Difficile congiuntura delle aziende torinesi

Difficile congiuntura delle aziende torinesi L'assemblea dell'Unione Industriale Difficile congiuntura delle aziende torinesi La relazione del presidente, sen. Bosso, parla di «situazione incerta» e di «prospettive scoraggianti» Si è tenuta ieri a Torino l'assemblea dei delegati dell'Unione Industriale che riunisce 2809 aziende — tra grandi, medie e piccole — con 356.170 dipendenti, pari al 14 per cento dei lavoratori occupati nell'industria italiana. Il settore che conta il maggior numero di dipendenti è quello metalmeccanico: 697 aziende (il 28 per cento del tfdfvlcfpègtotale italiano) e 234.208 la-1 voratori. Il vasto comparto ; pdell'edilizia, dei laterizi, delle | miniere e del vetro comprende 1252 aziende con 27.441 addetti; le industrie chimiche, della gomma e delle materie plastiche contano 191 aziende e 29.932 dipendenti. Le aziende tessili sono 168 ed occupano 22.396 lavoratori. Su 356.170 dipendenti dei l'industria torinese, 3254 so no dirigenti, 57.245 impiegati (uomini e donne), 206.790 operai, 24.723 manovali. In complesso, oltre 70.000 sono ]e donne occupate nelle in dustrie della provincia tori nesei di cui 52.289 operaie. L'industria torinese produ- o o i e a e l l e i i reddito prodotto dall'industria nazionale e contribuisce per il 60 per cento alla formazione del reddito provinciale. Parlando della situazione generale la relazione del presidente afferma tra l'altro che « il rifiuto di accettare le esigenze imposte dalla realtà ha già provocato gravi danni al Paese. La situazione generale, non solo economica, è diventala caotica e incerta; le previsioni sempre più difficili, le prospettive scoraggianti ». Gli investimenti sociali sono diminuiti, il numero degli occupati è quasi stazionario, nonostante gli orari ridotti; le importazioni crescono ad un ritmo ben più rapido delle esportazioni: i prezzi sono aumentati in media più del 6 per cento; il risparmio pubblico è quasi inesistente; l'eccesso di liquidità corrisponde ad una sempre minore propensione a scegliere impieghi produttivi che vadano oltre il breve termine. Si perde terreno Per il Piemonte — continua la relazione — si deve rilevare, in particolare, la progressiva perdita di terreno sul piano nazionale, la produttività stagnante, il crollo dei progetti di nuovi stabilimenti industriali, le difficoltà all'interno delle aziende. Ciò che veramente preoccupa oggi non è l'I o il 2 per cento di reddito in meno: è il diffondersi di una radicata sfiducia nel futuro. La relazione afferma poi che « si riparla di disincen tivi per il Settentrione, accampando giustificazioni che parlano di congestione e di necessità di investire al Sud Ma la congestione al Nord non è tanto frutto di una eccessiva concentrazione di at ! I tività produttive, quanto effetto di una paurosa carenza di servizi pubblici e di insufficienze in alcuni servizi prevalentemente privali, come la casa. Essa si attenua "facendo ", ?t07i " impedendo di fare " ». Trattando della riforma tributaria, la relazione del presidente afferma che essa è « indifferibile, a causa dei gravi difetti che hanno por- tato a livelli proibitivi la pressione fiscale complessiva mente esercitala sui contri- ù e . e a a 2 : i ce i d d ct buenti ». Ma, per quanto riguarda l'introduzione dell'imposta sul valore aggiunto (Iva), bisogna tener presenti « le condizioni di incertezza generale del momento in cui l'Iva entrerà in vigore ». La «disaffezione» « Il nuovo sistema impositivo viene ad inserirsi in un apparato organizzativo non ancora preparato all'esercizio di un compito tarilo delicato e complesso. La maggioranza degli studiosi ritiene che. con ! l'introduzione dell'Iva, si avrà I un aumento del livello generale dei prezzi, anche se non è possibile prevederne la misura. L'esperienza degli altri paesi della Cee non può, in questo campo, essere trasferita semplicemente al nostro sistema. Le riforme in tali paesi sono state condotte in un momento di congiuntura favorevole, mentre da noi l'Iva verrà ad inserirsi in una fase di depressione ». La relazione conclude affermando che, se si facesse un bilancio della « politica della mano tesa », tentata dagli imprenditori dopo l'autunno caldo, non si avrebbero molti elementi positivi: «L'esperienza politica e sindacale dell'ultimo anno potrebbe essere sintetizzata dallo slogan "il cimitero delle buone intenzioni" », anche se un cauto ottimismo proviene « dalla tendenza in atto ad una certa chiarificazione politica, sia pure imposta da prossime scadenze elettorali ». In assenza del presidente, senatore Bosso, colpito da improvvisa indisposizione, ha condotto l'assemblea il vicepresidente anziano, ing. Pietro Bértolone. La relazione è stata letta dal direttore, prof. Augusto Bargoni. Dopo la lettura della relazione si è svolto un ampio dibattito durante il quale sono stati sottolineati da vari oratori i problemi che riguardano le industrie minori. Agli interventi ha risposto il vicepresidente dell'Unione, Enrico Salza, che ha ribadito la necessità di « saper superare il fenomeno della " disaffezione " ». « Produrre in modo econotnicamente valido — ha detto Salza — non è la sola funzione degli imprenditori. Essi sono i primi interessati alla salvaguardia dei valori umani, civili e ambientali. Ciò significa legittimare realmente il ruolo innovatore dell'imprenditore nella società ». r. s.

Persone citate: Augusto Bargoni, Bosso, Enrico Salza, Pietro Bértolone, Salza

Luoghi citati: Piemonte, Torino