La libertà in una torre di Renato GhiottoLorenzo Mondo

La libertà in una torre Il romanzo di Ghiotto La libertà in una torre Renato Ghiotto: Ed. Rizzoli, pag 2800. Quel che più sorprende in Renato Ghiotto, vicentino, è il netto distacco da una tradizione letteraria che, da Fogazzaro n poi, sembrava inevitabilmene legata a certe componenti paesistiche e morali, sia pure riUniate con vendicativo furore e ronia: sullo sfondo di una provincia immobile, la sottile ambiguità dei sentimenti, la frizione della coscienza cattolica con una sensualità non di rado aere e intormentita, lo sblocco infine nello smarrimento e nella follia. Niente di tutto questo in Adiós, e nemmeno in Scacco alla regina, il romanzo che nel h)07 segnò l'esordio di Ghiotto. Ci troviamo, ora. in una Buenos Aires letargica, popolata soltanto, in apparenza, dal proagonista e dai suoi amici o conoscenti. Ed anche questi. Anonio 'lesta tende a vederli e sentirli come se fossero al di là d'un vetro, minimo diaframma a proleggere la sua voglia d'isolamento e il suo gusto introspettivo. Dapprima vive chiuso nella torre di un albergo, ma con l'immaginazione dilata lo stretto andito, risucchia tra le mura cilindriche i perduti orizzonti ] nli. Adiòs », | ro233, lite : iirisepeamchniimsoqlace gcscI r| mlagcvinsLdella pampa, segnando sulla j Acarta geografica le tappe di suo cammino avventuroso tra j erbe e cespugli senza (ine. Il suo è un viaggio sostitutivo: la i moglie aveva accettato indul- j Bgente: lei al mare, lui a lare il i pboy-scout nella pampa. Ma non lè andato al di là di questa stan-1 qza arroventata dal sole: appena ne esce, all'alba, per raggiunge-!cre un prato con un albero di Lmele, ne abbatte ad uno ad muno i lrutti a fucilate, esatto e| eimplacabile come per un do- \ cvere o una vendetta. ì sFin qui l'avvio, piuttoslo bel-! slo. del romanzo; ma occorre èlnspiegare e la torre e 1 albero | vdi mele. Antonio lesta ha sa-\vputo che sta per diventare pa- i pdre. L'evento, dopo dieci anni di matrimonio e un preciso accordo di non avere iìgli, assume per lui il senso di uno scacco; la moglie accetta il figlio, forse lo ha addirittura voluto, come alternativa e compenso alle insufficienze del marito. Pesa inoltre sull'uomo un vecchio rimorso: da giovane, ha dissipalo in Europa tutti i suoi beni, sotto il pretesto dell'arte e di una raffinata educazione intellettuale; è tornato a casa, dal padre morente, con le mani vuole. Ecco allora la paura di generare e gli esorcismi contro il tiglio, mentre la torre diventa j nello stesso tempo rifugio e nostalgia di un'ascetica disciplina. Così raccontato, il sn«vbfbcpdlrlromanzo sembrerebbe costretto in una ! trama a l'ondo psicanalitico pre- i vedibile e senza sbocchi. Ma |mcnte il senso. Sollecitato dal- i Ghiotto è abilissimo, sin dall'inizio, a rovesciarne ironicalato dall'amico Quiroga, un essere elementare, tutto istinto, le sue I uscite si fanno sempre più fre-1 quenti, talvolta sembra ailìorn- j re dalla sua adolescenza l'estro i della bravala e degli amori rapidi; non a caso abbandonerà la torre per ridursi ad abitare un magazzino a pianterreno. Accettare i propri limiti, senza nasconderli o sublimarli, rientrare nella vita, è il solo modo per liberarsi delle proprie ossessioni. E questa può essere una prima osservazione sul libro. Ma Quiroga. ironizzalo anche lui per l'esclusiva, rablesiana propensione alla bistecca e alla femmina, si trasforma inconsciamente in una guida all'abile ed esperta per i gironi d'un moderno purgatorio. Troviamo il grande proprietario e allevatore, orgoglioso dell'ascendenza britannica, che sovrappone al reale cinismo un posticcio senso dell'onore; un assurdo diplomatico di Haiti che recita poesie libertarie; una piccola galleria di donne spregiudicate solo nello spogliarsi, e soprassalti di spirito gaucho nell'eco di un tango, nel complicato cerimoniale di un duello che non ci sarà. L'autore, che ha soggiornalo per un cerio tempo in Argentina, tiene d'occhio, evidentemente, luna una serie di mitianctie. altra- imboli di un. ,. , vecchio mondo che la malacontraddizioni del Sudarne-rica; ma allinea verso di essi, i prova, e non c possibile privi-legiare, di fronte ai più elli-cienti e moderni strumenti diservitù. 11 rifugio nella torredunque, nasceva anche da un altro tipo di nevrosi. Questo,, ,. .,. , allargamento di prospettive, lacerniera che consente il passaggio dal privalo al pubblicosi lascia cogliere nei ricordi dAntonio sul proprio lavoro d'uliicio, sulla stremante azione dautodifesa cui è costretto ogngiorno: «Naturalmente un'azienda moderna non può che respin- nere un suddito che non sin fie ro di esserlo, c quindi occorre j iiigggno c diplomazia anche per \ rinunciare ad affermarsi. Non 1 se ne devono accorgere: devono pensare non die io sia privo di \ ambizioni, ma che ne abbia po-1 che. sfruttabili pienamente giù , nel posto che occupo: i culle- i iihi non mi devono giudicare un mostro, ma un concorrerne scar- \ , ,,. J . somme donno per I mirino, e . quindi brillantemente fallito ». : Ma il motivo non è adegua-1 lamento svolto, olire poco più che una tentazione di lettura; | e questo vale a definire i pre- j gi ed i limiti del romanzo, in Icui lo spessore, la polivalenza, sono meno il frutto di una necessità interiore che di un'opeI razione dell'intelligenza. Abil| mente costruito, ammirevole per la spoglia esattezza del suo linguaggio, il libro è un risultato cospicuo, ma sembra scritto su vetro, ti coinvolge nella misura I in cui ne avverti il raggelante stridore. Lorenzo Mondo |

Persone citate: Fogazzaro, Ghiotto, Quiroga, Renato Ghiotto

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Europa, Haiti