"Costituzione,, della Chiesa

"Costituzione,, della Chiesa Critiche e riserve "Costituzione,, della Chiesa Il nuovo ruolo dei preti e dei laici (Nostro servizio particolare) Città del Vaticano, 10 maggio. Le critiche e le riserve al nuovo progetto di Costituzione della Chiesa, o «Lex fundamentalis», sono seguite con attenzione e vagliate con interesse in ambienti vicini al vertice della S. Sede. Si parla di « perplessità », di Paolo VI che deriverebbero in gran parte dalle obiettive difficoltà di condensare, in una Carta Costituzionale senza precedenti, la natura « misteriosa » della Chiesa delineata, ma non articolala, dal Concilio Vaticano II. Ad esempio, il Concilio ha dato maggiore spazio ai laici e ai preli. ha riconosciuto ai vescovi, pur con alcune limitazioni, corresponsabilità o « collegialità » con il Papa nel governo della Chiesa mondiale, e non solo di quella loro aifidala. Il progetto di « Lex fundamentalis ». a giudizio dei circoli interpellati, rispecchia solo in parte questi orientamenti del Concilio che costituiscono le innovazioni essenziali da apportare alla struttura della Chiesa, sia per affermare il concetto di « Chiesa locale », sia per procedere nel cammino ecumenico. Tuttavia, si ]fa notare, la « collegialità » e l'apertura all'iniziativa di laici e preti non hanno per ora trovato modi concreti di definitiva attuazione: sono concetti, per così dire, in rodaggio. Un tipo sperimentale di « collegialità » è il sinodo mondiale dei vescovi che ha, però, carattere puramente consultivo, anche se un papa come Paolo VI è sensibile e rispettoso delle indicazioni provenienti dall'episcopato. La Chiesa è in fase di transizione, si rileva, e anche nella Commissione per la revisione del diritto canonico si manifestano due tendenze di fondo. Vi è quella, che appare dominante, attestata su posizioni tradizionali di esaltazione del diritto canonico: questa tendenza è favorevole ad enucleare espliciti canoni in cui ridurre l'essenza e la natura « misteriosa » della Chiesa. L'altra tendenza giudica, invece, impossibile questa soluzione giuridica in una Costituzione, che dovrebbe tener conto dei fondamenti spirituali della Chiesa « popolo di Dio ». non riconducibili a norme di legge che possono trovar posto nel nuovo 'codice. (E' il rilievo di fondo formulato da Raniero La Valle su La Stampa del 26 marzo scorso). Le due correnti si sono manifestate, come risulta da una relazione del segretario mons. Guglielmo Ondili, anche in seno alla commissione di riforma canonica, composta da 68 cardinali e nel comitato ristretto, che ha elaborato la progettata Costituzione. Un primo testo, chiamato « testus prior », fu redatto con la data del 24 maggio 1969. Sottoposto alla commissione cardinalizia e a quella teologica internazionale, venne parzialmente modificato, sulla base delle osservazioni in un secondo schema del 25 luglio 1970, quello trasmesso ai vescovi. E' il testo di cui si discute ampiamente nella Chiesa,,perche si tratta di decidere la Carta Costituzionale alla quale fedeli, preti e vescovi dovranno attenersi in futuro. « Il progetto non è "ne varietur". ossia non è immodificabile, precisano gli ambienti vaticani avvicinati, ma è aperto, al contrario, a qualsiasi modifica che non snaturi l'essenza della Chiesa cattolica ». Paolo VI. si aggiunge, attende dall'episcopato, sia nelle risposte scritte, sia nel prossimo sinodo mondiale, un contributo decisivo. Il Papa indicò le linee di rinnovamento da applicare alla « lex iundamentalis » — si chiarisce ancora — nel discorso del 19 gennaio 1970 al Congresso internazionale di diritto canonico che si tenne all'università di Roma. Paolo VI vi ribadì l'esigenza di una disciplina canonica nella Chiesa che è « società visibile » e non solo « carismatica », come sostengono alcuni indulgendo all'utopia, si fa osservare. Ma sottolineò che il Concilio « ha obbligato il canonista a ricercare più profondamente nella rtRudmlgccSacra Scrittura e nella teologia » i fondamenti dottri- na/;, lo « ha scosso nella sua abitudine » di basare il proprio insegnamento giuridico « in una secolare e indiscussa tradizione », che all'inìzio si allenile largamente al di ritto romano, poi alle leggi dei popoli con i quali la Chiesa s'incontrò. Il Papa aggiunse che la « novità » della riforma canonica consiste nell'adeguare i canoni all'in intima e misteriosa costituzione » della Chiesa. Parlò della « Lei fundamenlalis », definendola un'esigenza che scaturisce dalla riflessione conciliare e specificò che « qualora Ila "Lex fundamentalis") fosse formulata in canoni espliciti risolverebbe, ma fors'anche susciterebbe, molte e gravi questioni circa la vita cattolica nel nostro tempo ». Lamberto Fumo

Persone citate: Guglielmo Ondili, Lamberto Fumo, Paolo Vi, Raniero La Valle

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Roma