Tornano i turisti sul San Bernardo di Francesco Fornari

Tornano i turisti sul San Bernardo Il colle isolato per mesi Tornano i turisti sul San Bernardo Per ora vi si può salire solo dal versante svizzero - Tre canonici e 2 cani hanno passato l'inverno nell'ospizio (Dal nostro inviato speciale) Gran S. Bernardo, 20 maggio. Dopo sei mesi d'isolamento, i! Colle del Gran San Bernardo è di nuovo collegato con il resto del mondo. Vi si può salire dal versante svizzero; dalla parte italiana sono ancora in corso i lavori di sgombero della neve, ma nei primi giorni della prossima settimana il colle dovrebbe essere transitabile nei due sensi. Incomincerà cosi la breve stagione estiva sulle sponde del piccolo lago a 2472 metri. Arrivare al colle è ancora un'avventura: si sale lungo la tortuosa strada, tra due muraglie di neve, alte in certi punti oltre 5 metri. Ufficialmente la strada è chiusa: transitano soltanto le auto di servizio. I primi turisti arriveranno domenica. Nel secolare ospizio, i canonici sono pronti ad accoglierli. Sono tre: il priore Bernard Rausis, l'economo Bernard Cretton e padre Alfonso Berthouzoz. Hanno trascorso tutto l'inverno quassù, ma, contrariamente a quel che si crede, non sono stati soli. « Abbiamo avuto la visita eli circa 2000 turisti — dice il priore — sciatori che sono saliti con le pelli di /oca per lare dello sci-alpinismo ». Anche i canonici vanno e vengono dal colle alla valle. « Due o tre volte alla settimana — spiega l'economo — con gli sci. Per fare provviste, ritirare la corrispondenza e i giornali ». D'inverno, sul colle vivono soltanto i tre canonici e due cani San Bernardo: Fina e Seine. « Sono cani da valanga — dice il padre Bernard Rausis — quest'anno hanno partecipato a numerose opere di soccorso ». Il resto del canile, circa 30 animali, d'invento viene trasferito a Martigny, dove esiste un'altra casa dell'Ordine. «Noi tre da soli non potremmo badare a tutti questi cani — dice padre Alfonso — teniamo soltanto i due più addestrati ». Le giornate per i canonici non trascorrono nell'ozio. « Abbiamo molto lavoro da sbrigare — dice il priore — per prima cosa dare ospitalità ai viandanti, la porta dell'ospizio è sempre aperta a tutti». I viandanti di oggi, diversi da quelli che ancora un secolo fa si avventuravano sul colle anche in pieno invento per passare il confine, hanno le stesse esigenze di allora. (f So?io gruppi di sciatori — dice padre Alfonso — alcuni si trattengono anche per un'intera settimana. Diamo loro da mangiare e da dormire. Quando rientrano dalle escursioni sono quasi sempre intirizziti e anelano soltanto un buon pasto caldo ». La pensione dell'ospizio costa 18 franchi svizzeri (circa 3000 lire). «Ma l'offriamo gratuitamente a chi non può pagare — dice il priore — questa e la prima regola del nostro Ordine ». L'ospizio del Gran San Bernardo, le cui origini risalgono al 773. quando Papa Adriano I ordinò che i pellegrini delie Alpi costruissero ospizi « affinchè, affidando la loro manutenzione ed efficienza ai monaci, si permettesse a questi ultimi di onorare Dìo con la preghiera e servire il prossimo con l'ospitalità ai passanti », non viene meno ancora oggi a questa regola di ospitalità. In passato, re, imperatori e papi hanno soggiornato 1'-'. queste vecchie mura. Net 1800 vi transitò Napoleone Bonaparte con la sua armata, forte di 40 mila uomini, A questo proposito, è in corso una curiosa vertenza fra il Comune di Bourg-SaintPierre, ne! cui territorio sorge l'ospizio, e il governo francese, perché venga pagata la fattura relativa all'ospitalità offerta ai soldati. Sembra che Napoleone, ottimo condottiero, fosse meno bravo nel re-golare i suoi conti. In un vecchio registro dell'ospizio si può leggere questa nota: « Duns le courant de l'année 1800 » ai soldati francesi furono date 21.724 bottiglie divino: 3498 libbre di formaggio; 500 coperte da letto; 749 libbre di sale; 400 libbre di riso; 500 libbre di pane; 1758 libbre di carne. 11 tutto per un totale di 40 mila franchi, di cui « l'hospice ne recul que 18 mile francs et encore après 1805 ». Calcolando gli interessi, il residuo del debito am-monta a parecchi milioni. Oggi, con l'apertura del traloro del Gran San Bernardo, il valico è diventato soltanto un'interessante méta turisti-ca. Ma i monaci continuano a tenere la porta aperta gior-haandal'a—mdFpcapcodbcegnesELmvvitarebtesvnleppeitèrctlalfdNbcatcntlncdttsino e notte e sono pronti ad uscire con qualsiasi tempoper soccorrere eventuali viag-giatori in pericolo. I cani San Bernardo non vanno più ingiro con la fiaschetta di grap-pa appesa al collo, ma sonosempre i piti efficaci aiutanti dell'uomo nelle opere di soccorso. Nel museo di Berna è conservato il corpo imbalsamato di Barry, il più famoso: ha salvato oltre 40 persone, ancora oggi il suo nome viene dato ai cani più bravi dell'allevamento. « iVu*7a è cambiato quassù — dice il priore — noi viviamo come i nostri precursori di 100. 200. mille anni fa». Fuori, sul piazzale ancora coperto di neve, i due cani giocano festosi. La massiccia, cupa costruzione dell'ospizio si confonde sullo sfondo grigio dei monti. Mille metri più in basso il traffico scorre veloce nelle viscere della montagna: quassù il tempo sembra essersi fermato. Francesco Fornari

Persone citate: Bernard Cretton, Martigny, Napoleone Bonaparte

Luoghi citati: Berna, Comune Di Bourg