Farassino e Gianduja canzoni e marionette

Farassino e Gianduja canzoni e marionette Due spettacoli piemontesi Farassino e Gianduja canzoni e marionette Il cantautore all'Erba - Turiti ch'a bogia ai Gobetti Esistono, forse, tre Gipo I pFarassino. Uno è il cantante ! pdalla voce spiegata e dalla ] usimpatica presenza che si i aesibisce davanti ad una pia- ! stea nazionale (Avere un ami- bco): l'altro è interprele som-1 messo ed intelligente che l'an-1 1no scorso in Due soldi di pcoraggio ha avuto la forza | mdi fare l'eco a Pavese; infine j pl'ulUmo. tenero e gaglioffo, che parla unicamente in dialetto con il suo pubblico c con la sua chitarra. Attualmente all'Erba, nello spettacolo Gipo a so Piemont in collaborazione con il regista Scaglione e il maestro Farinatti. il cantautore presenta questa terza immagine di se stesso, la più vecchia e la più viva. Per Gipo. giustamente, il piemontese è lina lingua: ed è una lingua superiore al faticato italiano nato dallo scontro dei suoi antenati toscani e romani con i figli della civiltà industriale del nostro secolo. Il piemontese non è soltanto il mezzo di espressione istintivo in chi arriva all'osteria in giacchetta di cuoio o con il « toni » blu dell'officina per fare gruppo con gli amici e parlare di ciclismo o misurarsi alle bocce: è la voce della realtà, una realtà che ci vede avviliti dal lavoro e spaesati nella famiglia. Le delusioni si sommano alle delusioni. Passano gli anni e non abbiamo ancora imparato a vivere. La protagonista di Mannequin che. nonostante i fianchi forti, si ostina a vestire come Patty Pravo e parla fiera del suo alloggio al Sestriere, ha le stesse irrisolti; tsiuStà della disgraziata Salòpa. che nel dopoguerra volle a tutti i costi dall'innamorato povero un motorino Velosolex per avere la soddisfazione di non andare a piedi. Come si vede, siamo ad un passo dall'elegia, dal patetico rimpianto per ciò che poteva essere. Ma in genere Farassino evita questo pericolo, sia nelle canzoni d'amore sia nei quadri con ambizioni sociali. Fulmineo nella parodia — 11 pesante dialetto monferrino che diventa americano autentico in Veuj compreme na StltrgaGbcpdfcpcvcaisii^ - 'ed"esauo neiia d£ ! scrizione dei tipi — quel ba¬ nale Berto, seduttore da weekend in città, al ritmo di Sangon Blues — Gipo Farassino continua a piacere. Gli si perdona persino l'eterna Predica alla Artuffo. * * Un altro interessante spet- tacolo dialettale è in prò-1 gramma per una bieve serie | di repliche al Gobetti. Il tea. tro Stabile ripropone uno dei pezzi più famosi della com pagnia di marionette Lupi, in uno scrupoloso ed affettuoso allestimento del regista Mas simo Scaglione: Tursn ch'a bogia. E' un testo originale del 188C, ideato da Luigi IV, il più celebre della dinastia di marionettisti ferraresi tra- j piantati a Torino alla fine dei Settecento. Luigi Lupi sosti tul alla maschera tradizionale di Arlecchino il piemontese Gianduia, che in questa rappresentazione simboleggia il contributo di Torino alla causa dell'unità d'Italia. Gianduia è impegnato in una buffa gara ad inseguimento con la morte, che riesce a protrarre per tutto il periodo del Risorgimento. Qui si fermava il copione originale, che i Lupi rinfrescarono a più riprese, fino ad una quarantina d'anni fa. Scaglione non ha voluto innovare: con questo spettacolo rivolge un omaggio alle vecchie maschere ed ai loro animatori, superstiti di un mondo sottoposto a mode e ripensamenti continui. Chi siede in platea, disposa a compiere un tuffo nel paiisa* to. 'ìs però la sorpresa di assistere a simpatiche invenzioni: basta ricordare il misurato impiego di ottimi aitori nel doppiaggio delle ma- rionette (Gipo Farassino che è la voce di Gianduia. Wilma L Deusebio - Giacometta, Pao- lo Poli - Stenterello. Bob Marchese - Cattine invero la Morte). Stupefacente poi l'impiego L del materiale di scena otto- L cent esco gelosamente custodi- L to da Luigi Lupi VI, dal Ha- ere numero 13 al rosso tram ;della scomparsa Società Bel- L ga agli arnesi di cucina che si animano in un balletto di L guerra. Di gusto la colonna sonora di Roberto Coltre. p. per. «

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