Inediti di Frassati di Alfredo Frassati

Inediti di Frassati APERTI GLI ARCHIVI NEL DECENNALE DELLA MORTE Inediti di Frassati Ali min I-lassali morì di ()2 1 fiAlfredo Frassati morì di ''2 anni il 21 maggio 1961. Con la sua morte non scomparve soltanto il creatore de ha Stampa — di cui aveva assunto la responsabilità in un momento di grave declino c clic con opera trentennale aveva elevato al rango dei grandi quotidiani europei—c il fondatore, con Albertini c Bergamini, del giornalismo italiano moderno; sparì anche, secondo un esatto commento, « l'ultimo legume fisico che ci univa alla vecchia Italia ». Frassati tu l'ultimo personaggio insigne della generazione postrisorgimentale che va da Crispi al fascismo; per l'energia imperiosa, la riera indipendenza, la disciplina e l'amore del lavoro,' e soprattutto per la capacità creativa, egli fa parte di quella schiera ristretta di pionieri, capitani d'industria, dirigenti di partiti e sindacati (vi appartengono anche Gioì itti, Agnelli, Turati), che tra l'Ottocento e il Novecento svolsero un compito decisivo nel « rinnovamento civile ed economico » ilei Paese. Seguire la carriera giornalistica, le battaglie politiche, l'opera culturale e anche le scelte morali di Frassati, è ricostruire i trent'anni tormentati e fruttuosi in cui l'Italia, superata la crisi post-unitaria incomincia a trasformarsi in Paese moderno. Purtroppo manca sino a oggi una seria biografia che racconti insieme le due vicende inseparabili, la vita di Frassati e quella de La Stampa, e le inquadri nella storia del Paese. Sta lavorando a tal fine Luciana Frassati, poetessa — i suoi versi All'ombra delle cose hanno avuto la fervida prefazione di Kokoschka —, memorialista ne II destino passa per Varsavia e scrittrice laureata da Papini nel rievocare la morte del fratello. L'ampia trattazione avrà per titolo « La Stampa» di mio padre, Giornalismo nella storia e colmerà l'attuale lacuna con un'opera di prezioso valore documentario. Giornalista, parlamentare, ambasciatore, dirigente d'industria, Alfredo Frassati fu per sessantanni in rapporti con politici, diplomatici, economisti, capi d'azienda, poeti, scrittori; ebbe Einaudi tra i suoi redattori, Sforza come ministro degli Esteri quando reggeva l'ambasciata di Berlino, Giolito tra i suoi amici: una ventennale amicizia fondata su una stretta collaborazione ed una fiera, reciproca indipendenza. L'archivio costituito a gran fatica dalla figlia contiene numerosi documenti sul decennio giolittiano, sulla campagna di Libia e sulla battaglia per la neutralità, su Caporetto e su Fiume, sulle convulsioni della Germania di Weimar e sull'estrema resistenza alla Dittatura fascista. A dicci anni dalla morte del padre, Luciana Frassati ha dato a La Stampa alcuni inediti che permettono di ricordare l'anniversario fuori delle consuetudini celebrative. Leggere questi documenti è compiere un viaggio rapidissimo, e nuovo, nelle vicende del giornale e del Paese. Frassati, com'è noto, divenne condirettore e comproprietario della Gazzetta Piemontese nel 1895, e subito le tolse il carattere troppo politico e provinciale che le aveva dato il Direttore-proprietario Luigi Roux imponendo una nuova testata: La Stampa. Per un giovane giurista di 27 anni, di borghesia agiata, ma non ricco, fu un gesto quasi temerario entrare, con capitali non suoi, in un giornale pericolante. Egli ne aveva coscienza; mentre stava per sottoscrivere il contratto, l'ultimo giorno del 1894, così ne diede notizia alle cugine Adelaide (poi sua moglie) ed Elena: « Ore 11 ,ì0... Fra cinque minuti firmo la convenzione che può essere la mia vita o la mìafinepolngamqnvchmelMarsflagliagavptmorte. Se fossi romano, firme-rei ilare c contento; italiano, firmo calmo e fidente». Il successo politico del nuovo giornale fu rapido. Sette mesi dopo Giolitti, trattenuto a Roma dalla crisi del governo Crispi («/tf posizione del Ministero per varie cause è divenuta difficile»), scriveva alla figlia Enrichelta: « Non ricordo più se abbiale l'abbonamento al giornale La Slampa. Se non l'avete ti prego di dirmelo e vi abbonerò, af finché sabbiate che cosa auvìe-\finché sappiate clic cosa avvic ne in Italia ». Con il 1900 Frassati diventa proprietario c direttore unico, oltreché editorialista, ilei giornale: un successo che lo inorgoglisce, ma non ne placa la ambizione. « Mi troverò dunque a trentadue anni (perché ne ho proprio solo 12) — scrive ai familiari in uno stogo che sembra smentire la sua leggenda'" di uomo essenzialmente realista — a capo di uno elei giornali più importanti... Molli miei sogni si avverano anche prima di quanto speravo, ma altri, ahimè, come sono ancora lontani e come forse lontani saranno per tutta la vita! Sento molto di più gli ideali clic mancano di quelli che ho raggiunto, e la mìa anima troppo inquieta non sa gustare il presente, ma solo amareggiarsi pensando all'avvenire ». In politica interna La Stampa già segue la linea di protonda e vasta comprensione per le lotte degli operai, il suo Leitmotiv conduttore sino al fascismo; però Frassati avverte con grande interesse anche i problèmi diplomatici e coloniali. Nel 18*19 scrive per la Nuova Antologia un articolo su « Il pericolo abissino ». suggerendo una misura per certi aspetti curiosamente attuale: l'embargo sulle spedizioni di armi europee ai Paesi «di colore », e lo invia a Costantino Nigra, ambasciatore a Vienna. 11 vecchio collaboratore di Cavour, confidente di Napoleone III e dell'imperatrice Eugenia, risponde con una lunga lettera che merita riprodurre per intero: Vienna, 28 aprile 1899 « Preg.mo Signore « La sua idea non è nuova; ma e buona, e come tutte le idee buone merita di essere richiamata all'attenzione pubblica e raccomandata a chi spetta. Ella la espose con molta evidenza e con copta di buoni argomenti nel suo articolo, che io avevo letto di già nella Nuova Antologia. « Gliene jo i miei complimenti. Ma sono vecchio, e non ho né tempo né mezzi per servirle di guida, come Ella desidera. « Mi limito a ciarle un consiglio. Predichi a lutti, perché scrive eli cose coloniali, questa grande verini. La diplomazia per riuscire a qualche cosa, di alto e durevole, ha bisogno di avere dietro a sé, non già dottori c professori e avvocati e teorici, siano pure distintissimi; ma bensì o forti eserciti, o un gran commercio, onesto e ardito stabilito in luoghi non occupati da altri, e dove possa portare la lingua patria, e la propria religione, e la propria scuola, e le donne proprie, senza cui non c'è colonia possibile. «In questo momento l'Italia non ha e non può avere un grande e forte esercito, una grande- e forte marina; produce studenti che non studiano e fanno chiasso, avvocati e professori e pubblici impiegati; dui rcctpasgssitè j /,,(, non produce commercianti e o o a e a o - arditi, onesti e vogliosi eli espatriare. Invece di mandare nei paesi lontani non ancora civilizzati case di commercio e di industrie, popoliamo i paesi civili eli poveri operai, di servitori delle razze più rie che. «Mi creda Suo de vano Nigru ». Il momento più alto, politicamente e moralmente, de La Stampa frassaliana fu la battaglia contro l'intervento nel 1914-15, a fianco di Giolitti. Il senso del dovere verso il Pac-I o . a e ; e e i , a n ré senso del dovere verso il Pac se, impreparato ad entrare in una guerra ch'egli prevedeva lunga, disastrosa ed almeno prematura, se non inutile, indusse Alfredo Frassati, l'accorto amministratore, il giornali sta all'apice del successo, ad affrontare l'impopolarità e le minacce. Tra i molti documenti dell'archivio che illustrano la lotta disperata e vana dei neutralisti, merita riprodurre — rispettandone la secchezza telegrafica — almeno una pagina ili appunti frettolosi, in cui Frassati riassunse le confidenze ricevute da Gioititi: esse confermano come la Corona ed il governo decisero ili entrare in guerra all'insaputa del Parlamento, segretamente, c coprendo di menzogne gl'impegni irrevocabili già assunti con gli alleati. L'appunto è del maggio 1915, alla vigilia dell'intervento: « (Giolitli). I \i a Roma spontaneamente: ('.aretino va a trovarlo per sollecitare un colloquio con Salandra: Gioititi risponde che andrà lui da Sala/idra. Intanto fa presente a Galiano difficoltà e possibilità per la nostra impresa. Cariano è vivamente commosso: ha la lagrime agli occhi. Gioitili va da Salamini alle ore 16 come prestabilito con Calcano... espone a Salandra enormi difficoltà d'impresa. Salandra tace degli impegni urei oc abili presi; accenna solo ad impegni, per sciogliersi dui quali occorrerebbe un movimento parlamentare contro la guerra. Giolitli offre di crearlo. Salandra non rifiuta, ma lo prega, per ora, di soprassedere. In nessun momento comunica a Giolitli il trattato del 26 aprile 1915, né mai ai cenila alla sua iiretoeabilità... « Colloquio col Re: questioni di trattali, il trattato della Triplice non consente — il mondo ci disprezzerà — anche gli alleati nuovi — difficoltà dell'impresa — mancanza di un generale che sappia guidai re l'impresa a buon fine -— crollo economico e finanziario che può sfasciare l'Italia. Re tace impegno definitivo. Tenia persuadere Giolitli ad aderire almeno alla guerra con l'Austria. Gio. spiega assurdità guerra all'Austria: così anche saremo trascurati: non muta suo parere. Re se ne dimostra indispettito: ma sa che G.èun testardo irriducibile. Il tranello è completo. Cominciano le rappresaglie ». Dichiarata la guerra, Frassati accettò il dovere della solidarietà nazionale e tentò di opporsi al bellicismo oltranzista, suggerendo nel modo più cauto ili cercare hi via che mettesse line alle inutile strage ». La censura militare, non di rado faziosa, non gradiva l'umana voce del buon senso, c La Stampa usciva s|K'sso con grandi spazi bianchi: con gli articoli bocciati dai censori, in parte raccolti nell'archivio Frassati, si potrebbe compiine una illuminante antologia. Egli si rivolgeva allora direttamente agli uomini politici, purtroppo invano. Fra le molte lettere forse la più bella, e tragicamente proletica, ci sembra lineila inviata al debole c Intuii Boselli, «residente del ('onsi'.'liti nella tremenda estate del CdssrodzRtAv'n'cgpsi l/. Essa nrecede di tre mesi ie à e a a o i ù e n a , n i n a i e o e aa i el /. Essa precede di tre mesi Cuporetto (e la Rivoluzione d'ottobre): -: ... reiterale e .'lenii off cu sue sanguinose clic ci costano saligne a fiumi senza un solo risultino strategico. Così si opera, involontariamente, ma decisamente, contro la resistenza morale di una nazione... Ricordiamo e fiutiamo che tulli la ncordiiio, la frase di Alfonso La Marinoni: "Un Go. verno ha il diritto di usare del 'angue di una Nazione ma non di abusarne...". Quella che 'tiamo condite enelo sul Carso c sul Trentino non è più una guerra: è un massacro inutile per cui il popolo chiederà a suo tempo stretto conto a tutti i responsabili del sangue versato a fiumi con una ostinazione ribelle ad ogni senso comune. Non si rischiano migliaia di uomini quando si sa che una posizione non si può prendere c e he una volta presa non si può tenere. Il nemico interno, il vero nemico è colui che 'ile ripe il tante giovani esistenze senza mio scopo, senza una sola speranza. In che la guerra così condotta sì differenzia dall'assassìnio? ». Tornata la pace, La Stampa e il suo direttore cercarono di far sentire la voce della ragione contro il furore nazionalistico, la retorica della « vittoria mutilata », i sogni di conquiste adriatiche, le esigenze assurde (non solo italiane) di una « pace cartaginese » contro i vinti. Inviato da Giolitli ambasciatore a Berlino, Frassati tentò in ogni modo di far capire ai colleglli ed ai governi alleati che una Germania vitale e non disperata era indispensabile all'Europa, mentre sul suo giornale chiedeva un'alleanza tra liberali, socialisti c popolari per stroncare il nascente fascismo. 1 suoi «-rapporti» rivelano un'angoscia sempre più viva per l'avvenire dell'Italia e dell'Europa: vedeva giusto. Quello confidenziale del gennaio 1922, con l'appello a Giolitti perche formi il governo dell'ultima salvezza, contiene già il preannuncio della catastrofe, anticipando di nove mesi il successo di Mussolini, di undici anni il trionfo nazista: « Questa, caro Giolitli, è la verità. Di essa assumo sereno la responsabilità, come ho assunto quella di fare quel poco che era in me perché l'Italia non entrasse in guerra nel 1915, e perché, scoppiata la guerra, si venisse ad una pace di coni promesso che salvasse l'Europa dal fallimento c dal disastro nei quali si trova. « Tu solo a Genova hai autorità per parlare ed agire. Tu solo con Llovel George puoi salvare l'Europa o almeno metterla sulla via della redenzione. Perciò il tuo amico fedele — c perciò mai lieto che tu vada al potere — sì permette di dirti per la terza volta: va al potere. « Fu sventura d'Italia che tu non sia stato al Governo nel 1914-1915: voglia Iddio che non sia sventura d'F.uropa se la nell'8 marzo non sarai a Genova ad indicare al mondo l'unica via di salute. Tuo ali. Alfredo Frassati ». Carlo Casalegno 1 tp******"**^;'' . t'rijò, c^~U*f* ft I fP**1***/*'** ìplh uri, //Ov A *fl .^JXU- ^^m* fUtK t*~w «^v^ fy* ' L Va*-A* fa*»» ih A ìto~ 'i-M*» VA*. Uno degli autografi di Alfredo Frassati