SAGGI STORIA SCIENZE UMANE

SAGGI STORIA SCIENZE UMANE SAGGI STORIA SCIENZE UMANE Trockij stratega i Lev Trockij: « Scritti milita ri, voi. I: La rivoluziono armata », Ed. Feltrinelli, pai;. 790. L. 5000. Lev Trockij vis U.t'1'Minlil S V. Retini- ul HiH-k- Opt Da Crolliceli a Castro, da Valmy a Yorktown c a Dicnbienfu. tutte le grandi rivoluzioni dell'era moderna e del nostro tempo hanno dovuto superare una decisiva prova militare subito dopo o conicm|M>raiicanicntc all'esplosione politica; in molti casi, anzi, il momento militare precede e determina lo sviluppo politico del processo rivoluzionario. Ciò nonostante, nella, fase iniziale tutte le rivoluzioni hanno in comune un tratto dottrinario e pratico: la dcprofcssionalizzazione. per cosi dire, dell'arte e dell'organizzazione militare. Lo sradicamento dell'apparalo militare tradizionale e del costume mentale e disciplinure in esso vigente e giudicato essenziale per la salvezza del nuovo ordine politico-sociale poiché l'esercito di mestiere, con la sua casta di ufficiali provenienti dalle vecchie classi dominanti c formatisi nelle scuole di guerra, appare il bastione più temibile e il simbolo più odioso del regime abbattuto, ma ancora capace di resistenza e di riscossa. Ben presto, tuttavia, la durissima prova della lotta contro il nemico interno ed esterno — nel caso della rivoluzione russa, le forze dei Wrangcl, dei Dcnikin e dei Kolcak da un lato, quelle dell'Intesa sbarcate nei porti artici dall'altro — impone l'abbandono del ramanti cismo barricadiero e •< partigiano » e il ripristino, o la creazione dal nulla, di un rigido inquadramento gerarchico. Né guerra né pace Nessuno meglio di Trockij che pure nel 1917 aveva lan ciato il brillantissimo ma utopistico slogan « Né guerra né pace ». ha saputo descrivere con tanto drammatico realismo questo forzato ritorno alla servitù e al mestiere militare. « La secchia armata — egli scrive nella prefazione agli Scritti militari, che risale al 1922 (ma l'opera non fu mai pubblicala nell'Urss) — si disperdeva alt cara attraverso il paese propagando l'odio per la guerra già noi dovevamo mettere in piedi nuovi reggimenti. Cacciavamo dall'armata gli ufficiali dello zar applicando una giustizia sommaria; eppure ci occorrevano vecchi ufficiali per istruire la nuova armata. Nei reggimenti zaristi i comitati erano l'incarnazione stessa della rivoluzione, almeno nella sua prima lappa. Sei nuovi reggimemi non si poteva ammettere che il comitato potesse favorirai lo sgretolamento. Si sentiva ancora maledire l'amica discipi, ui e già si doveva introdurne nini nuova... La lotta contro la "partigianeria" ti* svolse giorno per giorno, senza tregua, e richiese un'enorme perseveranza, intransigenza e a volte rigore. La partigianeria era l'espressione militare dello strato inferiore della desse dei conladini durante la rivoluzione, in quanto non iww ancora raggiunto una coscienza politica ». Quest'ultimo giudizio sorprendere chi riconosca, nelle ,, operazioni condotte fra il l«J18e il 1922 dall'esercito rosso con Irò le armale conirorivoluzio- , , o n a i e a i j e ù e a san ieo a e a a iti n re, tta o. la », ola uin on ». elelo: p a no on vi lla uidall'archeologo romeno Denis M. Pippidi. Merito dell'auto i re, e di quel tanto di sciovinismo che vi entra e che è necessario per rendere produttive ricerche di questo genere. Ma a dare un impulso de- , ' cisivo alla conoscenza delle vicende più lontane delle ter- i ' re comprese tra l'ultimo : rat ; to del Danubio e il mare, la Dobrugia, concorsero anche ' in qu/.-sti ultimi anni gli scavi, con una messe abbondati te di ritrovamemi. Anzi, riamo di fronte a uno degli ; esempi più notevoli dei van! taggi che gli storici del monj do antico possono aspettarsi ! in particolare dall'analisi del ' le epigrafi. Studi e tentativi : disparati condotti da un secolo in qua trovano cosi al momento opportuno la possi! lolita di concentrarsi in un lavoro organico: qui, nella ri1 costruzione continua della I storia della colonizzazione ! greca alle foci del Danubio I dall'VIII secolo a.C. alla posa I del vallo danubiano per ope! ra dei Romani nel I seco| lo d.C. Gli ardimentosi marinai di Mileto. che nella notte del tempi si avventuravano oltre . il Bosforo, riportavano a cai sa. tra le terre pietrose de! | l'Egeo, il ricordo di pianure sterminate, di terreni fertili, di grandi Rumi ricchi di pesci. Finché da Mileto. da Atene, da Megara si misero in viaggio, per non più tornare, intoni di coloni. Andarono a stabilirsi dapprima sulle coste meridionali, poi nelle regioni perdute fra le nebbie del Nord, risalendo sul nutre che fino ad allora avevano chiamato l'Inospitale (Aminosi e che ora divenne l'Ospitallsslmo (Euxeinos). Sulle sue rive sorsero un centinaio di città. In Dobrugia la prima e più importante fu Histria. Jjc sue rovine si specchiano ancora oggi sulle acque del golfo di Sinoe, divenuto un lago per l'estendersi successivo di una diga naturale. Da Histria partivano il salmone e il merluzzo marinato o salato, che costituiscono tuttora la grande risorsa della regione e che già figuravano tra le delizie della gastronomia greca; ma soprattutto il grano, abbondantissimo su quel terreno alluvionale. A luglio, con l'inizio dei venti etesii, lunghi convogli scendevano verso il Sud. per giungere alle metropoli greche a fine estate. Era un meccanismo delicatissimo (nel IV secolo l'Attica dipendeva per due terzi dai cereali dal Ponto), che costituì la prosperità di quelle « colonie » ed insieme la loro fragilità. Quando, tra le monarchie alessandrine. l'Egitto dei Tolomei si affermò come un enorme produttore di grano, e poi i bizantini imposero dei pedaggi alle navi che attraversavano il Bosforo, la prosperità di Histria. di Tomi, di Kallatis si arrestò. S'intorbidarono anche le relazioni con le tribù dell'interno. Bande di cavalieri geli e sarmati fecero dapprima delle rapide incursioni; le città caddero in preda a torbidi e a contrasti civili e so ciali (il Pippiii traduce senz'altro le testimonianze epigrafiche di questi episodi con « lotte di classe » o « furia delle masse »>. Infine Bureblsta. re del Geti. giunse con le sue con- avcdMlpn to da Levine ptra Mundi C per l'Italia La Stampai unric, un superamento — sia pure dettato dal caos sociale, economico, organizzativo e logistico dei tempi — del modello della guerra di posizione, a blocchi contrapposti, imperante su tulli i fronti del conflitto europeo. Ma bisogna tener conto dell'intento strumentale, in scuso pedagogico, che animava Trockij. commissario del popolo per la Guerra, anche negli scritti più occasionali e contingenti. Questo intento appare evidente, a scapito della pura semplice direttiva di operazioni, negli innumerevoli proclami, ordini del giorno e fogli distruzioni redatti da Trockij durante la guerra civile. L'esercito rosso Accanto a questi scritti ve ne sono altri di carattere più teorico, in cui l'argomentazione politica — e si sa con quanta intransigenza Trockij postulasse la subordinazione dell'apparato militare al partito — non mai disgiunta da una realistica considerazione delle necessità operative e tecniche. E' ben noto che il contributo determinante di Trockij alla creazione dell'esercito rosso e stato obliterato e negato dalla storiografia staliniana. C'è da domandarsi se anche la decimazione dei quadri dirigenti dell'esercito, voluta da Stalin nel periodo delle grandi purghe, non fosse da attribuire, fra l'altro, al desiderio del dittatore di cancellare l'impronta lasciata dal suo grande nemico. Sub nei primi mesi della grande guerra patriottica », quando aveva l'acqua alla gola. Stalin rimise in onore la tradizione militare russa dei Suvorov e dei Kutusov. Ma lin dal 1919 Trockij. che allora non era un < profeta disarmato ». aveva scritto degli allievi dell'appella fondata Accademia dello Slato maggiore sovietico: < Questi allievi vogliono apprendere. Vedono accanto a loro persone che possiedono determinate conoscenze e non sono boriosi, non gridano " vi ingoieremo in un boccone alla maniera sovietica ": si istruiscono applicandosi coscienziosamente sotto la guida dei " generali zaristi " perché questi generali sanno quello che i comunisti non sanno, ma devono supere ». Mario Bonìni

Luoghi citati: Atene, Dobrugia, Egitto, Italia, Mileto, Urss