Lo sciopero autogestito

Lo sciopero autogestito ANALISI Lo sciopero autogestito (In Jugoslavia gli operai potranno scioperare: ma contro chi?) I sindacati Jugoslavi proporranno al Congresso dell'autogestione, che si aprirà il 5 maggio a Sarajevo, di ri- I conoscere agli oper..i il di- | ritto allo sciopero. Il progetto è incluso nel « Codice etico del lavoratori », che sarà approvato dal Congresso, e comporterà qualche modifica alla Costituzione, che non prevede (ma neppure esclude esplicitamente) il diritto all'astensione dui lavoro. II piano stabilisce al paragrafo 8 che « gli autogestori possono proclamare lo sciopero totale o parziale, senza incorrere in sanzioni, quando siano violati i loro interessi». I dirigenti responsatolli dell'azienda autogestita sono tuttavia tenuti «ad adoperarsi affinché i lavoratori K't siano costretti a proclamare lo sciopero». L'tv citazione potrà essere decisa « esclusipamenfc del comizio degli operai convocati dai sindacati » e si inizierà soltanto dopo che siano falliti tutti i tentativi per risolvere la vertenza. In ogni caso dovrà essere preannunciata, perché « gli scioperi selvaggi contrastano con l'autogestiotic ». Dal momento del preannuncio alla direzione dell'azienda e Ano all'inizio dello sciopero trascorreranno « non meno di 15 giorni. Nel f -attempo sarà convocata una commissione arbitrale composta dai rappresentanti dei lavoratori, dai dirigenti dell'impresa, dai delegati del Comune o del Parlamento della Repubblica federata competenti per territorio ». La riforma non ha prece denti in alcun altro Paese comunista. Ma in Jugoslavia legalizza in realtà una situazione di fatto. Lo sciopero economico non è infrequente nelle miniere delia Bosnia o nelle fabbriche della Slovenia. Già alla fine del '6!> la Lega dei comunisti rivelo che. in dieci anni, centomila oi>urai avevano partecipato a 1800 ((astensioni dal lavoro». Krsto Crvenkovski. membro dell'Ufficio esecutivo della Lega, dichiaro che « t comunisti jugoslavi hanno abbandonato l'illusione che la società socialista possa svilupparsi e crescere senza coniti tt in e rivolse un duro attacco « a Quei Paesi socialisti i quali, data la loro mentalità dogmatica, giudicano ipocritamente ogni sciopero tome opera del nemico ». Crvenkovski elencò tra le cause dei fermenti operai l'eccessivo spirito burocratico dei dirigenti d'impresa, «li abusi di potere, la scarsa coscienza d'una parte del lavoratori, i bassi salari. Sembrano lontanissimi i tempi in cui tra i sindacati .iugoslavi prevaleva la tendenza a condannare gli scioperi come lrutto di « mentalità contadina». Tuttavia è passato soltanto un anno e mezzo da quando il l'ulitiha di Belgrado (Il più diti uso e spregiudicato quotidiano del Paese) polemizzava aspramente su questa interpretazione, dilendendo il diritto allo sciopero. « Sarebbe giusto prendere posizione contro le astensioni dal lavoro — scrisse il giornale — se la cose andassero bene. Ma non vanno affatto bene ». E aggiunse che la « mentalità contadina », la quale alimenterebbe le proteste operaie, e una gratuita otlesa ai lavoratori delle campagne, in quanto « gli scioperi sono proclamati dai settori più marnati della clusse operata, che rappresentano la sua parte più rivoluzionaria ». E' lecito domandarsi chi, ni regime d'autogestione, si vuole colpire. Incitando alla rivolta contro la borghesia capitalista, Lenin ricordava la canzone degli operai tedeschi: « Tutte le ruote si fermeranno, se la tua forte mano lo vorrà ». Ma. se la labtnca gli appartiene, contro chi l'operaio jugoslavo leverà U braccio? AJ/emo Di Nola

Persone citate: Crvenkovski, Di Nola, Lenin

Luoghi citati: Belgrado, Bosnia, Jugoslavia, Sarajevo, Slovenia