La carne per tutti con i suini magri

La carne per tutti con i suini magri Risultati della Rassegna internazionale di Reggio Emilia La carne per tutti con i suini magri Data l'incapacità degli allevamenti bovini a soddisfare il fabbisogno di carne, si aprono vaste possibilità per la suinicoltura (Dal nostro inviato speciale) Reggio Emilia, 8 maggio. I suini potrebbero placare la « fame di carne » degli italiani, dopo gli insuccessi degli allevamenti bovini, che non sono capaci di stare al pusso con i consumi. La gente ha compreso che la carne di maiale (mangiata fresca, non insaccata/ non è inferiore a quella di vitello, né per sapore, né per nutrimento: in Italia'nel '70 il consumo di carne suina è aumentato, rispetto al '69. (da 4.946.000 a 5.699.000 quin tali): quello di carne bovina è salito soltanto del 2,6 per cento e le prospettive future sono favorevoli, non solo per del 154~per cento Ila staticità degli allevamenti bovini, ma anche per la saturazione avvenuta nel terzo grande settore zootecnico. Va vicoltura. I suinicoltori han- no dimostrato di saper approfittare della situazione favorevole, trasformando gli allevamenti, ammodernando le attrezzature, adottando misure igieniche e soprattutto indirizzando la produzione verso il suino magro, l'unico richiesto per il consumo della carne fresca. E' un suino che a sei mesi pesa circa un quintale, ha lo scheletro leggero, le gambe corte e poco lardo dorsale. In Italia un buon suino magro si ottiene inoroeiando la razza «Large White » con la « Landrace ». Di questi soggetti ibridi se ne sono visti parecchi a Reggio Emilia, dove la scorsa settimana si è svolta la Ras- segna suinicola internuziona le. La tendenza ad allevare ii suino magro è ormai ben delineata, anche se in Italia le difficoltà sono siale, molte. e a - Infatti, quando già all'estero ' tsi abbandonava l'allevamento 1 Odel suino pesante, coperto da \ sun mare dì grasso, in Italia I tsi continuava questo tipo dì j zallevamento, spinto dall'indù- j lstria salumiera. che assorbi- \ mva quasi tutta la produzione 1 sper trasformarla in prosciut- ' nti e insaccati. Questa indù-1 mstria ha condizionato per mol- \ 7te tempo la produzione suini- ; tcola, imperniata su razze e su sistemi che non hanno certo facilitato l'allevamento del suino legcrro. Da qualche anno, specialmente dopo la grave epidemia di peste suina africana abbattutasi in Italia nel 1967. si è iniziato il lancio di questa nuova varietà di maiale. Per il consumo dì carne fresca, siamo ancora agli ultimi post' in Europa, con dieci* chi'., annui nro-?an''te rispet to alla media di 25 chili che i si registra nel Mec: ma uro ! pria per questa, e anche per: che ogni anno importiamo circa 800 mila quintali di car, ne di maiale, la nostra suini| coltura ha attorno a sé un noI tevnle spazio per svilupparsi. Si dovrà tener conto delle due fondamentali esigenze del mercato italiano: necessità dì soddisfare le richieste della tradizionale industria trasformatrice (che chicIrte suini maturi e pesanti) e necessità di incrementare il consumo di carne fresca con una più vasta produzione di suini leggeri, preferi- \ I burnente ibridi. Per questo I sarà indispensabile estendere e rafforzare la selezione, so- ! pratlutto con il potenzia- \ mento del « libro genealogico ». I temi di fonda della ras | segna emiliana sono stati ì proprio questi, con particolare riferimento alla fecondità e alla fecondazione arti- i fidale. Il Presidente della Camera di Commercio di i Reggio Emilia. Giorgio Degola, ha detto che « i tecnici e gli allevatori conoscono be-1 ne quali vantaggi potrebbero derivare dall'introduzione e dall'impiego generalizzato della fecondazione artificiale nel settore suinicolo: una pratica che da noi è ancora allo stato sperimentale ». « Le j analogie con quanto già da \ tempo si è ottenuto con i i bovini, ha aggiunto Degola, sono tali da far ritenere pos j sibile il raggiungimento de- | gli stessi scopi anche nella specie suina, e cioè migliol'amenti del patrimonio, oossibilila di attuare tecniche d: ; rigorosa selezione, minor oe- ì ricolo di affezioni che sono causa di sterilità ». Studiosi di vari paesi hanno discusso a Reggia Emilia tutti gli aspetli. di ardine vee I terinario. tecnico, e di argun | nizzozione pratica, per applia care sul piano concreta il si- . [ sterna della fecondazione ur tificiale. In Inghilterra, inOlanda e in Jugoslavia sstanno attuando Ire diverstipi di tecnica di inseminazione (diretta, nei grossi allevamenti: con servizio a do micilio dì materiale a di personale negli allevamenti m norij. che danno un indicmedio di concepimento de70 per cento. Una interessante prospettiva è questa: re po sul piano pratico, si farà un noi ■■.•■ile progresso nell'ambito della genetica applicata agli allevamenti. Livio Binato i centi esperienze di laborato rio hanno permesso di eia } barare sistemi per conserva re a lungo il liquido semi1 naie suina, cosa che finora era impassibile. Se i risultati ! sperimentali avranno svilupi j I j ; i ci c| f Insi deunsi alstvapeti sttecosutosummabsi stPescpochtoi si! p: chci, n| coI teddsiststIrte ilconI bsae pmcoi | seì pladfiC Reggio Emilia. Uno dei soggetti esposti alla Rassegna si appresta ad affrontare il giudizio della giuria (Poto Lux)

Persone citate: Giorgio Degola, Reggia Emilia