Perché faccio film storici

Perché faccio film storici IL CINEMA È SCUOLA Perché faccio film storici Il regista Roberto Rossellini, da qualche anno impegnalo in una torma personale di cinema didattico, ci invia questo articolo dalla Riche University di Houston (Texas), dove insegna Storia e sperimentazione cinematografica. La nostra specie umana nella sua lunga storia ha dovuto sempre confrontarsi con la natura c le mutevoli condizioni dell'ambiente: ma anche con le sue idee, sempre nuove e sempre vecchie, clic ha affannosamente architettato ed accumulato nel tentativo di spiegare perche viviamo, perché si muore, perché si nasce. Per tutte le opinioni che ci siamo fatti siamo stati capaci di odiarci, azzuffarci, combatterci fino alla morte. Nel nostro plurimillenario travaglio abbiamo cercato di svelare il segreto delle lorzc naturali, di scoprire la verità. Ci siamo illusi, con le arti occulte (con la magia), di convertirle a nostro benelìcio ed anche a danno dei nostri antagonisti. Poi, con lo sviluppo delle religioni, abbiamo concepito gli dei simili a noi, ma infinitamente più potenti, ed infine un Dio unico identificabile con l'Universo e suo animatore e motore. , Spinti dal desiderio di .sapienza abbiamo sviluppato tanti pensieri e tante dottrine. Abbiamo dubitato di noi stessi, abbiamo rinunciato ad intendere, ci siamo rassegnati, abbiamo ripreso-slancio; con i concetti di morale abbiamo tentato di determinare i principi della vita pratica. Siamo stati intelligenti e sciocchi, coraggiosi c vili. Quando abbiamo voluto rinunciare alle responsabilità dell'intelligenza, j che ci dà la possibilità di compiere lo sforzo di capire, ci siamo rifugiati nella nostra animalità. Le guerre, le rivoluzioni, le lotte che ci hanno accompagnato nel lungo cammino della nostra esistenza umana, le abbiamo celebrate nei monumenti, nella letteratura e con tutti i modi dell'arte, eppure sono il segno delle nostre colpe, delle nostre illusioni, dei nostri orsiorrli smodati, dei nostri assurdi appetiti. Sono anche il segno dei tormenti di noi poveri ottusi in cerca di forza e di fede nella lunga e tormentosa marcia verso il sapere. Ora siamo finalmente giunti all'alba di esso. La scienza, esplosa improvvisamente appena due secoli fa, ci ha condotti a questa agognata soglia. Sappiamo abbastanza, ma siamo ancora lontani dalla razionalità. Ora, avvicinandoci all'anno duemila, com'è già successo all'approssimarsi dell'anno mille, sta maturando la convinzione che siamo alla fine del mondo e della vita umana. In questa fase di neo-pessimismo la scienza viene accusata di aver distrutto i valori religiosi e filosofici senza offrire sostituti atti a guidarci. Aneliamo ad una guida, ma invochiamo la libertà. In nome di essa reprimiamo, incarceriamo, uccidiamo chi si prende la libertà di essere libero a modo suo. E' tutto paradossale. Eppure la « libertà », la tanto agognata libertà, l'abbiamo ormai a portata di mano: ce la può garantire il sapere, cioè la scienza. Ma non sappiamo come fare a diffondere a tutti la conoscenza. Abbiamo a disposizione i mezzi tecnici per farlo (gli audio-visivi), cioè cinema, tv, radio, ma li usiamo ancora in modo contuso. Infatti, che facciamo nel campo dell'informazione e della diffusione? Propaganda invece che informazione e cerchiamo di sopraffare e sedurre invece che agevolare gli sviluppi. L'istruzione, 'poi, si lllallticne,' ben lontana dalle esigenze reali. Ripropone e si sforza di rifare gli uomini di ieri invece di prepararci |xr il domani. La vita di tutti noi è soprattutto « domani ». Certo è importante che il passato faccia parte della nostra cultura, ma è assurdo prenderlo — e lo tacciamo sempre — come un modello da ripetere. Noi in tutto e per tutto siamo il prodotto della nostra storia. Per esser coscienti di quel che siamo diventali dobbiamo allora conoscerla nella sua architettura c non nelle date, i nomi, le alleanze, i tradimenti, le guerre, le conquiste, ma se¬ stativl'ed'deroholi, remceinfomdaancuStstriunotandogrbadmVrel'e SpvseqNgsedmccQsssndpleotslchscbsevdvc j a a o o l n o i i o o à o. no e e, pe aeio, o o e da rrli si le si di xr atmia ma lo un in roPer iaora etmi, le se¬ guendo il filo delle trasformazioni del pensiero; E' quello clic cerco di lare con i programmi televisivi. Con questo scopo ho prodotto Li/ tolta dell'uomo per hi stai sopravvivenza. E' il tentativo di riscrivere la storia dall'età delle caverne al giorno d'oggi, seguendo l'esile filo della maturazione del pensiero e la sua cronologia. E poi ho latto gli Atti degli Apostoli, Socrate, La presa del potere da parte di Luigi XIV. Con questi ultimi prodotti mostro quello a cui ho già accennato nella serie precedente in modo più specifico, approfondito. E' essenziale che i momenti cardine della storia, dai quali sono originati nuovi andamenti, siano esaminati con cura. Ora sto realizzando la Storili della Rivoluzione industriale. Questo momento storico, tanto vicino a noi, segna un'altra radicale svolta delle nostre azioni umane: la nascita dell'attuale economia, di nuove lotte sociali, di tutte le dottrine politiche moderne. Sto facendo anche dei programmi sulla scienza. Qui abbandono tutti gli usuali ingredienti del documentario: schemi, interviste, animazioni ecc. Voglio far 'are, allo spettatore, un viaggio nel l'uni verso, l'atomo, la molecola, la cellula e poi su su lino a noi uomini. Sto lavorando anche alla preparazione di un film sulla Rivoluzione americana e ad una serie di programmi sulla conquista e la colonizzazione del Nuovo Continente. , * * Siccome faccio uso di immagini cinematografiche, anche se destinate alla televisione, e di suono, parola, musica etc. mi sono dovuto controntarc con il linguaggio in uso nel cinema e nella televisione. Questi mezzi hanno fin'ora servito soprattutto quella che si è chiamata « cultura di massa » la quale, coinè sappiamo, nella sua storia si è preposta di far passare il tempo occupando la mente senza esercitarla, favorendo la superficialità ed il luogo comune in ogni opera del pensiero e del sentire. In generale ha rappresentato la diffusione anziché la distinzione. Per assicurarsi il successo commerciale che perseguiva, ha dovuto tener conto — per scienza o per empirismo, poco conta — delle più comuni e basse tendenze umane. Come sappiamo, esse sono quelle egoistiche: l'istinto di conservazione, che trova la sua soddisfazione più esaltante nella violenza; l'istinto di dominio, che si soddisfa con la rappresentazione dell'astuzia, il cinismo, la crudeltà; l'istinto sessuale che si soddisfa, oltre clic con visioni erotiche, ancora con violenza, cinismo, crudeltà e con il possesso di certe cose come un'auto potente, un revolver etc. o col modo di vestirsi, pettinarsi, truccarsi. I manipolatori di passatempi, cioè di cultura di massa, hanno tenuto conto anche delle tendenze ego-altruiste (amor proprio e ambizione). Ji quelle altruiste (simpatia, imitazione) e di quelle ideali (amore per il sapere, senso del dovere, sentimento religioso, sentimento del bello). Questi tallitimi gruppi di tendenze non esercitano certo delle attrattive che possano sostituire quelle del primo gruppo, ma si possono mescolare in piccole dosi. Tutto questo modo di procedere ha svilito ancora più le manifestazioni della cultura di massa, che poi, a causa della loro diffusione e penetrazione, hanno inciso non solo nella vita e nel costume, ma anche nel linguaggio, che non aveva più bisogno di essere articolato ed esplicativo ma impressionante. Questo nuovo motlo di esprimersi ha sedotto tanti artisti che con le loro opere gli hanno conferito dignità. Ma per i film che ora faccio (con l'intenzione precisa di diffondere la conoscenza, soddisfare la curiosità, eccitare la-ricerca ili un orientamento) ho dovuto rivedere questo linguaggio. Questo crea, in alcuni, delle perplessità, ma non c'è scelta, fo sono convinto che bisogna avere il coraggio di riadattare stile, ritmi, linguaggio alle nuove necessità. Roberto Rossellini (DbtodgchtodvGgfonpinmlavdcoscstgencpNsnancddsnbpnttcsrpssepmls

Persone citate: Luigi Xiv, Riche, Roberto Rossellini, Socrate

Luoghi citati: Texas