Argomenti e previsioni di venditori ed utenti di Remo Lugli

Argomenti e previsioni di venditori ed utenti Argomenti e previsioni di venditori ed utenti Un comune denominatore: soltanto provando a guidare la vettura col nuovo dispositivo se ne apprezza la validità - Giudizi di un esperto Gli automobilisti italiani a sentir parlare di cambio automatico arricciano il naso. Taluni non sanno perché, non hanno motivi da opporre contro questo cambio, gli sono ostili istintivamente. Si spiega il perché. Perché il cambio automatico fa quello che vogliono fare loro: cambiare le marce. In tutti gli automobilisti di media età aleggia un poco dello spirito di Nuvolari e di Varzi; e i giovani si sentono, poco o tanto, Moss o Ickx. Tutte cose inconsce e che comunque si manifestano non tenendo il volante in una certa maniera, stringendo o allargando le curve, ma cambiando le marce, facendo rombare il motore, spesso portandolo fuori giri e, quindi, attentando alla sua salute. Proprio l'opposto di quello che fa il cambio automatico che ha un « cervello » e tiene conto al millesimo del numero dei giri e cambia all'esatto istante in cui deve cambiare. Entusiasmo Nel 1970 sono state immatricolate in Italia circa diecimila vetture dotate di cambio automatico, meno dell'uno per cento. Un po' poco se confrontiamo questa nostra percentuale, non agli Stati Uniti dove quasi l'80 per cento delle vetture ha il cambio automatico, ma a quelle della Germania (9,80'o), dell'Olanda (8.70Zo). della Svizzera (7.7"b), del Belgio (60/»); Danimarca e Norvegia non sono lontane dalle nostre posizioni, l'una con il 2"zb, l'altra con ri.2%. Comunque il nostro uno per cento è già qualcosa rispetto a qualche tempo fa in cui il discorso sul cambio automatico non poteva essere proprio ascoltato dagli automobilisti italiani. Ora la Fiat lo monta, a richiesta, sulla 124 Special, sulla 124 Special T, sulla 125 e sulla 125 Special, oltre alla 130 che l'ha di adozione normale (facoltativo quello meccanico). Sentiamo dai concessionari e produttori di vendita quali sono i principali motivi di diffidenza della clientela italiana nei confronti del cambio automatico e i giudizi di chi cede ad una prova o all'acquisto di una vettura automatica. Tutti sono concordi nel dire che, ancor prima del maggior costo (150 mila lire in più per le Fiat, le Opel, ecc.; 230 mila per le Mercedes), gli automobilisti italiani temono di vedersi privati della soddisfazione della guida. E poi, una volta che hanno comperato un'automobile con il cambio automatico, ne sono entusiasti, non vogliono più tornare ad un cambio meccanico. « E' una questione psicologica, di mentalità — dice il dott. Gian Mario Cravero, direttore della Saie che rappresenta a Torino la General Motors. — C'è chi ne fa una questione di guida sportiva e chi ha paura di non saperlo usare. Poi, non appena lo provano, si rendono conto che ver. c'è cosa più facile e di maggior soddisfazione Le vendite sono naturalmente più facili nei modelli di media e grossa cilinj drata sui quali le 150 mila I lire d'aumento rappresenta| ilo una percentuale meno in| cisiva. La Fiat, adottando per i suoi modelli il cambio General Motors — la società ! che ha maggiore esperienza nel settore dei cambi automatici avendone già prodotti 60 milioni di unità — contribuirà a diffondere largamente anche in Italia l'uso di questo automatismo ». Dice Mario Persico, titolare dell'Autocentauro di Torino che vende, tra l'altro, le Mercedes: « La clientela italiana preferisce pasticciare con la leva del cambio, fare rumore, perché cosi è convinta di andare più forte ». Il sorpasso «Adesso però incomincia ad apprezzare il cambio automatico con U quale può, volendo, fare anche manovre manuali. Nelle nostre vendite, le vetture con il cambio automatico raggiungono già il 4-5 per cento e sono in aumento ». Il ' produttore Borgialli, della stessa ditta, dice: « Gli americani o gli italiani che vengono dagli Stati UniI ti, quando ci chiedono una j vettura da usare temporanea| mente in giro per l'Italia o j l'Europa, si stupiscono se \ gliela offriamo non automaI tica, dicono che per loro, coi sì, non è nemmeno un'auto' I mobile ». Ecco come controbattono i i venditori alle argomentazio| ni che in genere obietta la clientela italiana. Non è vero che il cambio automatico non sia adatto ai sorpassi veloci: esistono due metodi: il «kickdown», che con una più intensa pressione sull'acceleratore fa « scalare » alla marcia inferiore; e la selezione nelle posizioni 1 e 2 nelle quali il cambio trattiene la marcia desiderata fornendo una accelerazione ultra rapida. Non è vero che non sia adatto al traino: la vettura si seleziona sempre la marcia giusta, indipendentemente dal carico trainato o dalla pendenza della strada. Non è vero che non abbia azione frenante nelle discese: basta inserire la posizione 2 oppure 1 per fare lavorare soltanto le prime due marce o la prima. Non è vero che sia difficile manovrare in spazi ristretti: è anzi più facile perché proprio in virtù del suo sistema di funzionamento fornisce alla vettura, al minimo numero di giri, un lento « scivolamento », quando la leva si trova nelle posizio-1 ni D (marcia normale), 2, 1 o R (retromarcia). Ed ora il parere di un automobilista che ha adottato il cambio automatico: Alessandro Damevino, via Bezzecca 22, Torino. « Mi permetto di dire che mi intendo di automobili. Ho 71 anni, guido dal 1918 ed ho già cambiato 70 macchine (le rinnovo dopo pochi mesi di vita). Bene, dopo avere adoperato questa Fiat 125 automatica, posso dire che non si può desiderare dì più. Io non tornerei, per nessun motivo, àd un cambio meccanico. Aggiungo che sono un po' maniaco, mi piacciono gli esperimenti, metto la macchina nette condizioni di impiego più diffìcili per vedere come si comporta e reagì- \ sce. Ho cercato in questo cambio almeno un difetto, ma non sono riuscito 'a trovarlo. E' una cosa perfetta, I che mi lascia stupefatto ». i Remo Lugli

Persone citate: Alessandro Damevino, Borgialli, Gian Mario Cravero, Ickx, Mario Persico, Moss, Nuvolari