre di Bozano). Qui il giovane può avere nascosto il corpo di Milena, per tornare poi a riprenderlo a notte fonda. Villa Costa si affaccia su viale Pio VII, costeggiata sul lato opposto, per circa un chilometro, dal par: co di un'altra villa, proprietà della famiglia Quartara. fi parco è attraversato dalI la parte terminale di un tor| rentello, il rio Castagna, che | sbocca in mare per un cunii colo, alto più di un uomo, j che passa sotto la ferrovia e I la via Aurelia. La villa è sorI vegliata da due grossi cani ! lupo, ma il parco e molto ! grande. E' possibile scavalcaI re la cinia, con un corpo del j peso di 65 chili, senza che i nessuno si accorga di nulla? ; In verità è possibile: viale Pio VII è una strada alberata, i scarsamente illuminata, fian- Cbvpmds(j | cheggiata. sul lato opposto a 1 villa Quartara, da una fila di palazzine: ma nella parte a mare, a ridosso del viadotto della ferrovia, il confine della strada è dato, per una tren¬ tina di metri, dal muro di cinta di villa Costa. Rari i passanti, anche di giorno. Di notte, solo qualche coppie! ta: basta accostarsi con la macchina al recinto del parco dei Quartara. Nessuno si chiederà mai se accaniti al guida! ore c'è un cadavere o la fidanzata. In più punti il reticolato è sialo sfondato, forse da ladri. Nella parte finale, vicino al viadotto, c'è un lungo tratto dove il confine è indicato solo da un muro, alto poco piti di un metro. Una volta nel parco, pochi metri separano dal greto del torrente, che subito s'inoltra nel sottopassaggio clic sbocca in mare. Lo due ville, con tutta la zona circostante, figurano proprio nella piantina disegnata dal Bozano. Il giovane ha sempre detto: « Mi è venuta in mente perché da quelle parti mia madre aveva un negozio ». D'altra parte, solo con questa ricostruzione si può spiegare come l'assassino, chiunque sia, sia riuscito a far sparire il corpo di Milena senza che nessuno lo vedesse. Il litorale di Genova, infatti, è percorso a tutte le ore della notte ria automobili, numerose pattuglie della guardia di finanza lo sorvegliano por prevenire il contrabbando, decine di coppiette vi sostano. Difficile che qualcuno possa arrivarvi con un peso sulle spalle senza essere notalo. Questa ricostruzione, però, fa perdere significato ai due ritrovamenti avvenuti nei ì giorni scorsi, entrambi dopo il rapimento, ma dei quali la polizia c stato informata solo tra ieri c oggi: quello di una cintura da sommozzatori e quello di un remo rti canotto. La cintura, di tela nera con un solo peso di piombo, dipinto di rosso, simile a quella usata dall'assassino di Milena per affondarne il cadavere, è sfata ripescata la sera del 15 da due sommozzatori dilettanti: Domenico Parnsce, di 47 anni, meccanico, e Bruno Cevasco di 29 anni, portalettere. Era a tre metri di profondila e a 4 dalla scogliera dalla quale sono partili i Mille di Garibaldi; in quel punto (che è a 600 metri da dove è stata ripescata Milena) la roccia scende dolcemente e i subacquei se ne servono abitualmente per cominciare le loro spedizioni. I due sub I due «sub » non avevano rinto molto importanza al fatto c si erano presi uno la cintura e l'altro il piombo. Solo dopo aver letto sui giornali la notizia del ritrovamento di Milena con una cintura da sommozzatore attorno ai fianchi, avevano pensato a consegnare la loro alla polizia. Ma è improbabile che questa sia appartenuta al Bozano, anche se il giovane ha ammesso di avere posseduto dei piombi da zavorra colorati appunto di rosso. Anche il remo di canotto ritrovato sulla spiaggia di .Sfuria alcuni giorni fa e consegnalo stamattina alla polizia non sembra inolio importante. E' vero che Bozano possedeva un batlellino pneumatico, die fra l'altro progettava di vendere proprio ai primi del mese, ma secondo gli inquirenti egli non se ne sarebbe servito per portare al largo il corpo della viti inni. Oggi un gioinalo localo ha pubblicato una lcltcrn che hn provocalo un esposto dcll'avv. Francesco Marcellini, legale di Lorenzo Bozano, all'Ordine degli avvocati ed a quello dei giornalisti. La lettera, di una donna, oltre a sollecitare la pena di morto per « i sadici assassini, come quel Bozano di cui mi vergogno a scrivere il nome », afferma anche: « Inoltre vorrei conoscere l'avvocalo che avrà il coraggio di rìifon fiere questo essere indegno di chiamarsi uomo. Gli sputerei in faccia, perché chi osa difenderò l'assassino rli Milrna è un essere indegno come jf suo difeso». L'avv. Marcellini, uni suo esposto, ricordando eli essere investilo dell'esercizio privato di una pubblica funzione garantita dalla Costituzione, afferma che la lettera costituisce un impedimento di tale funziono e fa presente il fatto agli organi competenti. Marco Benedetto Ccnova. Mani ignote hanno deposto alcuni garofani bianchi sul cancello di villa Sutter (Telefoto «Nazzaro»)