Edipo piccolo borghese

Edipo piccolo borghese Un film di Louis Malie al Festival di Cannes Edipo piccolo borghese In «Le soufflé au coeur» il tema dell'incesto è trattato in chiave di commedia, e i personaggi suonano falsi - Lea Massari è una mamma brillante, ma poco materna - «Mira», del regista belga Fons Rademaker: un paese conservatore ostacola la costruzione d'un ponte (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 15 maggio. Si ha un bel cercare di svuotare il motivo dell'incesto di tutti gli ingombricci moralistici, riducendo a farfalla, ossia a un'incidentale slittatina dentro il rapporto d'una inanima e d'un figliuolo che si vogliono troppo bene: quasi un colpo di mano fra i tanti che si fanno a questo mondo. Sarà così nella vita, ma nell'arte qualcosa d'insolubile rimane. Senza dire che sia un tema sacro, è certo un tema grave che non si lascia tanto facilmente alleggerire per decreto di una commedia cinematografica. Le soufflé au coeur ( « Solito al cuore»), primo film francese in rassegna, che ha riportato alla ribalta di Cannes il regista Louis Malie, fallisce, a nostro avviso, l'assunto che si è eletto, laddove riesce piacevole nell'operazione preliminare: la pittura d'una famiglia borghese di Digione negli anni infausti della sconfitta lranccse in Indocina. Anche in questa, sesso e contestazione dilagano rifriggendosi in se stessi, ma li accompagnano un'alacrità, un buon umore, uno spirito, in cui si riconosce la buona tradizione letteraria del cinema dei nostri vicini. Codesta famiglia è retta dal ginecologo Chevalier, un uomo secco e autoritario, indiflerente alla vita dei suoi, molto preso dal lavoro. E annovera la moglie Clara, una giovane fiorentina dai costumi sciolti (fiorentina è anche la domestica Augusta), e tre figli adolescenti, il più giovane dei quali, il quindicenne Lorenzo, è il protagonista. Sono ragazzi terribili che nella congiuntura patriottica si divertono a dissacrare, pur sopportandolo, tutto il dissacrabilc, talché la famiglia, la società, il collegio, il sacerdote che li confessa, e lo stesso paparino, diventano altrettanti motivi, divertenti ma un po' facili, di satira giovanile. Viceversa sono molto seri sulla faccenda del sesso, che per i due fratelli maggiori è già incamminata, mentre per Lorenzo è ancora in fase di sperimentalismo solitario, finché, nel corso d'un episodio burlesco, assistiamo a un suo spupillamento ufficiale che per essere rimasto in tronco non risolve nulla. In compenso egli ha sorpreso l'affascinante mammina con uno dei suoi amanti, provandone una stretta al cuore che lo rende d'un tratto maturo per un tormento più composito. Ci avviciniamo al "nodo. Un soffio al cuore, conseguenza d'una scarlattina, ne fa un piccolo malato coccolato dalla mamma. A trascorrere la convalescenza i due andranno insieme, e soli, in una piccola stazione termale del Morvan, dove per l'appunto dovranno dormire nella stessa camera. Qui il film comincia a pren derla molto larga, e si capisce: la direzione è sbagliata e il re gista esita. E' sbagliata non perché porti all'incesto, ma perché dell'incesto mancherà affatto il senso, risultando fasulli i personaggi che lo devono consumare. Intendiamo che quella madre così svincolata, così ginnastica (in una parola così falsa), non ha proprio nulla della madre; e che dal suo canto quel figlio che si mette a leggere Proust, gira intorno alla genitrice, ne spia le uscite coll'amante, si diverte a fare delle composizioni feticistiche con gl'indumenti intimi di lei, diventa, così a quindici anni, un mostricino di precoce decadentismo. 11 tono del rapporto madre-figlio è già così eccezionale, che non meraviglia allatto di vederli cadere l'uno nelle braccia dell'altro; e l'impressione ultima è di una bomba che si è disinnescata da sé, per paura di scoppiare. Nondimeno Le soufflé au coeur si vede volentieri, specie nella prima parte che è meramente episodica, per le molte trovatine di commedia famigliare: quei ragazzi così imbrogliati dentro, quel padre astrattamente inflessibile, quella mammina spepera, quella domestica-martire; più la calda pittura di Digione. Come anche si ripiglia alla qutodfanlitfine, quando, compiuto il « misfatto» (il mattone del film, causa di tante sue lungaggini), la famiglia si ricompone come nulla tosse stato: una delle solite cinghiate all'istituto fami¬ gliare, ma portata con garbo. Lea Massari, quella mamma ragazzesca, fa faville non soltanto agli occhi del figliolo, il giovane Benoit Ferrctix, che è tutto eccetto che simpatico. Bene Gélin, Ave Ninchi, la coppia dei fratelli (Marc Winocourt e Pabien Farreux), e gli altri. Coproduzione Iran co-italo-tedcsca, la cui sceneggiatura, ad o|X'ra dello stesso icata Malie, sarà presto pubi) anche in Italia. Il Belgio ha completato 1. giornata con Mira di Fons K.i demaker (da un romanzo il Stijn Streuvels adattai | Hugo Claus), dramma ville reccio che prospetta un caso di oscurantismo contadino dipinto .1 torti lime. Nel \ illaggio di Waterhock, sul fiume Escaut, non si vuole la costruzione d'un certo ponte, temendosi dalla retriva popolazione, capeggiata dal borgomastro Broeke, espropri e speculazio-1 ni a loro danno. Il ponte si farà ma su alcuni cadaver (addetti ai lavori buttati a fiu¬ me lagli oppositori piti acce si) i- sulla cattura, per .issa-, j sinio, di I.ander, il figlio di Broeke. il quale così lascia li Iterala bellissima Mira, sua nipote ed amante, e lupa per temperamento, di passare ad altri uomini. Sceglie essa, neanche a farlo apposta, il giovane ingegnere addetto alla costruzione del maledetto ponte contro cui non cessano resistenze e sabotaggi. L'ingegnere, che vorrebbe edificare in pace almeno il proprio matrimonio, la sposa; ma quella non è donna da sopportare legami, sicché pianta marito e villaggio in una volta. Pellicola diligente e bene squadrata, con qualche bella sequenza (la tuga nel bosco di Lander inseguito dai gendarmi) ma senza voli e al contrario con troppe osservanze circa i requisiti del «genere», ma non priva di pietà sociale per coloro che non avendolo mai assaggiato s'impauriscono del progresso, e viceversa severa coi troppo severi repressori. Leo Pestelli | j Cannes. Michèle Morgan presiede la giuria di Cannes. L'attrice ha 51 anni (Tel. G. Botti)

Luoghi citati: Belgio, Cannes, Iran, Italia, Mira