Lei linea siciliana

Lei linea siciliana Lei linea siciliana Dal Settecento illuminista a Verga e ai contemporanei Natale Tedesco: « Testimonianze siciliane », Ed. Sciascia, pag. 336, lire 4500. e i . a e . I o E' un momento, quello attuale, in cui sembra acquistare sempre maggiore forza l'impostazione regionale della storia letteraria italiana: in relazione con il costituirsi storico di centri culturali dotati di propri e rilevati caratteri nelle varie regioni, spesso fin dal Medioevo; ma anche in rapporto con l'idea, che rappresenta ima sorta di ritorno positivistico, d'ima continuità di caratteri all'interno delle diverse manifestazioni letterarie lungo i secoli e i generi, nell'ambito di ogni singola regione. Il discorso regionale E' già venuta fuori una storia letteraria divisa per regioni italiane; sono sempre più diffuse le antologie dedicate agli scrittori di ogni singola regione, sia sul modello della giustamente celebre Lìnea lombarda di Anceschi, sia per venire incontro alle esigenze della scuola di avere « libri di lettura » opportunamente rinnovati e variati ai fini di una consumazione molto rapida, sia. infine, come verifica testuale immediata dell'ultima moda regionalista; si sono fatti convegni e congressi proprio sul tema delle tradizioni o linee regionali come caratteristiche della vicenda della letteratura in Italia. Confessiamo una certa preoccupazione per tali problematiche: da molti secoli, ormai, dentro l'ambito regionale hanno fatto il nido i peggiori difetti italiani di pretesa autosufficienza, di orgoglio di campanile, di cieco rifiuto di rinnovarsi e sperimentare, di chiusura provinciale, di idoleggiamento della piccola gloria locale per essere, secondo la famigerata battuta di Cesare, piuttosto i primi sulle rive della Bormida o del Platani che i secondi a Roma. L'acquisto di una dùnensione regionale della nostra i n e a e e n e o ea a o ». letteratura, a partire dal Seicento, è certo un segno della perdita d'egemonia che essa, allora, subisce; rivendicarla ora come un pregio o un vanto significa compiacersi d'un sottile vizio di pigrizia, di paura, d'impotenza, in un tempo, quale è l'attuale, in cui i problemi e le ricerche letterarie appaiono sempre meno « nazionali », sempre più rapidamente comuni a ogni lingua e a ogni paese. Ben venga, allora, in questa situazione certamente confusa e ambigua un libro come le Testimonianze siciliane di Natale Tedesco: che è, invece, estremamente chiaro e opportuno come illustrazione di alcuni momenti rivelativi e importanti della letteratura italiana in Sicilia, dal Cinquecento al Novecento, e, al tempo stesso, come discorso sui valori e sui significati di tale letteratura, tanto più vitali quanto meno conclusi nell'ambito d'ella regionalità siciliana. Nel capitolo iniziale, infatti. Tedesco, dopo aver indicato in scrittori minori del costume e del comportamento fra Cinquecento e Ottocento alcuni « campioni » utili per definire una costanza di temi e di atteggiamenti attraverso i tempi, osserva come l'evidente « ritardo » della letteratura elaborata in Sicilia rispetto a quella che di volta in volta era attuata nei grandi centri nazionali è tuttavia sempre parallelo con esperienze culturali vive e moderne di discendenza europea, soprattutto francese, intese a far superare proprio all'area siciliana, così periferica, il provincialismo o il tradizionalismo altrove in Italia imperante. Gli esempi, per Tedesco, sono dati soprattutto dal Settecento illuminista (così caro anche a Sciascia) e dall'Ottocento verista: e a questi due periodi sono soprattutto dedicati gli studi del libro. Diciamo subito che si tratta davvero di due momenti fondamentali non soltanto per la cultura siciliana: se è vero, ad esempio, che le linee della letteratura settecentesca davvero significativa saranno da riconoscere ormai nella formazione della moderna prosa critica e saggistica in ambito illuminista e riformatore, e non già nella lirica arcadica o classicista (e forse neppure negli scrittori tradizionalmente celebrati come restauratori di nuovi impegni etici e formali, come il Goldoni o il Parini). Naturalmente, però, il punto più sensibile è rappresentato dal Verga e dai veristi. E qui bene fa Tedesco a oltrepassare quella prospettiva regionale che, per il realismo italiano dell'ultimo Ottocento, è comunemente indicata come caratteristica positiva in confronto con il naturalismo europeo. Nessun provincialismo Si legga, in particolare, il saggio su un verista minore di ambito siciliano come Navarro della Miraglia, così nutrito di cultura francese, e si accolga l'invito implicito a una rilettura di tutta la produzione narrativa fra Ottocento e Novecento, al di fuori, dello schema provinciale, pur tenendo vivacemente davanti la realtà e la concretezza delle situazioni e dei luoghi che quei narratori rappresentano: la tematica affonda nell'esperienza viva dello scrittore che è regionale, ma gli strumenti del narrare non sono limitati, chiusi, angusti, tradizionali, di provincia. E' la dimensione in cui va letta l'opera verghiana, senza pretendere di volerla racchiudere in una troppo avara sociologia, e piuttosto cercando di comprenderne la grandiosità tragica di continua opposizione di natura a storia, di purezza primitiva a contaminazione della comunità e della società. Tedesco analizza qui l'esperienza teatrale del Verga (in particolare La lupa), che, seppur sostanzialmente fallita, rivela il carattere tragico della invenzione letteraria verghia¬ nletdcddntt(velRmsrcgiacmnrmc na. Ma tale prospettiva di lettura è utile anche per l'altro grande narratore verista di Sicilia, il De Roberto, la cui modernità è garantita dalla mistione che egli attua di psicologia e di espressionismo, di tragico e di grottesco. Sono, questi, i capitoli centrali del libro di Tedesco (che contengono anche un invito a rileggere quel grande e in Italia raro romanzo politico che è L'Imperio di De Roberto, ingiustamente dimenticato): meno siamo disposti a seguirlo nella letteratura contemporanea di Sicilia, da Lucio Piccalo ad Angelo Fiore, che a noi sembra inguaribilmente minore. Ma. anche qui, ciò che conta è il chiarimento metodologico sul modo di leggere una tradizione regionale: come relazione, rapporto, tensione oltre i limiti e i confini, non come celebrazione locale. G. Bàrberi Squarotti Giovanni Verga

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