Rinunciare ai circuiti cittadini

Rinunciare ai circuiti cittadini La sciagura di Riccione impone una scelta per le moto Rinunciare ai circuiti cittadini A ventiquattrore dal tragico incidente nel quale ha perduto la vita Angelo Bergamonti le proporzioni della disgrazia assumono le giuste dimensioni. Accantonata ogni tentazione retorica, messa da parte la comoda «fatalità», si cercano con un'inchiesta giudiziaria che si spera severa, negligenze, colpe e responsabilità. Lo stesso ambiente ufficiale dopo le anacronistiche dichiarazioni attribuite al presidente della Federazione. Colucci, e piti esattamente espresse da un suo collaboratore, tace ben comprendendo che nessuno, proprio nessuno è disposto ad accettare questo «sacrificio per lo sport» del tutto inutile e per di più evitabile. La vita di Bergamonti avrebbe potuto essere salvata se il direttore di gara avesse avuto il coraggio di rinviare tutte le prove, o l'astuzia di sospenderle a metà pomeriggio. Avrebbe potuto essere salvata se sul percorso fossero state adottate norme di sicurezza elementari, se le balle di paglia avessero protetto il marciapiede, se al centro della carreggiata non ci fossero stati 1 massicci tabelloni pubblicitari della casa di carburante che patrocinava la manifestazione. Responsabilità chiare per nulla attenuate dal riconoscimento di colpa implicito nella precipitosa sospensione della gara successiva, e aggravata dal rapido smantellamento del tabelloni pubblicitari incriminati, unico elemento di tutta l'attrezzatura scomparso prima delle 21. Gli organizzatori sono colpevoli probabilmente su un piano giuridico, senza dubbio su quello morale. La responsabilità però si allarga anche a chi ha consentito la disputa di gare del genere. Soltanto adesso si rileva come il circuito di Riccione sia fra tutti il più « pazzo » con quella sua sagoma a mazza di golf: quattro rettilinei da duecento all'ora, tre curve da percorrere a trenta all'ora. Ma gli altri dell'Adriatico sono molto più savi? Il problema è diverso. Sotto accusa non 6 il percorso di Riccione, sono tutti 1 circuiti cittadini, dove un corridore sfreccia a duecento all'ora sfiorando a trenta o dieci centimetri, alberi, muri, tribune, folla. Nessuno in queste condizioni pub garantire un minimo di sicurezza, ma soltanto sperare nella fortuna e agire di conseguenza, con l'avventatezza degli organizzatori riccionesi e con la solerzia proverbiale di Cesenatico. Dopo quanto è successo domenica perù quale questore se la sentirà di concedere di qui a quindici giorni il visto di agibilità al tracciato di Cesenatico? Bisogna avere il coraggio di rinunciare al circuiti cittadini. Sono micidiali e au un plano tecnico non offrono nulla: oltre ài rischi per i piloti, stroncano motori e mezzi meccanici sottoposti a sollecitazioni assolutamente atipiche. Certo la stagione rischia di impoverirsi, di ridursi a ben poca cosa sugli unici due autodromi esistenti, Monza e Imola, vista l'inagibilltà temporanea di Vallelunga da parte delle moto, ma è inutile cercare di andare contro corrente. I moto club della Romagna non vo gliono rinunciare alle loro corse ed è giusto. Costruiscano l'autodromo, magari uno solo per 1 tre centri interes¬ sati: Cesenatico, Rimini e Riccio le. Riunendo gli sforzi di tutti e i capitali non indifferenti accumulati in questi anni di attività, il progetto di Misslrinl per Rimini sarebbe probabilmente in grado di essere realizzato a tempo di record: basta ricordare che una pista per motociclette ha esigenze ben minori rispetto ad un tracciato automobilistico e non (arsi prendere da sogni di grandezze.. Domenica e lunedi prossimi la stagione riprende con la disputa della prima prova di campionato in autodromo. SI corre ad Imola dove l'impianto permanente offre buone garanzie di sicurezza. Certo la velocità porta con sé rischi ineliminabili, ma è importante. Indispensabile ridurli al minimo. Altrimenti 1 primi a rinunciare saranno proprio gli assi, i protagonisti delle gare, che fanno questo mestiere duro per vivere, non per morire. Giorgio Viglitso

Persone citate: Colucci, Giorgio Viglitso, Riccio