Il p.m. chiede 25 anni per De Lellis quattordici per la giovane moglie di Liliana Madeo

Il p.m. chiede 25 anni per De Lellis quattordici per la giovane moglie La requisitoria al processo dei giovani-bene a Roma Il p.m. chiede 25 anni per De Lellis quattordici per la giovane moglie Proposti 25 anni anche per Maurice Ploquin (latitante) e l'assoluzione per insufficienza di prove per Dana Benjamin - Liliana Guido alla richiesta è scoppiata in lacrime; l'amica americana ha baciato un rosario d'argento che stringeva fra le dita (Nostro servizio particolare) Roma. 7 aprile. Venticinque anni di reclusione, con la concessione delle attenuanti generiche, per Lucio De Lellis e Maurice Ploquin, che è stato giudirato in contumacia: quattordici anni per Liliana Guido; assoluzione per insufficienza di prove per Dana Faith Benjamin: queste le richieste del pubblico ministero, dott. Antonino l-ojacnno. al termine della requisitoria che ha pronunciato questa mattina al processo per l'uccisione del pensionato Luigi Miliani. Con il suo intervento il magistrato ha illustrato la personalità dei quattro imputati e l'ambiente in cui maturò la idea del delitto: ha affermato che la stessa struttura psicologica e morale li accomunava, cioè un malinteso desiderio di libertà, leggerezza, fievole senso morale, ambizioni sbagliate e miraggio di facili guadagni li ha contrapposti alla « gioventù sana », che rifiuta la violenza. A Lucio De Lellis ha riservato le parole più taglienti: lo ha definito « biscazziere, scioperato e ribeile ». « tortuoso e sottile nella sua fc.liità ». « genio in compreso e presuntuoso ». « pistolero forsennato »; gli ha addebitato la colpa di aver tralignato da a una famiglia meravigliosa »: ha ammesso che in un solo n.omento — quando ha mentito tifi tentativo di au'."are la sua donna—è riuscito a ìendersi simpatico e umano. Ha riconosciuto che difendere De Lellis e Ploquin è « impresa disperata ». Il desiderio di denaro, che è ben diverso dal bisogno di denaro, e il desiderio di nuove emozioni — secondo la te- si del pubblico ministero — \ furono il movente della ra- pina organizzata ai danni del Miliani; e il delitto fu la espressione di una precisa ve { lontà omicida, scatenata dalla paura e dall'eccitazione del drogato, ma comunque sproporzionata rispetto alla reazione che l'anziano pensionato potè avere trovandosi davanti i due giovani. Innumerevoli argomentazio ni — ha proseguito il magi strato — provano la colpevo lezza del Ploquin e del De Lellis: le confidenze di Pio- quin a Casertano e quelle di Ploquin a Dana Benjamin, che coincidono con le deposizioni del teste e dell'imputata; l'affannosa ricerca di un alibi che animò De Lellis fin dalla sera del delitto: le fal¬ se dichiarazioni che egli rese alla polizia il 17 gennaio '69. quando ancora non esisteva ombra di sospetto su di lui; la confessione che egli rese ai tre funzionari di polizia e che rifiutò di firmare (« ma se questi funzionari avessero deciso di affogare la propria coscienza per rovinare la giovinezza di De Lellis. perché avrebbero esibito un verbale redatto solo a metà»"!); le sue ridicole giustificazioni per spiegare l'agitazione di cui fu preda quel u gennaio aera e di cui si lin testimonianza; i vuoti logici, le contraddizioni, i puntigliosi ritorni di memoria, il rifiuto di parlare quando ancora non sapeva quale fosse stata la deposizione di Liliana, la rivelazione in extremis di quell'alibi che si è poi dimostrato « il bluff di un giocatore di poker ». la mancanza — infine — di quella semplicità e chiarezza che è la migliore espressione dell'innocenza. Accomunati i due giovani nell'esecuzione della delittuosa impresa, il p.m. ha invece distinto dalle loro responsabiUtà quelle delle ragazze. Ambedue — egli ha sostenuto — si resero colpevoli di complicità e connivenza, nei giorni successivi al delitto, dando conforto e solidarietà a coloro che sapevano essere assassini, l'ima ospitando tutti, l'altra legandosi in ogni modo a chi aveva ucciso una persona a lei cara. Però, da quel momento, Dana comincia a staccarsi sempre più dal gruppo. Liliana, invece, concerta con De Lellis il suo alibi, è disposi» ? suffragarne le false dichiarazioni, gli fornisce notizie e preziose indicazioni sulle piste che la polizia sta seguendo, affida infine — con 11 matrimonio — la sua vita a colui di cui si è fatta complice nell'insuccesso e nella sfortuna. «De Lellis — ha detto il dott. Lojacono — ha compiuto una scelta raz'.onale che è costata una vita umana. Oggi deve pagare, ed io stesso non so perché gli rtspar- I mi la richiesta di una condanna all'ergastolo. Quanto a Liliana Guido, giudici della Corte, se voi la condannerete, verrà dire che la fredda realia processuale ha trionfalo: ma se in camera di consìglio vi farete sovrastare dot pensiero di un'indubbia sproporzione di quell'articolo 116 e dal pensiero di quel bambino che balbetta le sue prime parole in un carcere, io vi comprenderò... ». Il resto delle sue parole è giunto attutito. Liliana Guido era scoppiata in singhiozzi, in un pianto prima irrefrenabile poi sempre più accorato e sommesso. Il marito, pallidissimo, le sussurrava qualcosa senza riuscire a calmarla. Anche Dana piangeva, ma piano piano, senza guardare nessuno, baciando il rosario d'argento che stringeva fra le dita e alzando gli occhi al cielo. Nella prospettiva che le por.e del carcere si aprano per lei fra qualche giorno il padre ha già acquistato i biglietti per l'aereo che li riporterà a New York; il giovane marito irlandese domani dovrebbe uscire da Regina Coeli. Liliana Madeo e Roma. Liliana Guido e il marito Lucio De Lellis ascoltano la requisitoria del pubblico ministero (Tclefoto Tcan)

Luoghi citati: New York, Roma