Perché la guerra in Pakistan di Sandro Viola

Perché la guerra in Pakistan Dopo i 300 mila morti del ciclone, un atroce e sanguinoso conflitto Perché la guerra in Pakistan Il paese è diviso in due tronconi distanti 1700 km - La regione occidentale ha avuto uno sviluppo relativamente moderno - In quella orientale le condizioni di vita sono rimaste allo stato primitivo: calamità naturali, malattie, sottonutrizione aprono vuoti tremendi nella popolazione - Gli autonomisti dell'Est accusano Rawalpindi di sfruttamento: di recente avevano chiesto 3500 miliardi di lire per vent'anni di soggezione politica ed economica Dopo la Nigeria, il Paki : stari. La seconda guerra civile scoppiata all'interno del1 Commonwealth si presenta già. in queste prime ore. non meno terribile e sanguinosa . Ila prima. In quella stes■ regione che appena quattro mesi fa conobbe uno del più violenti cataclismi naturali della storia (chea trecentomila morti), si spara da due giorni nelle strade. Il bilancio è pesantissimo: secondo quanto affermano fonti indiane, diecimila persone sarebbero state uccise nelle prime ventiquattr'ore di combattimenti. Radici iella crisi Le radici del conflitto sono tipiche del mondo uscito dalla decolonizzazione: contini arbitrari improvvisati dall'ex potenza coloniale, gravissime crisi economiche, mancanza di vere strutture politiche e sociali. Nel caso specifico del Pakistan c'era poi il problema dei rapporti tra i due tronconi in cui il Paese è diviso e ohe distano .Tuo chilometri l'uno dall'altro. L'insieme del Paese è stato dominato sin dal- ! l'indipendenza dalla classe militare appoggiata dalle cosiddette «centocinquanta famiglie ;> dei grandi ìmprcnditori e commercianti dì Karachi, i cui esponenti proven- i gono al novanta per cento dalla regione occidentale. Com'era fatale, i generali e il gruppo che detiene il po- } fere economico hanno fatto ! gli interessi della regione di : provenienza. Il Pakistan ocridoni ale ha cosi conosciuto uno sviluppo economico e ; un ammodernamento delle j strutture ignoti nella regione orientale, dove le condì/ioni di vita restano spaventosamente • rimiti ve: il ciclone, la n.uiaria (duecentocinquantamila morti di malaria l'anno), il colera, la sottonutrizlone. Si era andato cosi sviluppando nel Pakistan orientale, malgrado il poco spazio politico consentito dalle dittature militari, un forte movimento autonomistico. Va tenuto presente tra l'altro che sia dal punto di vista etnico, sia da quello culturale le popolazioni .dell'Est sono nettamente differenziate da quelle dell'Ovest (con le quali hanno in comune la sola religione musulmana), essendo in realtà popolazioni bengalesi come quelle del confinante Bengala indiano. Sulla spinta autonomistica s'innestavano poi elementi ideologico-politici. Il Bengala indiano è un coacervo di partiti comunisti, la Cina è vicina, la miseria delle masse estrema. Nessuna meraviglia che i più importanti raggruppamenti politici avessero programmi socialisti (come la maggioritaria Awamt League ) o anche « cinesi » come il National Awamt Party (al cui finanziamento! provvede alienamente Pechino). Fame e colera La situazione appariva tua chiaramente deteriorata nel novembre scorso, quando eravamo a Oacca nei giorni del grande ciclone. La polemica contro il potere centrale aveva trovato nuovo alimento nella lentezza (che rifletteva l'indifferenza) con cui erano stati organizzati i soccorsi alle vittime del cataclisma. Il governo di Rawalpindi si era mosso nei primi sei o sette giorni senza lo slancio, lo spirito di solidarietà, che pure ci si doveva attendere, visto che j sulla carta i due Pakistan sono una stessa nazione. Cosi che non fu difficile, per i leader» autonomisti, dimostrare alle folle delle citta che solo l'intervento degli altri paesi (Usa. Gran Bretagna. Urss, Francia) aveva impedito che altre decine di migliaia di persone perissero di fame o di colera per le conseguenze dell'alluvione. Ma a far esplodere le contraddizioni, ad avvicinare il problema dei due Pakistan verso la soglia d'una guerra civile, sono state le elezioni di dicembre, le prime vere elezioni politiche che il Paese abbia avuto dal giorno dell'indipendenza (1947). i.'.4.Tnmi League di Mujibur Rahman colse un successo di tipo plebiscitario tra i settantacinque milioni di pakistani dell'Est, assicurali dv1crrpdKvnvdlvltmlGtl dosi la maggioranza al nuovo Parlamento centrale con 167 deputati su 310. I vecchi gruppi di potere del re est compresero che il loro predominio era ormai in pericolo. Fu cosi che il Capo dello Stato, generale Yahia Khan, prese a ritardare con vari pretesti la convocazione dell'assemblea. La rottura politica non doveva tardare. Più le masse dell'Est si riversavano per le strade chiedendo la convocazione dell'assemblea e l'accoglimento dei « sei punti» del programma autonomista, più il governo centrale ricorreva alla repressione. Gli scontri si erano fatti pra- ticamente quotidiani, e men- tre dalla regione occiden tale affluivano rinforzi di truppe e di armi ì'Awami League cominciava a organizzarsi per la battaglia decisiva contro l'esercito (ormai definito « occupante » ) di Rawalpindi. /I «Bonghi Desk)) A metà febbraio parve che il dramma potesse ancora essere scongiurato. Il generale Yahia Khan e le forze politiche dell'Ovest decisero di affrontare i rìschi d'una maggioranza parla mentare dell'Amami League e fissarono la convocazione dell'assemblea per il 25 marzo. Ma questa volta, a rMbcpI | rilanciare, fu lo sceicco Mujibur Rahman. Il partito bengalese poneva quattro condizioni alla sua parteci pazione all'assemblea: sospensione della legge marziale, passaggio dei poteri nella regione orientale ai « rappresentanti eletti dal popolo», ritiro delle truppe negli accantonamenti e una nchiesta sulle violenze com messe dall'esercito negli scontri dei primi giorni di marzo. Se le due ultime condizioni potevano essere facilmente accettate dal gover no centrale, le prime par vero immediatamente insor montabili. Il 14 marzo ini ziavano a Dacca gli ultimi colloqui tra il generale Yahia e Mujibur Rahman. Dopo un inizio piuttosto buono le conversazioni prc seni a peggiorare. « Mujib » (come viene chiamato Rahman» chiese a un certo punto che l'Ovest versasse alla provincia orientale circa 3500 miliardi come inden-nìzzo di oltre vent'anni di sfruttamento. Ma ciò che il presidente Khan non era disposto ad accettare erano soprattutto i « sei punti » del programma autonomistico, che avrebbero reso la provincia orientalo pratica .nenie Indipendente da Rawalpindi. Giovedì scorso sopravveniva la rottura e nel Ih notte, dopo che Mujibur Rahman aveva proclamato l'indipendenza del Bangio Desti (la nazione bengalese), iniziavano i combattimenti. Sandro Viola : 1 ! Duce». Reparti femminili sfilano ad una parala militare, tre giorni prima che scoppiasse la guerra civile (Tetefoto Ap)

Persone citate: Duce, Khan, Mujib, Mujibur Rahman, Yahia, Yahia Khan