Marcuse contro il ten. Calley
Marcuse contro il ten. Calley Marcuse contro il ten. Calley Il filosofo: « La maggioranza silenziosa ha il suo eroe: un criminale » (Dal nostro corrispondente) New York. 13 maggio. Rompendo un lungo, tormentato silenzio, Herbert Marcuse, il filosofo della contestazione, fa oggi sul A'etc York Times i suoi primi commenti al « caso Calley ». Sono « riflessioni », come egli le chiama, di inaudita violenza: le più dure in un Paese che ha avuto il coraggio non solo di indire un autoprocesso, ma di criticare anche il Presidente Nixon per il suo intervento. Marcuse sfiora il paradosso e l'estremismo. Ma il suo articolo non è un documento che si possa ignorare. « Lu fretta con cui una larga parte del popolo americano è corsa in difesa di Calley è stota oscena — dice Marcuse —. Il fenomeno non fu preordinato, ma spontaneo, un'esplosione dell'inconscio... Lu maggioranza silcn ìiosa aveva il suo eroe, un criminale di guerra condannato per omicidio... Aveva il suo martire, il suo Horst Wessel. il cui nome fu celebrato da centinaia di migliaia di nazisti in marcia... V "Inno di battaglia del tenente Calley" è stato venduto in 3 giorni in 300 mila copie ». Come si può giustificare un uomo, chiede Marcuse, « il cui esercito impone l'obbligo della disobbedienza agli ordini illeguli. disobbedienza, si badi, praticata da altri soldati a My Lui? ». Se è vero che casi analoghi sono accaduti in Vietnam, continua Marcuse, non per questo Calley è innocente: semplicemente, anche gli altri sono colpevoli. Né si può imputare genericamente la società, perché non si è nel campo della metafìsica, ma in quello in cui una persona normale deve sapere distinguere tra comportamento legale e criminale. Nella sua denuncia, Marcuse accomuna la destra alla sinistra. Egli pone un interrogativo: « E' il senso di volpa di una società condizionata da massacri e uccisioni cosi forte da abbattere i tradizionali meccanismi di difesa individuali? Questo senso di colpa si rovescia, diventando orgogliosi!, masochistica identificazione col crimine e col criminale? Questo isterismo ha travolto anche la sinistra, il movimento della pace che vedono in Calley un capro espiatorio?». Marcuse conelude che nessuna compassione è dovuta a Calley; e che se altri My Lai hanno sconvolto il Vietnam, la responsabilità ultima sarebbe allora degli alti comandi e del Presidente. e. c.
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