Dopo le distruzioni della frutta importiamo mele dalla Francia

Dopo le distruzioni della frutta importiamo mele dalla Francia Il convegno di Saluzzo conferma la crisi frutticola Dopo le distruzioni della frutta importiamo mele dalla Francia La scorsa estate furono lasciate marcire tonnellate di pere e pesche; ora sui mercati di Bologna ogni giorno arrivano dall'estero decine di quintali di frutta - E' una conseguenza della confusione che regna nel settore (Did nostro inviato speciale) Saluzzo, 8 maggio. Decine eli quintali di mele francesi vengono vendute ogni giorno sui mercati di Bologna, la « capitale » della frutticoltura italiana. La notizia ira suscitato scalpore: chi non ricorda le massicce distruzioni di frutta avvenute la scorsa estate, la disperazione dei produttori, che lasciavano, marcire sulle piante le pere e le pesche, perché riuscivano a realizzare solo 25 lire il chilo, quando i costi superavano le 30 lire? La massiccia presenza della frutta straniera è l'ultimo sconcertante sintomo della profonda crisi che travaglia il settore: nel 1970 sono state prodotte 13 milioni di quintali di pesche, 17 milioni di quintali di pere, 19 milioni di quintali di mele. Ma a questo aumento non ha corrisposto un incremento delle esportazioni. Evidentemente sono stati commessi errori. In 20 anni le colture a mele sono aumentate di cinque volte, quelle a pere di dieci, quelle a pesche di tre volte. Gli investimenti sono avvenuti senza orientamento produttivo e quantitativo: cosi, ad esempio, le pesche e le pere italiane, pur predominando, incontrano difficoltà sui mercati esteri, dove la frutta è venduta in dumping, a prezzi che i nostri produttori non potrebbero praticare. Da nói si coltivano anche 200 varietà di pesche, sono mancati i piani di aggiornamento produttivo dei tipi a lungo termine (pere e mele) per cui c'è un'offerta di prodotti che la distribuzione non assorbe più e, contemporaneamente, una richiesta di altri che invece l'offerta non è in grado di assicurare. In sostanza non si è avuta una programmazione e lo Stato non ha fatto molto; pochissimi enti hanno condotto analisi approfondite sulla probabile espansione dell'offerta, della domanda e sui prezzi. Questi problemi sono, stati discussi oggi ad un convegno che si è tenuto a Saluzzo, il centro piemontese più importante per la frutta. La provincia di Cuneo ne produce due milioni di quintali l'anno. Le coltivazioni di maggior prestigio sono: 1 milione e 300 mila quintali di mele — con un primo posto per le Golden Delicious —, 550 mila quintali di pere, 600 mila quintali di pesche. Anche nel Cuneese si è avuto un forte incremento delle aree investite a frutteto (6348 ettari nel 1961, contro gli 11.850 del 1970); ma, a differenza dell'Emilia, il settore non presenta gravi squilibri. La superficie delle imprese è piuttosto limitata, tuttavia esse hanno dimensioni « economiche » di tutto riguardo; la piaga della pol; verizzazione fondiaria, che affligge gran parte del territorio piemontese, non assume particolare gravità. Il buon livello quantitati-1 vo della produzione consente di spuntare prezzi al produttore superiori anche del imdC1dd3 20-30 per cento rispetto a cultivar simili. Questo fatto induce taluni cammercianti di Ferrara, Modena, Verona ad acquistare nel Cuneese notevoli partite di frutta che, dopo un certo periodo di conservazione in frigorifero, vengono vendute e sovente esportate. Per contro, non nuuicano casi di commereianii piemontesi, che comperano frutta fuori della regione per far fronte alle richieste nei periodi di punta. Al convegno di Saluzzo, presieduto dal prof. Enrico Baldini, sono intervenuti i massimi esperti del settore. Il prof. Silviero Sansavini Ila detto che « lo standard varietale del Cuneese può essere migliorato, non tanto moltiplicando l'attuale culai- r/ano di produzione, quanto affiancando o sostituendo con prudenza alle tuttora vulide cultivar esistenti talune nuove cultivar ». Il prof. Giorgio Stupazzoni, parlando della cooperazione, ha individuato « nell'azione dei produttori riuniti il mezzo per la disciplina e il con- trailo sugli interventi mer- cantili, per i rapporti con l'Aima». I professori Filiberto Loreti, Pier Luigi Pisani, Alessandro Chiusoli, Domenico Cohianchi hanno esamina-to i problemi tecnici degli impianti. Pietro Francalanci, dirigente dell'ufficio Ice di Cuneo, ha sostenuto che dal 1965 l'esportazione di frutta dal Cuneese è pressoché raddoppiata, passando da 200 a 352 mila quintali. Ha aggiun- 1o: « La frutticoltura cunee- i se, per essersi sviluppata in | tempi relativamente recenti, ha potuto usufruire, specie nel campo delle scelte varietali, delle più attuali indicazioni in materia: una gran parte del merito, comunque, sarebbe ingeneroso non rico- ' nascerlo anche alla capacità, alla intraprendenza, ed alla | preparazione degli operatori I agricoli della zona, i quali i I hanno saputo cogliere quanto di meglio gli veniva via via ' proposto. I «Ari essi, infatti si deve j molto, ha aggiunto, se finora la frutticoltura cuneese non ha ancora dovuto affrontare massicce riconversioni varietali ». Pierangelo Coscia La frutta in provincia di Cuneo anni ettari produzione 1961 6.348 1.403.500 1969 11.540 1.951.278 1970 11.850 2.087.000 L'esportazione della frutta cuneese Q.li °b Albicoccbe 503 0,15 Castagne 12.592 12.07 Ciliege 4.272 1,22 Kragolc 4.910 1,39 Mole 69.263 19,63 Pere 33.940 9,62 Pesche 192.546 54,57 Susine 3.144 0,89 Uva 1.640 0,46 Totale 352.810 loo.oo

Persone citate: Alessandro Chiusoli, Domenico Cohianchi, Enrico Baldini, Filiberto Loreti, Giorgio Stupazzoni, Pier Luigi Pisani, Pierangelo Coscia, Pietro Francalanci, Sansavini