Si cerca nella misteriosa fine di De Mauro un legume con l'uccisione del magistrato di Gigi Ghirotti

Si cerca nella misteriosa fine di De Mauro un legume con l'uccisione del magistrato I giudici inquirenti di fronte al "giallo,, di via dei Cipressi Si cerca nella misteriosa fine di De Mauro un legume con l'uccisione del magistrato La vedova del giornalista, scomparso il 16 settembre scorso a Palermo, è stata interrogata per 2 ore - Non pare che le indagini per individuare chi ha fatto « giustiziare » il giudice Scaglione e il suo autista abbiano fatto passi avanti - L'unico indiziato del delitto, il giovane Ferrante, continua a trincerarsi dietro il suo alibi - Un altro mafioso (il diciassettesimo) portato nell'isola di Linosa (Dal nostro corrispondente) Palermo, 19 maggio. Elda De Mauro, la moglie del giornalista Mauro De Mauro, misteriosamente scomparso la sera del 16 settembre scorso, è stata quest'oggi interrogata, per quasi due ore, dai magistrati genovesi che la Corte di Cassazione ha inviato a Palermo per l'istruttoria sull'assassinio del procuratore Pietro Scaglione e dell'autista Lo Russo. « Il caso De Mauro » è tuttora insoluto. Gli inquirenti hanno esplorato le piste più ardue. Il nostro collega, negli ultimi tempi, si era occupato di un copione cinematografico riguardante la vita e la morte di Enrico Mattei. L'indagine si soffermò a lungo sui retroscena che il De Mauro potrebbe avere scoperto sull'oscuro incidente aereo di cui fu vittima il presidente dell'Eni. Ma la ricerca non approdò a nessun risultato. Prima di sparire, il De Mauro andava ripetendo in casa e agli amici di essere sul punto di fare « un grosso colpo giornalistico ». Si indagò sulla via che conduce verso Corleone, il paese natale e il rifugio preferito di Luciano Liggio, il mafioso eclissatosi alla fine del 1969 dalla clinica « Villa Margherite » di Roma. Ma inutilmente. L'indagine si avventurò anche sulla pista della droga, sulle orme dei cugini Salvatore Greco, latitanti dal 1963, vanamente inseguiti in Italia, in Spagna, in Francia, nell'Africa del Nord. Ma anche queste strada fu battuta inutilmente, Qualche settimana dopo il iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin iiiiiiiiiiiiiiiiii sequestro di Mauro De Mauro, il sospetto investi un anziano commercialista di Pa lermo che si era interessato iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiii a a e i l al dramma della famiglia con l'aria di chi si fa interprete di persone che preferiscono rimanere nell'ombra. Il commercialista fini in prigione per un mese, poi fu rilasciato. Sul caso De Mauro ripiombò un buio più fitto di prima. Che la signora De Mauro abbia parlato oggi per due ore con i magistrati della istruttoria Scaglione-Lo Russo non sembra un buon segno, perché getta sull'inchiesta per il duplice assassinio l'ombra dello smarrimento, la stessa ambiguità e indecifrabilità che hanno sin qui circonfuso ogni ricerca sulla scomparsa di De Mauro. Anche la « trasformazione » del giovane Salvatore Ferrante da indiziato a imputato non apre ai giudici nessuna prospettiva. Ferrante non risponde a tono, dice di non sapere nulla, le spiegazioni che fornisce sulla pistola trovategli addosso sono puerili, contraddittorie quelle che riguardano la mattinata del 5 maggio. I magistrati continuano a considerare accidentale il suo arresto, quasi il delitto Scaglione apparisse sproporzionato alle sue capacità di delinquere. Dalla perizia chimica (guanto di paraffina) risulta che la sua mano, la mano sinistra, ha sparato. Ma dalla perizia balistica (non ancora depositata) pare di capire che, invece, i proiettili della sua pistola non corrispondono a quelli rinvenuti sul corpo dei due assassinati e sul luogo dell'aggressione. Il suo avvocato, Luigi Russo, non ha ancora potuto incontrarsi con lui, a tu per tu, in carcere. In presenza del magistrato, il Ferrante assume un atteggiamento irrazionale, di animalesca diffidenza, di rifiuto di qualsiasi collaborazione con il giudice. Anche a costo di guai più seri, egli si trincera dietro un alibi evanescente. I testimoni a difesa ricostruiscono « le ore critiche » del Ferrante a Pa! lermo in modo diverso da I lui. Questi testimoni sono | stati ascoltati oggi dal pròi curatore Francesco Coco e I dal consigliere e istruttore ; Lucio Grisolia. II risultato i deve essere stato sconcertanI te, comunque disastroso ai ' fini dell'accertamento della verità. Che cosa nasconde il Ferrante? Se la sua pistola ha sparato, quel giorno, per una piccola rapina consumata in un paese vicino a Palermo, ò possibile che egli rifiuti di confessare questo reato, accettando di rispondere .di | un'accusa che vale un ergastolo? Tutto può darsi, ma j la sensazione è che questo « giallo » ha acquisito, con il giovane Ferrante, venuto da Nichelino, un elemento di j confusione, che lo complica e ne rende quasi impossibile una interpretazione ragionevole. Ai 16 mafiosi concentrati all'isola di Linosa si è aggiunto oggi Vincenzo Parla piano, di Ribera, che dal sog- mvfitulostrtiLtosbfii - | aiorno obbligato di Cori (La e'; tina) è stato avviato a quela ì lo di Linosa in obbedienza | al nuovo criterio adottato e dall'autorità giudiziaria: conl j centrare, piuttosto che dia sperdere, i sospettati, e ren- j dere loro difficile qualsiasi -1 contatto con le vecchie, pee j ricolose amicizie, e con tutta ì j la società dei galantuomini. ' Niente teleselezione a Li». i nosa, e una possibilità Mi mitata di controllo sui movimenti di ciascuno. Ai confinati è stato assicurato che tutto ciò è stato deciso nel loro interesse, ad evitare spargimento di sangue. Nei mesi scorsi, Nino Matranga e Francesco Di Martino, due uomini di Angelo La Barbera, furono uccisi a tradimento da killers che operavano agii ordini non si sa di chi. Una nuova mafia, ben diversa da quella che è fin qui passata attraverso il fuoco di cento sparatorie, attraverso il vaglio di decine di processi, si è fatta avanti. E' una nuova generazione di ribaldi, che lavora a distruggere la precedente, forse per aver mano libera e per stringere Palermo in pugno. L'autorità giudiziaria si preoccupa per l'incolumità dei superstiti delle vecchie « cosche »: forse è un metodo per costringere le nuove ad uscire allo scoperto. Gigi Ghirotti Linosa. Quattro dei mafiosi trasferiti nell'isola, subito dopo l'arrivo (Telefoto Ansa)