Tito ha ricaricato il fucile

Tito ha ricaricato il fucile Aperto a Sarajevo il processo alla situazione politica in Jugoslavia Tito ha ricaricato il fucile il Presidente ha denunciato le rivalità dei gruppi nazionali e le spinte autonomistiche che minacciano di disintegrare lo Stato - Ed ha promesso drastiche epurazioni tra « i nemici vecchi e nuovi » dell'unità del paese (Dal nostro inviato speciale) Belgrado, 1(1 maggio. Munire l'autogestione nelle sei repubbliche jugoslave taglia gli ultimi legami con il dirigismo di Belgrado, il maresciallo Tito ricarica il fucile minacciando drastiche epurazioni. Queste le somme finali del grande dibattito di Sarajevo, dove un parlamento di duemila operai, tecnici, economisti, ha analizzato alcuni aspetti della crisi del paese, e senza timidezze verbali. Alla ricerca delle responsabilità degli insuccessi, si è parlato di dirigenti corrotti, di imbroglioni, di parassiti e megalomani. « Dobbiamo rompere la testa a certi professóri » ha detto fra gli applausi un operaio. Poi il maresciallo Tito ha chiuso il conto attaccando con violenza i nazionalisti nel partito, i nemici vecchi e nuovi dell'unità jugoslava. Doveva essere un congresso sui problemi economici (molto gravi e complessi) ma è stato inevitabilmente anche un processo a porte aperte sulla situazione politica: rapporti di fondo tra le repubbliche, rivalità di gruppi nazionali, spinte autonomiste che rischiano la disintegrazione dello Stato. Il protagonista ancora una volta è stato Tito con un intervento che annuncia forse una svolta politica: secondo alcuni aperta a tentazioni autoritarie, giudicata da altri più chiassosa nella enunciazione che - nei fatti. Ma in ogni caso qualcosa cambierà in Jugoslavia. Il maligno paragone del maresciallo con un vecchio incile scarico è del settimanale inglese Observer, ma Tito sa bene che all'interno del potere vi è chi lo vede cosi e che si va accentuando la , tendenza a relegarlo nel ruo lo di monumento nazionale. Perciò contrattacca con violenza e un'oscura allusione sui « pericoli » dell'abuso di democrazia nel socialismo ha suscitato qualche allarme i L'impressione è tuttavia che il maresciallo voglia mettere fuori gioco i « frazionisti » nel partito senza forzare troppo la mano. Le strutture politiche della Federazione non sono più quelle del tempo di Rankovic e nemmeno l'immenso prestigio dello « stari » basterebbe forse per un ritorno all'antico. Fucile carico o no. Tito si muove oggi in una dimensione più mitologica che politica, in una Jugoslavia artico- latissima, con i centri di potere disseminati nelle Repubbliche, circoscritti (e a volte contestati) da nuovi meccanismi democratici, come ha confermato il grande meeting sull'autogestione. Per il rilanciò dell'unità del partito, il maresciallo liti dalla sua la I maggioranza dei quadri e del-1 ropinione pubblica, ma una frenata troppo brusca potreb. be aumentare il pericoloso stato di tensione. Del resto Tito ha preso abilmente le distanze dai vecchi stalinisti a riposo, criticandoli ancora una volta con asprezza. For- , se tutto quello che si propo- ne è di isolare i nazionalisti più intransigenti alla prossima conferenza di partito, che non si annuncia facile per il sempre latente antai gonismo tra le Repubbliche. «In un paese multinazio- itale — ci ha detto il leader macedone Crvenkovski .soho contrasti che non debbono meravigliare, e comunque da noi infinitamente mi nori che in Belgio o in Cana- da. per non parlare del mon- rio chiuso dell'Est, dove non i s trapelano mai ». E' la tesi di | squanti ritengono che la nuo- j va riforma economica eliminerà i malumori di sloveni e croati, sino a ieri in furente polemica per il controllo finanziario di Belgrado. I serbi j sono d'accordo sul nuovo sistema di lasciar amministra re il « pluslavoro » dalle im prese autogestite e anche la Bosnia, ricca di materie pri me e in fase di sviluppo in dustriale, appare favorevole all'autonomia. I problemi potrebbero tut tavia ripresentarsi più acuti con Macedonia e Montenegro, I se le Repubbliche relativamente ricche dimostrassero qualche difficoltà ad aiutarle attraverso il Pondo federale destinato alle regioni sottosviluppate. Secondo alcuni il nuovo schieramento sarà questo: non più croati contro serbi (divisi però anche da ragioni storiche), ma le Repubbliche depresse contro le industrializzate. Fra le risoluzioni del congresso di Sarajevo c'è la parità di salari, a lavoro eguale, fra gli operai di tutta la Jugoslavia. Ma come sarà possibile arrivarci se le imprese autogestite in passivo non troveranno i fondi per adeguare le paghe? E' uno dei molti interrogativi che restano aperti. L'autogestione 1971 si pone il doppio obbiettivo di un risanamento economico, dopo i dissesti dell'inflazione, e dell'eguaglianza so cialista: se il programma re sterà una generosa utopia po sè I politici. trebberò nascere, da diversa prospettiva, nuovi problemi Giorgio Fattori e e a ! ri| tqI vnj e' I ss| | ! i : 1 : i I Tito, visto da Levine (Copyright N. Y. Kcvicw of Books, Opera Mundi e por l'Italia La Stampa)

Persone citate: Cana, Crvenkovski, Fucile, Giorgio Fattori, Levine